LEON

Il telefono di Cass squilla di nuovo. Ed è la quinta volta, da quando siamo alle prove.

«Chi è?» Allungo il collo per sbirciare, lei stringe quel coso a sé.
«Non lo so, e non sono fatti tuoi!»

«Oh, scusa!»

Il suo sguardo non mi convince proprio. Sta vedendo i messaggi, si morde le unghie, e poi non è mai stata così presa dal telefono.

Con chi sta parlando?

Riecco la gelosia, mi cresce dentro come un virus, maledizione.

Non devo pensarci.

Concentriamoci sulla pedaliera, vediamo un attimo gli effetti che ho importato. Chissà se c'è qualcosa che sta bene sul pezzo di Seth...

Quel cazzo di telefono squilla di nuovo. Così come faccio a non pensarci?

Mi alzo di nuovo, sto per dirle di spegnere quel coso, ma il suo sguardo mi preoccupa. Ha la parola ansia stampata in fronte.

Non reggo più, «Si può sapere perché fai quella faccia?»

Lei fa un salto così, guarda me, guarda il telefono, «No, niente.»

Adesso mi ha rotto il cazzo. Gli strappo di mano il telefono, e il contatto con le sue dita mi turba. Sono lisce, piacevoli.

Fammi guardare che cazzo stava facendo questa. Ti pareva, tremila chat private su Instag...

...perdio, ma... queste foto... non può essere.
Mi giro verso di lei, ha lo sguardo basso, non vedo gli occhi. Torno sulla chat, scorro i messaggi. Esco, scrollo la lista.

Sono tutte molto simili. E sono... immonde. Insulti, proposte di sesso a pagamento... Inspiro forte, ne ho proprio bisogno. Faccio qualche screen, me lo mando e butto un occhio su di lei. Non si è accorta di niente.

Cancello le tracce del mio passaggio.

«Forse... forse è meglio disattivare il profilo», le ridò il telefono.

Lei lo prende, «Hanno il mio numero. Non so come sia potuto accadere, ma... chiamano di continuo.»

Cazzo, Cass, se fai quella faccia mi si spezza il cuore! Che cosa posso fare per lei? Vorrei fare davvero qualcosa... un abbraccio?

Meglio di no. Non so come potrebbe prenderlo.

«Perché non spegni il telefono? In fondo noi siamo sempre tutti insieme, e Ashley vive con te», propongo. Cerco di soffocare la rabbia come posso, non voglio farla sentire peggio. Non se la sta passando per niente bene, ci manco solo io.

Lei sorride mesta, evita di guardarmi, «Sì, anche se... mi fa incazzare l'idea di dovermi nascondere per stare tranquilla.»

Scuote il capo e mi dà le spalle. La vedo tirare fuori le sigarette, capisco al volo.

«Vengo con te», dico. Non voglio lasciarla sola, non dopo 'sta roba che ho visto.

Ma lei è di tutt'altro avviso, «Scusa, voglio stare per fatti miei cinque minuti.»

Se ne va di corsa, il mio petto si fa pesante.

Nero ha ragione, non posso. Devo imparare a starle lontano, ma... non riesco a non preoccuparmi per lei.

Dovrei... distrarmi, ci penso troppo, sta diventando quasi un'ossessione. Ho bisogno di controllarla per stare tranquillo, devo sapere che sta bene, che non abbia un momentaccio dei suoi, che...

No.
Tutte cazzate. Sono geloso e basta.

Devo distrarmi. Accordo la chitarra, così ho la testa impegnata.

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