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Quella sera ritornammo da Bobby, aggiornandolo sulla situazione.
Uscii dopo poco dalla doccia, soffermandomi davanti lo specchio.
Abbassai lo sguardo sull'addome illeso.
Lo sfiorai con le mani tremanti.
Nemmeno una cicatrice.
Nemmeno un segno.
Sembrerebbe quasi che la mia morte sia stata solo frutto della mia immaginazione. 
E invece...
Il mio sguardo risalì sullo specchio, fino ad arrivare al mio viso impassibile.

Sentii il sangue iniziare a riempirmi la bocca, mentre mi mordevo il labbro cercando di non urlare.
Strinsi gli occhi fino a vedere le stelle.
Una singola lacrima mi rigò la guancia.
<Oh, povera piccola Claire> disse Alastair raccogliendo la mia lacrima con il suo coltello sporco del mio stesso sangue <Ti sto facendo tanto male?>.
<Va a farti fottere> gli risposi a denti stretti con il labbro tremante, sputandogli in un occhio.
Quello si pulì il viso con un sorrisino compiaciuto.
<A quanto pare no>.


Qualcuno bussò alla porta.
<Claire, hai finito? Ci stai mettendo una vita!> esclamò Sam.
Mi rinfilai i vestiti ed uscii definitivamente dal bagno.
Mi sdraiai sul letto al fianco del maggiore, che mi fece appoggiare la testa sul suo petto, circondandomi con le sue braccia.
<Va tutto bene?> mi chiese passandomi la mano tra i capelli dolcemente.
Annuii sul suo petto, contando i suoi battiti del cuore, inspirando il suo profumo.
Chiusi gli occhi lasciandomi cullare dal lento alzarsi del suo corpo ad ogni respiro.

Le palpebre diventarono pesanti, ma gli concedetti solo pochi secondi per riposarsi, riaprendole subito dopo.
Avrei voluto cedere ed abbandonarmi alla dolce comodità del letto, ma non potevo.
Mi girai verso il maggiore che, con la testa abbandonata sul cuscino e gli occhi chiusi, riposava tranquillamente, sembrava senza incubi.
Sollevai la testa lentamente, osservandolo.
Lui non si mosse.
Piano levai il busto e finalmente riuscii ad alzarmi dal letto senza svegliarlo.
Camminando in punta di piedi, con le scarpe in una mano, passai il corridoio e le varie stanze, controllando che tutti fossero nel mondo dei sogni.
Uscii accostando dolcemente la porta.
Infilandomi gli stivali, girovagai tra i rottami delle macchine arrugginite.
Ne intravidi una coperta da un telo.
Incuriosita mi avvicinai, scoprendola.
Sorrisi, accarezzando la carrozzeria.
La mia bellissima Mustang.
<Chris l'ha portata qui> mi disse da dietro una voce.
<Perché non l'ha tenuta lui?> chiesi senza girarmi.
<Forse gli ricordava troppo te> rispose il maggiore affiancandomi <Era di tuo padre?>.
<No. Non so di chi fosse> risposi e quello si accigliò.
<L'hai rubata?>.
<Può darsi> risposi vagamente e quello ridacchiò.
<Allora, che ci fai qui fuori alle due del mattino, ladruncola?> mi chiese.
Mi sdraiai sul cofano.
<Avevo intenzione di guardare le stelle> risposi, per poi fargli un cenno di stendersi al mio fianco.
Il cielo non era del tutto limpido.
Qualche nuvola minacciava di oscurare la luna, ma quella era abbastanza lontana da non fargli raggiungere quello scopo.
In quella notte, la luna aveva la forma di uno spicchio.
Era contornata da tante stelle, che brillavano indisturbate nella volta celeste.
<Claire, perché non vai un po' a dormire? Ne hai bisogno> disse Dean ad un certo punto con un tono di voce leggermente preoccupato.
<Non posso. Se lo faccio, mi perderei questo spettacolo> risposi tenendo lo sguardo fisso in alto.
<Puoi continuare ad osservarlo domani. Le stelle e la luna non scappano. Saranno sempre qui> controbatté lui <Dimmi la verità. Perché non vuoi dormire?>.
Alzai il busto, sfuggendogli.
Lui mi mise una mano sulla spalla.
<Lo sai che puoi fidarti di me>.
Abbassai il capo sospirando.
<All'inferno hanno nuovi metodi di tortura> dissi <Ti fanno credere di essere vivo, ti fanno stare con le persone che ami. Però poi chiudi gli occhi e, quando li riapri, sei di nuovo al punto di inizio. Ti rinchiudono in un loop infinito nella tua mente, dove rivivi la tua morte. Ancora e ancora e ancora> spiegai con lo sguardo perso <Nel frattempo, mentre sei bloccato nel tuo stesso cervello, nei tuoi stessi ricordi, loro ti torturano fisicamente con ogni mezzo possibile. Può, però, succedere che il soggetto si svegli dal loop. Qui l'unica differenza è che senti ogni colpo. Proprio come il tuo inferno>.
Lanciai un'occhiata al ragazzo, che teneva lo sguardo basso e furioso.
<Non voglio dormire, perché ho paura che, se chiuderò gli occhi, mi risveglierò all'inferno> aggiunsi alla fine.
<Ma non devi avere paura. Questo è il mondo reale>.
<Si beh, questo lo dicevano anche all'inferno> ribattei con un sorriso amaro.

Rimanemmo fuori ancore per un po', ma Dean sbadigliò, sbattendo più volte le palpebre per rimanere sveglio.
<Se vuoi puoi andare, davvero, sto bene> gli dissi, ma lui scosse la testa.
<Solo se tu vieni con me>.
Sorrisi leggermente.
<Facciamo così. Tu inizia ad andare. Io arrivo tra poco. E ti prometto che mi metterò a dormire> gli proposi.
<Promesso?>.
<Promesso>.
Lui annuì e, dopo avermi lasciato un delicato bacio sulla fronte, rientrò in casa.
Rimasi fuori, appoggiata alla macchina.
Presi a giocherellare con la collana, rigirandomela frettolosamente tra le mani.

E se fosse davvero un sogno?

Il naso prese a pizzicarmi fastidiosamente.

Se questa non fosse la realtà?

Sentii gli occhi diventarmi lucidi e una velatura di lacrime coprì gli occhi, offuscandomi la vista.

Come faccio ad esserne sicura?

Mi morsi il labbro, trattenendo le lacrime, ma una sfuggì al mio controllo.
Guardai in alto, impedendo alle altre di scendere.
Non avrei pianto.
Le lacrime minacciavano di sfuggire, premendo per uscire.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, stringendo i denti dal nervoso.
Smettetela di tremare.
Mi presi la testa fra le mani, emettendo un sospiro tremolante. 
Chiusi gli occhi, prendendo respiri profondi.
<Sto bene> sussurrai <Sto bene>.
Strinsi le mani in due pugni, conficcandomi le unghia nel palmo.
Le fissai, notando i solchi appena lasciati.
Li sfiorai, sentendo un leggero bruciore.
"Nei sogni non puoi provare dolore".
Questo non era un sogno. 
Tutto questo era reale.
Non ero più all'inferno.
Dopo qualche altro minuto ritornai dentro, infilandomi nel letto.
Il maggiore mi accolse tra le sue braccia ed io, finalmente, mi lasciai andare tra di esse, chiudendo gli occhi.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora