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Tanto resto sua.
Resto sua perché mi ha avuta per primo, perché anche io, nonostante non fossi stata la prima, l'ho ho avuto prima di tutte, sopra tutte, nonostante tutte.
Resto sua
in quel mio modo di lasciarmi andare lentamente per poi fidarmi del tutto, che gli ho lasciato e non riavrò mai più.
Resto sua
per la risata che ho con lui quando mi fa stare bene.
Resto sua
per le notti in cui gli ho dormito addosso e ho lasciato che fosse ad un centimetro dai miei sogni e dai miei incubi.
Resto sua
per le volte in cui ho pianto con lui, per lui,
per me.
Resto sua
per i primi baci che gli ho dato per quel tempo che mi sembra un'altra vita in cui ho pensato che il per sempre, dopotutto
sarebbe potuto esistere in qualche modo.
Resto sua
per i giorni in cui non sopportavo il mondo
tantomeno me stessa
ma lui sempre, e gli correvo incontro e mi facevo piccola.. quando mi baciava la fronte, gli occhi le mani.
Resto sua
per quel profumo che amava che ti ho lasciato sui maglioni e sul cuscino.
Resto sua,
infine, per quel modo che abbiamo ancora di guardarci da lontano
quando ci incontravamo per sbaglio e lo vedevo che sussultava un po' e mi vedovo da fuori che diventavo pietra e ghiaccio, e dentro mi sentivo che volevo sorridergli  e dirgli che dopotutto, io gli voglio bene e che dopotutto, di tanto in tanto lo pensavo sperando lui tu stava bene almeno come stavo bene io e che, dopotutto..
e li, per sempre,
io resto sua.

Avevamo passato la giornata del suo 18esimo in spiaggia, io mi ero allontanata con Naditza soltanto per un paio di ore per potergli andare a prendere una torta che avevano lasciato a casa di quest'ultima non molto lontano dalla spiaggia.

Speravo davvero che non essendo stato un compleanno monotono come gli altri, si sarebbe divertito diversamente.

-

Erano le 17:20 del giorno del suo compleanno, dovevamo tornare a casa ma i deficienti avevano bevuto parecchio e quindi stavano dormendo sui Teli.

Le uniche non ubriache eravamo Io, Teresa, Nad e Kubra il resto dei ragazzi tutti andati.

Diciamo che io ero astemia quindi soltanto un bicchierino mi avrebbe buttata giù, per questo negai ogni cosa quella sera.

« Amo.. Ciro.. dai alzati.. »
« Mà.. dieci minuti eja.. »
« Ma quale Mà.. Cì sono Giulia, alzati.. »
« Oh amo.. 5 minuti.. »

Sbuffai appena girando la testa affianco a Ciro, rimasi in ginocchio aspettando che si alzasse mentre al fianco aveva Edoardo che si stava appena alzando grazie a Teresa.

« Ma c band e sciem.. »
« Giù.. l'ultima cosa che devo fare prima di morire e vederti ubriaca.. »
« Nei tuoi sogni, briaconn »

Lo presi in giro mentre mi mostrava il dito medio e soffiai una risata girando lo sguardo vedendolo andare via con Teresa mentre gli altri ragazzi riprendendosi andavano via con le loro auto e chi con le proprie fidanzate.

« Amore.. siamo rimasti da soli.. alzati dai.. »

Lo sentii sbuffare e alzarsi dal busto passando le dita sugli occhi aprendoli appena.. allungai la mano al suo viso togliendogli la sabbia e mormorai:

« Pure tu sei un ubriacone eh.. »
« Ma è ancor o compleann mij eh? »

Annuì guardandolo annuire e cercai di non ridere alzando appena lo sguardo ai suoi capelli.

« Amo.. ma sei riccio!! »
« Ricci.. »
« Nono amo.. tien propri e capill Ricc.. »
« Ua.. eh.. »

Lo sentii imprecare e sorrisi accarezzandogli appena il ciuffo riccio che di solito aveva pieno di Gel e lui cercò di sistemarsi alzandosi del tutto.

« Stai bene.. dai andiamo.. »
« Eh ma cu chi jiamm.. io sono venuto con Edo e Teresa.. »
« Scusami? Stai parlando con una neopatentata, bello.. »
« O Giù .. ho appena fatto 18 anni.. »

Lo guardai facendo una finta risata e dopo avergli dato il suo zaino e aver preso il mio arrivammo fino al parcheggio dove entrambi infilammo le scarpe prima di entrare.

« Giù.. guard annanz.. »
« Ciro.. sembri mio padre.. »
« Ma tu ad un vecchio lo fai venire un infarto.. »
« Ma non sto neanche correndo.. »
« Maronna mi.. pienz quand curr.. »

Cercai di non ridere guardando avanti e ci fermammo soltanto 10 minuti dopo avanti ad un Mc Drive, ci fermammo nel parcheggio del Mc a mangiare e poggiai la testa sul sedile sentendo la stanchezza del mare e mordendo il panino ad occhi chiusi lo sentii parlare:

« La mia fidanzata guida.. M'ha portato a mangiare nu panin piccolin invec e m purta' addu Gigin.. »

Non riuscì a trattenere la risata e girai la testa verso di lui aprendo gli occhi:

« Chi è Giggin? »
« Quello che fa il panino porchetta completa a Mergellina.. »

Guardai la sua espressione seria mentre mangiava le patatine siccome il panino l'aveva già finito con un morso e continuai a ridere.

« Tieni non lo voglio.. »
« Amo tu un morso hai dato.. »
« Non tengo tanto fame! »

Lo sentii sospirare e prendere il panino dalle mie mani, mordere quest'ultimo e poi girai lo sguardo a lui sbadigliando appena.

« Stai stanc eh? »

Annuì guardandolo allungare la mano libera nei miei capelli, sentivo il sale del mare ovunque..

« Dopo vai a casa e dormi un po', magari stasera passo a prenderti io.. sicuro mamma ha organizzato qualcos.. »
« Eh? Io da te? »
« Embè? »
« Ma.. »
« Amo.. mamma lo sa di noi, e pure papà.. gli ho parlato di te per giorni interni e per giorni mi hanno chiesto di portarti a casa ma inventavo sempre scuse perché non ci parlavamo.. »

Lo guardai mordendomi il labbro inferiore e sorrisi appena annuendo stringendo la mano sul manubrio.

« Mamma e Rosa ti ameranno.. »

Pazzo di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora