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La signora Howlett si mise a sparecchiare la tavola sotto il mio sguardo attento.
Seguii ogni suo piccolo movimento.
Sorrisi leggermente notando che continuava ad usare lo stesso schema nonostante fossero passati anni: prima impilava i piatti uno sopra l'altro. L'ultimo lo riempiva di tovaglioli e posate sporche, per poi poggiare tutto nel lavandino, iniziando a strofinarli con la spugna.
Come in un sogno, mi alzai e, mantenendomi al tavolo, presi i bicchieri.
Dean si alzò, affiancandomi, ma scossi la testa, rifiutando il suo aiuto.
Lentamente e zoppicando, arrivai davanti al lavabo, dove poggiai i bicchieri impilati l'uno sopra all'altro.
La donna si accorse di quel gesto e si girò di scatto guardando prima i bicchieri e poi me.
I suoi occhi erano spaventati, come se stesse rivivendo dei brutti ricordi che non voleva fronteggiare.
Un flashback mi passò alla mente.

Ero seduta sul divano di casa, mentre stavo facendo i compiti.
In piedi, dietro di me, c'era nostra madre, che trafficava in cucina, facendo avanti a indietro per pulire tutto.
<Chris, tesoro, mi vieni a dare una mano?> chiese quella a mio fratello di fianco a me, alle prese con la costruzione della sua pista per le macchinine.
Quello non rispose, troppo indaffarato.
<Chris!> lo richiamò ancora la mamma e lui sbuffò.
<Uffa mamma! Sto già facendo una cosa!> rispose mio fratello e nostra madre sospirò esausta.
Senza pensarci due volte, mi alzai, andando in cucina.
Aiutai la mamma a pulire e in fretta finimmo tutto quanto.
Lei mi accarezzò gentilmente il viso con la mano callosa da lavoratrice e sorrise.
<Grazie, angioletto> mi sussurrò <Menomale che c'è qualcuno che mi aiuta in questa casa! Anche perché così si è meritato un buonissimo muffin al cioccolato!> continuò la mamma alzando la voce.
Chris si fermò, girandosi di scatto, per poi correre verso la madre.
<Va bene va bene, che devo fare?> chiese subito sull'attenti, volendo a tutti i costi quel muffin.
<Sarebbe perfetto se mettessi in ordine la tua stanza-> disse la mamma e, non fece in tempo nemmeno a finire, che mio fratello fece uno scatto.

Una mano si poggiò sulla mia spalla, riportandomi alla realtà.
<Tutto bene?> mi chiese leggermente preoccupato il maggiore ed io annuii <Sicura?>.
<Si, ma vi devo a parlare> risposi, per poi avvicinarmi <Da soli>.
Nel pomeriggio la padrona di casa uscì a fare la spesa, mentre la ragazza disse di andare a fare una doccia.
I due ragazzi mi si avvicinarono, sedendomisi davanti.
<Quando ero incosciente, in realtà ero sveglia> iniziai e loro aggrottarono le fronti confusi, mi girai verso Dean <È come quando eravamo all'ospedale e abbiamo incontrato per la prima volta Tessa> spiegai.
<Hai rivisto Tessa?> mi chiese Sam ed io annuii.
<Ma se l'hai vista, vuol dire che...> disse Dean lasciando in sospeso la frase ed io annuii di nuovo.
<E poi che è successo? E come hai fatto a sfuggirle?>.
<Ovviamente mi ha comunicato la triste notizia, però mi ha proposto un accordo: se entro le seguenti 24 ore voi riuscivate a trovare una cura, mi lasciava andare> risposi <Fortunatamente l'avete trovata>.
<Beh, non siamo stati proprio noi. Per quello devi ringraziare Lizzie> controbatté il minore, facendomi alzare un sopracciglio.
<Lizzie, eh?!> esclamai e lui alzò gli occhi al cielo in risposta <A proposito, non me la conta giusta>.
<Si, quando le abbiamo chiesto dell'intruglio è stata fin troppo vaga> concordò il maggiore.
<Avanti ragazzi! Ti ha salvata! Non avete un minimo di fiducia!> esclamò il minore.
<Esattamente, Sam> risposi <E sai perché? Perché ho dato un'occhiata in giro mentre ero nel limbo e ci sono fin troppe cose strane>.
<Strane in che senso?> chiese il maggiore.
<Nel senso che ha alcuni libri che ho visto da Bobby e sul retro di ogni tappeto c'è disegnata una trappola del diavolo> risposi.
<E quindi? Anche la signora Howlett potrebbe essere una cacciatrice->.
<No, non lo è> smentii il minore interrompendolo subito.
<E come fai ad esserne così certa?> chiese quello incrociando le braccia al petto.
<Perché è così e basta> ribattei.
<Beh, io non mi fido. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere lei->.
<Ti ho detto che non lo è>.
<E allora dammi una buona ragione per cui crederti> ribatté il minore.
<Non posso>.
<Ma perché?!> continuò lui alzando leggermente il tono della voce.
<Perché non posso, fine!> tagliai corto e, quando lui fece per controbattere, qualcuno si avvicinò.
<Cosa state confabulando sottovoce?> ci chiese Elizabeth facendoci girare di scatto.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora