93

52 3 0
                                    


Castiel ci mandò a prendere l'olio santo che avevamo utilizzato per intrappolare Gabriele e ci indicò un rituale, che si sarebbe dovuto svolgere all'alba.
<Ma riusciremo a sopravvivere?> gli chiese il maggiore.
<Tu si> rispose quello.
<Quindi tu sarai morto domani?>.
L'angelo annuì.
<E anch'io?> gli chiesi.
<Non ne sono sicuro>.
Fantastico.
<Quindi questa è la tua ultima notte sulla Terra. Che progetti hai?> chiese Dean all'angelo.
<Restare qui in silenzio>.
<Divertente, ma potresti fare qualcos'altro. Alcol, donne> ribattei e lui, su quell'ultima parola, si girò con uno sguardo di leggero panico.
Lanciai un'occhiata al maggiore, che aggrottò la fronte confuso.
<Sei mai stato con una donna? O un angelo almeno?> gli chiese e quello si grattò nervosamente il collo <Non dirmi che non hai mai fatto un po' di sesso fra le nuvole->.
<Non ne ho mai avuta l'occasione, okay?!> lo interruppe Castiel.
Io e il maggiore ci lanciammo un'altra occhiata e annuimmo concordi.
<Senti, sono due le cose che so per certo> iniziò Dean <La prima è che Bert ed Ernie sono gay. La seconda è che tu non morirai vergine>.
<Non finché ci saremo noi> aggiunsi mettendomi la giacca.

Lo portammo in un bordello e ci sedemmo ad un tavolo, ordinando qualcosa da bere.
L'angelo era completamente terrorizzato e tremava leggermente.
<Castiel, rilassati> commentai.
<Questo è un covo di perdizione. Non dovrei essere qui> ribatté lui.
<Ma non sei tu quello in rivolta contro il Paradiso?!> esclamò il maggiore <La perdizione è uno dei vantaggi>.
Una donna con un intimo bianco e una vestaglietta trasparente si avvicinò sorridente all'angelo.
<Salve. Come ti chiami?> gli chiese, ma quello non rispose, cercando di non guardarla.
<Castiel. Si chiama Castiel. Tu invece?> rispose per lui il maggiore.
<Castità> rispose quella.
<Non è buffo il destino?> commentai in direzione dell'angelo, che si scolò un calice intero di birra <Beh, tu piaci a lui, lui piace a te, quindi>.
La donna gli prese la mano e insieme si avviarono verso le stanza.
<Ah, come crescono in fretta> commentò il maggiore guardandoli andare via.
Feci camminare le mie dita sul suo petto, attirando la sua attenzione.
<Beh, potrebbe essere un'ultima notte sulla Terra anche per me> dissi guardandolo con sguardo provocante.
Lui si morse il labbro, guardando le mie labbra.
<Si, penso che potrei fare qualcosa per rimediare>.

Mi prese per mano, conducendomi in una delle stanze.
Senza aspettare, iniziai a baciarlo avidamente, spingendolo contro la porta, chiudendola.
Ci sfilammo le giacche e le maglie.
Quello mi prese in braccio, reggendomi dal sedere, mentre continuavamo a divorarci l'un l'altro.
Mi gettò sul letto e, intanto che mi sbottonava i pantaloni, io pensavo ai suoi.
Si chinò, lasciando una scia di baci che partiva dall'addome fino all'inizio del reggiseno.
Me lo slacciò con uno scatto da vero maestro, riprendendo a camminare con le labbra, soffermandosi particolarmente sui seni, provocandomi dei piccoli gemiti.
Continuò fino alle clavicole.
 Poi ancora più su sul collo, dove mille brividi di piacere mi scossero.
Riprese il controllo sulla mia bocca.
Io invertii le posizioni, facendolo sorridere compiaciuto dalla mia presa d'iniziativa.
Gli abbassai i boxer.
Afferrai il suo membro, facendolo sussultare.
Le mie mani iniziarono a muoversi su e giù, facendogli emettere suoni gutturali e di puro piacere.
Sorrisi compiaciuta vedendolo chiudere gli occhi ansimante.
Mi fermai, aprendo con i denti un preservativo e infilandoglielo.
Feci muovere lentamente le mani sul suo petto.
Molto lentamente.
Giusto per farlo penare un po'.
Lui, intuendo le mie intenzioni e stringendo i denti, mi spostò violentemente sotto di lui.
Si gettò nuovamente sulle mie labbra, mordendole con ardore e passando le mani tra i miei capelli, scompigliandomeli.
Mi abbassò di scatto l'ultimo straccio di stoffa che avevo addosso.
<Adesso ti faccio vedere io> disse con una voce rauca carica di desiderio.
Disegnò ancora una linea di baci sul mio corpo, soffermandosi particolarmente sul basso ventre, facendomi ansimare.
Passò molto tempo, troppo tempo, impegnandosi nella sua vendetta, facendomi sudare ogni singolo secondo.
Ogni movimento che eseguiva, mi sembrava che durasse ore e ore.
Quando finalmente lo pregai, lui, con un sorriso trionfante, mise le mani sui miei fianchi e, delicatamente, entrò dentro di me.
Allacciai le gambe intorno alla sua vita.
Mentre creavamo una danza tra le lenzuola, inarcai la schiena gemendo.
I nostri ansiti finali si sincronizzarono.
Dean si distese al mio fianco.
La mia testa poggiava sul suo petto.
Le sue mani che mi vagavano tra i miei capelli in dolci carezze.
Era tutto così perfetto.
C'eravamo solo noi due e nessun altro.
Nudi, sudati, con il fiatone e con dei sorrisi stampati sulla faccia.
I nostri corpi erano coperti da delle semplici lenzuola, aggrovigliate alla fine.
<Sarebbe davvero perfetto se potessimo rimanere così per sempre> affermai.
Lui annuì.

Un urlo agghiacciante ci colse impreparati, facendoci sobbalzare.
<Purtroppo il lavoro chiama> commentò il ragazzo.
Ci vestimmo fulminei, andando verso il luogo dell'urlo.
La ragazza che era andata con Castiel, Castità, gli stava urlando contro di starle lontana con, in aggiunta, vari insulti.
<Che cavolo le hai fatto?> chiedemmo all'angelo.
<Non lo so> rispose quello <Le ho solo detto che non era colpa sua se suo padre Gene se n'era andato via di casa. L'ha fatto perché odiava il suo lavoro all'ufficio postale>.
Noi scuotemmo la testa.
<Questa industria funziona sui padri che se ne vanno e sul senso di colpa!> esclamò il maggiore ridacchiando.
Due uomini della sicurezza si avvicinarono e noi corremmo dalla parte opposta, ridendo come pazzi sotto la confusione del povero angioletto.
<Beh, era da tanto che non ridevamo così> commentammo, salendo di nuovo sull'Impala.


-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora