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* POVs Giulia Attechi •

Gli antichi greci credevano che gli umani una volta avessero 4 braccia, 4 gambe, una testa con 2 volti.  Eravamo felici, completi.
Così completi che gli Dei temendo che ciò placasse il nostro bisogno di adorarli ci divisero in due.

condannandoci a vagare infelici sulla terra,
Per sempre in cerca, in cerca e in cerca dell'altra metà della nostra anima.
Si dice che quando una metà trova l'altra, ci sia una tacita comprensione, un'Unione, e che non esista gioia più grande di questa.

Non sopporto le regole, sono caotica, confusionaria e tanto introversa, e priva di ogni senso organizzativo.
Sempre immersa nei miei pensieri, vivo di dettagli e di nascosto mi nutro di emozioni.
Provo ad essere con tutta me stessa: sincera, leale e schietta.. (su questo ne approfitto per dirvi che il mio papà dice che dovrei smetterla, che spesso reggere una parolina in meno e tenerla per me non facesse così tanto male, anzi, eviterebbe casini, ma tornando a noi..)  spesso sono anche acida e scontrosa ma quando amo.. lo faccio davvero con tutta me stessa ed è probabilmente il mio più grande difetto.

Ma spesso sono anche un disastro: non riesco ad avere la lacrima facile, divento tremenda quando mi arrabbiato e quando qualcuno mi ferisce non riesco mai ad essere davvero cattiva, anche se vorrei.

« Quando parli di te stessa, parlati bene!
Non sminuirti, non ti offendere, non darti appellativi poco carini. La tua mente devi sapere che memorizza tutto, sottolinea e ricorda, specie quando credi di essere sovrappensiero.
Devi trattarti bene, come se stessi trattando un'altra persona, sii comprensiva con i tuoi errori, sii buona con i tuoi inciampi, e sii gentile con i tuoi difetti. Sei tu la prima persona d'amare, sei tu la più importante storia d'amore e parte tutto da te.
Parte tutto dal tuo decidere, come darti al mondo senza scordarti di te stessa.
Non ti sottovalutare e allontanati da chi lo fa! Non mancarti di rispetto e non permettere a nessuno di farlo, e alla fine tieniti tutti i bronci che desideri per il tempo che servono, ma fai il possibile per trasformali in sorrisi. »

La mia psicologa; Ricordavo quelle parole a memoria. Ci andavo da quando i miei genitori avevano divorziato 9 anni fa. Non troppo piccola per affrontare tutto ciò, non troppo grande per la stessa cosa.
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Un attimo che mi presento: Giulia Maria Attechi. 17 anni appena compiuti, studentessa, 4 superiore, classico.
Occhi verdi, capelli rossi, anche se spesso sembrano quell'arancione carota che odiavo, lentiggini da non poter nascondere, e sorriso che mi era costato 3.500€ grazie al dentista di famiglia tra ogni specie di apparecchio, e che adesso da due anni potevo vantarmi di avere.

Diciamo che non sono la figlia che tutti vi aspettate, che io sia figlia di ricchi sfondati, ecc.. Papà Giovanni: meccanico, Mamma Ginevra: no, di lei non posso parlare.. perché ci ha abbandonati quando io avevo 8 anni, quando 9 anni fa la relazione con papà era finita, decidendo di farsi un'altra vita.
Non chiedetemi come si può abbandonare un figlio perché io non sapevo di esserne mai in grado.

Napoli era casa mia da quando sono nata ovviamente, soltanto che la mia mamma era di origini Americane e il mio papà Napoletano Doc.. si innamorarono quando la mia mamma decise di fare un weekend qui a Napoli quando era ragazzina con dei suoi amici, solo che al ritorno la mia mamma è rimasta qui, e i suoi amici tornano
San Francisco, California.
Epoi dopo quasi più 30'anni di matrimonio.. l'amore finisce, io davvero non riesco a capire come sia possibile svegliarti un giorno e non provare più niente per una persona che hai condiviso una vita intera.

Ho due fratelli maggiori: Christian e Giuseppe, si, ero l'unica figlia femmina.
Era una tragedia, per chi è figlia unica (femmina) può capirmi. Essere la più piccola tra due ragazzi, mio Dio.

Il più grande era Giuseppe 28 anni, quando mamma era andata via lui ne aveva 18.
Sposato con una napoletana ma quelle del Vomero..  capite no?
Giada, dove condividevano appena una bimba di 5 mesi, Martina.

Christian, Vabbè.. Chri era uno di quelli che prendeva e scambiava chi volesse, avevo perso il conto delle litigate da fare e fatte con lui.
25 anni, mentre invece lui ne aveva 15..

Diciamo che eravamo abbastanza piccoli quando lei aveva deciso di farsi un'altra vita lasciandoci fuori. Mio padre a sue spese e suoi sacrifici aveva fatto di tutto con quel poco che aveva e che ha per tirare su tre ragazzi nel nulla, da solo.

Oltre ad andare a scuola il pomeriggio lavoravo come volontaria in un IPM da quasi tre mesi, quello qui a Napoli, Via Actor..
Parlavo con loro, cercavo di farli aprire in qualche modo ma alla fine finiva sempre per vederli piangere per il loro passato.

Ne vedevo di ogni ma mi piaceva, soprattutto perché quando ero con loro sembrava di essere in un altro mondo, anche se non ero così tanto abituata siccome ci lavoravo da almeno tre mesetti, qui non ti ci potevi abituare a niente.

Dopo le superiori sarei sicuramente volta via per la città natale di mia mamma, California, stavo iniziando a fare domande per il college e vi giuro che era difficilissimo, non accettavano quasi nessuno e di sicuro non avrebbero accettato una Napoletana.

Sono fidanzata, da ben quasi due anni, l'avevo conosciuto a scuola qui, o meglio.. era solo venuto per una dimostrazione militare e dopo aver fatto un commento alla mia amica Valeria, lei le aveva infilato un foglietto col mio numero di cellulare nella tasca della giacca che aveva tolto dal caldo.

E da lì non abbiamo più smesso di scriverci, ci vedevamo spesso nella fine di ogni mese, e tutti i giorni tramite delle web.

Nicolas era un militare in trasferta, non so se lui sarebbe stato l'amore della mia vita, ma una cosa è certa, non sapevo nemmeno di essere innamorata o meglio lo ero fino a pochi mesi fa, ma.. spesso l'amore non trionfa su tutti e la distanza non aiuta, sapevo di amarlo, ma c'era quel qualcosa..

« Scusami Signorina, ma che ha intenzione di fare oggi, Non vuole lavorare? Forza che stanno per arrivare due nuovi.. »
« Due? Ma non era uno? »
« Diciamo che uno è rimasto ferito ed è in ospedale, quindi appena starà meglio gli daremo il benvenuto, mo tuorn a faticà. »

Guardai Liz, o meglio Letizia, ma qui la chiamavano tutti Liz quindi lo facevo anch'io. Era una delle guardie femminili, spesso ci parlavo e sembrava che fosse davvero una donna simpatica.

La lasciai nel campetto dove i ragazzi di solito il pomeriggio avevano l'ora libera e entrai nel lato dove c'erano le classi.
Mi guardai attorno guardando diverse ragazze ridere tra di loro e una commentò con "Ailloc ai, a ross, Marca a peste. "

Avevo perso il conto di quante volte avevo sentito quella frase, tanto da farci l'abitudine e spesso riderci su.

Entrai nella classe dell'argilla, c'era Teresa..
Teresa era una ragazza della mia stessa età, aveva avuto anche lei una specie di tirocinio o meglio volontariato proprio come me. ma lei nell'arte, infatti spesso andavo a guardarla mentre deva lezione ad altri.

Era strano, noi insegnavano spesso qualcosa a loro che avevano la nostra stessa sta, ma loro spesso insegnavano a noi come affrontare la vita, ragazzi con la voglia di viverla un altro modo, quasi obbligati di prendere scelte sbagliate, ma con tanti sogni da realizzare non appena sarebbero usciti da qui.

« Signorina Teresa.. c'è il nuovo arrivato, Edoardo Conte. Edà, m'arrumann fa o brav. »

Guardai Lino lasciare il braccio del ragazzo sotto lo sguardo degli altri seduti che stavano giocando con l'argilla anche se più volte Teresa gli avesse spiegato come usarla.

« Siediti.. dai.. »
« Caggia fa cu sti strunzat? »
« Se non vuoi farlo non sei obbligato. »

Gli rispose Teresa guardandolo.
Aveva lo sguardo triste, cupo, infatti abbassò gli occhi andando a sedersi e intrecciando le braccia al petto senza più parlare. Chi era l'altro?

Pazzo di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora