Prologo

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Tossisce.

L'aria bollente gli accarezza le guance, promette pace e tranquillità.

Il respiro affannato impedisce di finire ancora tra le braccia di Morfeo. Il cuore pompa sangue fino alle tempie, la fame d'aria lo confonde e lo mantiene vigile, non gli permette di morire.

Apre gli occhi. Il fumo denso è una coperta su di lui, più in alto il fuoco lambisce il soffitto.

Può muovere solo le dita, un minimo scatto segnala che è vivo.

Compare il sapore del sangue, la gola brucia, sabbia e vetro nell'esofago.

Socchiude le labbra, si staccano tra loro cedendo minuscoli lembi di pelle.

«Mà... pà...»

Il legno scricchiola, cede, crolla lì vicino, schegge in fiamme si disperdono nell'aria.

«Ben...»

Nessuna risposta.

Muove una manina, lo fa male, si copre il naso, la bocca, respiri brevi. Resta sveglio, occhi sbarrati.

Perché?

Le lacrime evaporano all'istante.

Morirò.

Piega una gamba, l'altra ha uno spasmo, non si muove.

Abbandona la testa sul pavimento, si arrende.

Perché?

Rumori confusi, lontani, ovattati. Motori? Passi? Uomini?

«Qui ce n'è uno!»

Sono già in cielo?

Un alieno in tuta ignifuga sbuca dalle fiamme, è bianco, sembra un angelo. Si china su di lui.

«Anche questo è vivo!»

Sta volando, il piccolo corpo viene sollevato, trascinato via, verso la vita, fuori dall'inferno di fiamme che era stata la sua casa.

Le foto in corridoio sfilano, veloci diapositive di una vita morta e sepolta.

Una madre, un padre, due gemelli. Tutto finito.

Escono, l'aria pulita lo fa tossire, vomita tutto sull'erba umida del giardino, pure l'anima.

Perché?

Guarda la villa, una torcia nella notte di Halloween.

Un lamento, si gira. C'è l'altro a qualche metro da lui, sono uguali, identici, è come avere uno specchio davanti. Allunga la manina.

«Ben...»

Crolla. la mano, il braccio, lui. La stanchezza, la paura, l'orrore, tutto viene a galla.

E la rabbia, una promessa.

Me la pagherete.

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