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Appena la ragazza si calmò, scesero le scale ritornando in salotto dove, ad aspettarli, c'era la signora Howlett con gli occhi lucidi e una fotografia in mano.
La ragazza si irrigidì sperando che fosse ciò che pensava.
<È tutto vero?> chiese la donna mantenendo la calma.
<Cosa?> le chiese di rimando la ragazza.
<Quello che hai detto>.
<Ma io non ho detto niente->.
<Non mentirmi!> sbottò la donna avvicinandosi con uno sguardo furioso <Vi ho sentiti in bagno! So tutto!>.
Il cuore della ragazza mancò un battito.
<Allora, è tutto vero?> le chiese ancora la donna.
<Si, ma non volevo che lo scoprissi in questo modo. Avrei trovato un altro momento per dirtelo->.
<Ah si? E quando? Sul mio letto di morte?!> la interruppe la madre <Io non ti credo. Non puoi essere tu. Non puoi essere viva! Non puoi!> esclamò.
La ragazza mosse un passo verso di lei, ma quella indietreggiò.
<Tu dovresti essere morta! Non puoi essere qui! Non puoi!> continuò ad urlare la donna.
<Io lo so che può sembrare assurdo->.
<Assurdo è dir poco! Mia figlia non c'è più! È scomparsa->.
<Tredici anni, sei mesi e venti giorni fa, lo so. Non ho mai smesso di contare i giorni> la interruppe la ragazza.
<No, non è possibile. Non può essere possibile>.
<Sono io. Sono Claire, tua figlia->.
<Mi dispiace, ma mia figlia è una bambina di quindici anni. Non sei tu> disse duramente la donna, non volendo accettare la verità.
Quelle parole furono come una pugnalata dritta al cuore.
Gli occhi della ragazza si ricoprirono di un velo di lacrime.
<Ricordi cosa ci cantavi quando mettevi a letto me e mio fratello? Hotel California degli Eagles> incominciò di nuovo Claire, cercando di avvicinarsi, ma la donna mosse un altro passo indietro <Oppure, ricordi quando Chris prendeva un brutto voto a scuola? Anche se provava a nasconderlo, tu lo riuscivo a capire dalla faccia e dal tono quando rientrava a casa. Ma non lo sgridavi più di tanto, perché anche tu al liceo odiavi profondamente chimica> continuò a ricordare, ma la donna indietreggiò ancora.
<Smettila> sussurrò flebile la donna, ma la ragazza la ignorò,
<Oppure ancora, ricordi quanto ti arrabbiasti quando, tornando da una cena con papà, trovasti la casa a soqquadro perché io e mio fratello avevano iniziato a fare la lotta con i cuscini?>.
Claire provò ad avvicinarsi ancora senza successo.
<Smettila> ripetè più duramente la donna.
<So che fa male, ma devi ricordare il passato> la ragazza si avvicinò ancora, prendendole una mano <Ti prego...mamma->.
<No! Ho detto smettila!> la interruppe la donna liberandosi della mano della figlia con uno strattone.

<Papà non avrebbe voluto vederci litigare->.
<Non hai il diritto di nominarlo! E neanche di presentarti a casa mia!> urlò la donna <Per tutto questo tempo ho creduto che fossi morta, ho pianto ad ogni diavolo di compleanno! E adesso che stavo andando avanti, non hai il diritto di ripiombare qui!>.
<Credi che sia stato facile per me?! Perché, ti dico una cosa, non lo è stato affatto!> controbatté la ragazza <Ho passato tredici anni della mia cazzo di vita a torturarmi con questa storia! Ho dovuto passare tredici anni venendo divorata da i sensi di colpa!>.
<Sensi di colpa per cosa?>.
<Per tutto! Per averti abbandonata, per aver costretto Chris a seguirmi in questa vita di merda e per la morte di papà!> rispose Claire alzando il tono della voce.
<La morte di papà? Che c'entri tu?!>.
La ragazza si fermò, voltandole le spalle.
<Rispondimi, per la miseria!> esclamò la donna, facendola rigirare.
<È colpa mia se è morto! Papà è morto per colpa mia!> urlò la ragazza con le lacrime agli occhi.
<Che vuoi dire?>.
<Quella notte sentii dei rumori dal piano di sotto e andai a controllare. Vidi un uomo attaccare papà, così mi nascosi. L'uomo mi trovò e papà mi disse che sarebbe andato tutto bene e che dovevo stare tranquilla. Ma io iniziai a dimenarmi e l'uomo mi attaccò. Papà, per difendermi, lo colpì e quello si gettò su di lui. Io rimasi lì inerme a guardare papà urlare e morire lentamente. Poi tu e Chris vi siete svegliati e l'uomo è andato via> rispose la ragazza con le lacrime che le bagnavano le guance, portando a galla quel brutto ricordo <Vi ho detto che l'avevo trovato già morto, ma non era la verità>.
<Eri solo una bambina, non avresti potuto fare niente comunque->.
<No invece! Avrei dovuto fare qualcosa per impedirlo! Se avessi fatto qualcosa, probabilmente sarebbe ancora vivo. Papà è morto ed è tutta colpa mia!> urlò la ragazza.
Il maggiore le si avvicinò, prendendole il volto.
<Non dire così. Non è vero. Non è stata colpa tua, Claire->.
<Si invece! È tutta colpa mia!> lo interruppe lei, allontanando di scatto le sue mani <Eravamo felici e per colpa mia, la nostra famiglia si è sgretolata. E poi ho abbandonato te! Che razza di figlia lo farebbe?!> continuò ad alzare il tono della voce. 
Le lacrime scesero copiose e non accennavano a fermarsi.
<Claire, ti prego, ti devi calmare->.
<No, non voglio! Sono stanca! Sono stanca di sentirmi così!> lo interruppe ancora la ragazza <Sono stanca di questo peso sulle spalle! Sono stanca di vedere le persone che amo infelici! E sono stanca di sentirmi così vuota! Io non ce la faccio più!> urlò ancora, scossa da forti singhiozzi. 
La donna la abbracciò di scatto, stringendola forte a sé come quando era piccola e la ragazza ci si aggrappò, piangendo sulla sua spalla.
<Mi dispiace così tanto, mamma. Non volevo abbandonarti. L'ho fatto per proteggerti, te lo giuro> continuò a scusarsi la ragazza.
<Shh, ti perdono. Non è colpa tua, Claire. So che non volevi, angioletto, lo so> la tranquillizzò la madre accarezzandole i capelli.
Le due donne provarono uno strano sentimento, che non sentivano da molto tempo. 
Sentivano un calore irradiarsi nel petto e forse qualcosa dentro di loro si riparò.
Si erano ritrovate per la prima volta dopo tredici anni ed era la migliore sensazione di sempre.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora