11.

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JEAN

Bene, è tutto pronto.

La casa è stata tirata a lucido come uno specchio, passeremo i tre giorni di festività natalizie qui e ho voluto fosse tutto perfetto.

Non ho mai fatto sgobbare così tanto i domestici di papà, ma sono certo che abbiano compreso. Soprattutto quando gli ho raddoppiato la paga della giornata.

Tanto non pago mica io, e mio padre mi deve qualcosa.

Scendo le scale e arrivo nella sala da pranzo. Tutto è addobbato per l'occasione. L'albero di due metri splende come una collana di perle. Quest'anno ho scelto decori bianchi, rossi e verde bosco.

Ho visto una cosa del genere in una serie tv anni novanta e mi è piaciuta. Quei congiunti festeggiavano attorno a un grande tavolo, c'era anche la loro tata e dicevano che ormai faceva parte della famiglia.

Proprio come noi.

Il campanello suona, vado ad aprire e davanti a me compaiono Ashley e Cass.

Deglutisco. Il viso inespressivo di Ash è bello come al solito. La sua occhiata mi trafigge il cuore, è un po' spento, come al solito.

Tutt'altra tempra quella di Cass. A furia di tenere le sopracciglia aggrottate, le verranno le rughe a trent'anni.

«Benvenute.»

Faccio spazio per farle entrare, chiudo la porta e infilo due dita nel colletto della giacca di Ash. Sfioro la sua pelle. Liscia, chiara, mi ricorda la madreperla ed è una delle cose che amo di lei.

Odora di acqua di mare. Vorrei avvicinare il naso, poggiarci la bocca, assaggiarla, toccarla. Ma non posso.

Mi avvicino, le prendo i lembi della giacca con delicatezza, non voglio farla scappare. Tutt'altro.

Le sfioro l'angolo della mascella con le labbra, mi viene naturale, è talmente bella...

«Dalla a me», sussurro.

Mi riferisco alla giacca, ma lei deve aver capito qualcos'altro perché vedo minuscoli chiodini comparire sull'epidermide.

Sorrido. Basta così, per stasera, anche se... Dio, se ho voglia di sfilarle di dosso questi straccetti.

«Grazie», non mi guarda nemmeno. Oh sì, adoro la sua timidezza, è così eccitante...

E se le chiedessi di uscire, ora?

Il campanello mi riporta alla realtà, per fortuna. Sarebbe prematuro.

Nereo entra in casa, e quasi mi aggrappo a lui come fosse una scialuppa nel mare in tempesta, «Dio, meno male che sei tu. Devi aiutarmi, guarda come si è conciata stasera.»

Lui segue il mio sguardo e si gira. Lei è lì, piegata sulle ginocchia a salutare Alexi. La sua grazia viene fuori anche sotto quei dannati abiti maschili che porta sempre. Più la guardo, più me ne innamoro.

«La solita Ashley, ha pure una camicia da uomo... quindi?» Nero si toglie il cappotto, e me lo porge.

Scuoto il capo, «Ma che ne sai, te...»

Per l'ultima volta il campanello si fa sentire, e per l'ultima volta apro la porta.

Leon e Seth fanno il loro ingresso, hanno due bottiglie di alcolici e un paio di tipici lievitati natalizi tra le mani. Che carini.

«Uh, i dolci, evviva!» Cass li prende e li porta sotto l'albero.

Se continua a comportarsi così, nessuno abbandonerà la band. Chissà cosa le è successo per cambiare in modo così repentino.

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