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• POVs GIULIA •

5 MESI DOPO.

"... e alla fine ce la sbrigheremo come potremo, ognuno per conto suo, ognuno nella sua parte di vita. Avremo cura di non sfiorarci più, di confonderci tra i passi di altre persone senza mai guardare indietro. Ci penseremo tra un respiro e l'altro fingendo indifferenza fino a crederci. E piangeremo ancora, di notte, quando le pareti della stanza stringono fino a schiacciare. Sarà così a lungo ma sì, alla fine ce la caveremo.
E torneremo a sorridere, di quei sorrisi dentro cui ci sarà comunque sempre un po' di noi.
Io non so se un'altro mondo esiste, ma voglio pensare che ci sia.. quindi dedico tutto ciò al mio papà.. ai miei amici.. all'uomo che amo più di me stessa.. e al nostro bambino." 

Smisi di leggere la mia tesi alzando lo sguardo al pc mentre avevo ogni professore che mi fissava..

Ho sempre avuto un difetto molto grande: non ho mai creduto abbastanza in me stessa, mai. In qualunque circostanza mi trovassi, mi sono sempre sentita la più impacciata, quella più ingenua, che ne capiva meno degli altri. Poi piano piano ho compreso che non era dipeso soltanto da me, spesso era chi mi stava attorno a non riuscire a tirare fuori il meglio di ciò che sono. Per mancanza d'interesse forse, o mancanza d'amore.

Perché si sa, chi non ti ama non ti comprende, chi non ti apprezza poi alla fine ti accantona.
E per lungo tempo sono stata un animale solitario, con la testa perennemente fra le nuvole, i passi lenti e i sogni troppo complicati. Tanto tempo, sì, fino ad imparare a starci bene in quel modo, fino a capire poi il vero valore dell'amore, donato da un unico uomo.

La solitudine non mi spaventa più, anzi, la cerco, ne ho bisogno, anche se so che non sarò più sola. Perché non siamo fatti per chiunque ed è necessario scegliere con cura chi tenere accanto. È un lavoro su se stessi che costa una fatica immane, convincersi che non si è inadatti o sbagliati e che certe volte ad esserlo sono semplicemente le circostanze.
La verità è che meritiamo tutti qualcuno che ci dia luce, persino i diamanti per brillare hanno bisogno della luce giusta, ed io avevo trovato la mia.

« Signorina Giulia Marie Attechi, vogliamo comunicarle il suo diploma, passa con 98. Congratulazioni. »

-

Era stata una mattinata faticosa e piena di ansia, adesso che avevo un pancione di appena 9 mesi aspettavamo soltanto la nascita di Noah Giovanni Ricci. Avevamo scelgo insieme.

Era un maschietto e il nome l'avevamo scelto quando io e Ciro una mattina stavamo tornando a casa da una sua partita.

« Noah! Chiamiamolo così. Lui è un po'.. il nostro riposo. »

Erano state le parole di Ciro;
Perché si, Noah stava a dire "Quiete dopo la tempesta, riposo, consola."
Gli avevo semplicemente sorriso ed annuito, e poi aveva aggiunto:

« Voglio che abbia il nome di tuo papà.. »
« Non sarebbe giusto c'è anche il tuo.. »
« Si ma il tuo papà.. l'ha protetto quel giorno »

Così scegliemmo quel nome non tanto difficile.

La novità era che Rosa aveva convinto sua madre grazie a Ciro e adesso viveva qui con noi a Londra, sapevamo benissimo che dopo la nascita di Noah saremmo tornati a Napoli in estate, anche perché volevamo portare il piccolo a Napoli e poi per tanti fattori.

Aver finito gli studi per me era così soddisfacente, soprattutto per una come me che tutto ciò non l'avrebbe mai immaginato.
Avevo dato il mio esame con un pancione enorme e col mio corpo esile.

Il parto sarebbe stato a giorni ma non sapevamo quando, Noah si stava facendo attendere abbastanza e io non ne potevo più.
-

« Hai mangiato il panino? »
« Non c'è la faccio sono troppo piena! » sussurrai guardando Ciro.

« Mamma mi m mangiass un panino competo di Gigino a Mergellina. »
« Edoa.. statt zitt che se gli vengono le voglie dove vado a prenderlo a Gigino? »

Sentii Rosa ridere e lo guardai ridendo:

« Amo io devo partorire.. quale voglia.. »
« Amo tu l'hai fatta nera questa primavera con le fragole. »
« Quante ne hai mangiate? » rideva Rosa.
« Non tante non dargli retta.. »
« Ah.. e giura che non ne hai mangiate tante, Giura su di me.. » alzò la voce ciro
« Ma vafancul.. »

Lo guardai ridere scuotendo la testa e sorrisi girando lo sguardo guardandomi attorno.
Eravamo al centro commerciale di Londra e stavamo mangiando al Mc. In realtà io e Rosa perché Ciro e Edoardo preferirono a farsi una pizza più in là dove c'era una pizzeria napoletana.

Accarezzai appena la pancia sentendo Noah muoversi e girai lo sguardo facendo una smorfia.

Se c'era una cosa che stavamo "patendo" in quei mesi era che tra la popolarità di Ciro e quella di Edo con la musica.. avevamo dei paparazzi attaccati al culo, ma quei paparazzi che non vedevano l'ora di mettere il primo scoop sulla prima pagina del giornale, un po' come Alfonso Signorini no?

Pero' avevamo quasi fatto l'abitudine di tutto ciò e sicuramente su questo Ciro era abbastanza protettivo infatti non voleva che alla nascita di nostro figlio ci sarebbero stati disguidi del genere.

« Ti fa male? » mi chiese Rosa
« No.. solo un po' quando si muove.. »

La guardai allungare la mano e toccarmi proprio dove c'era più duro e la guardai sorridere, spesso si vedeva anche la forma del piedino, ricordo che Ciro una volta non ci dormi' tutta la notte per restare a guardare mentre gli cantava cori del Napoli.

« Com'è essere incinta Giù? »
« Non so spiegartelo.. ma tu fallo più in là possibile.. è bellissimo ma aspetta almeno 20 anni.. »

Non che non fossi felice perché vi giuro che sprizzavo insieme al mio ragazzo gioia ovunque, ma avere appena 19 anni, essere incinta da quando ne avevi 18.. Ciro che ne avrebbe compiuto 22 tra un po'..
Speravamo in questo futuro ma forse un po' più in là, però non ci pentivamo della cosa, anche perché a distanza di mesi riuscivamo ad amare il nostro piccolo miracolo.

La guardai sorridere e sorrisi appoggiando la mano su quella di Ciro che aveva appena appoggiato sul mio pancione coperto dal maglioncino bianco come aveva fatto sua sorella pochi istanti prima mentre ragionava su qualcosa con Edoardo che io e Rosa non stavamo seguendo.

Pazzo di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora