NEREO

Cosa sto facendo?

Il fast food è stracolmo di gente, nemmeno fosse sabato sera.

L'angoscia si fa strada in me. Alexi è ancora da Alice, Nadia a decomporsi sotto terra, e io mi sto svagando con una giovane ragazza, oltretutto bella.

Che razza di uomo sono?

«Mai una volta che il bagno delle femmine fosse libero, oh!»

Emerson mi distrae. La sua gonna mi fruscia vicino, non riesco a non fissarmi sulla clavicola evidenziata dalla scollatura.

Immagino. Il collo esile, le mie labbra che lo assaggiano, le mani nella maglietta, sotto la gonna...

«Che vuoi mangiare? Qua fanno un sacco di carne buona, uhm...»

Non riesco a rispondere, la guardo come un predatore che adocchia la preda. Lei non se ne accorge, è tutta presa dal cibo, si mangia le unghie e legge il menù.

Che voglia di alzarle la gonna e scoparla così, seduta su di me, a gambe aperte.

...ma perché la sto sessualizzando? Perché non la smetto, cazzo?

Mi alzo, «Ora tocca a me andare in bagno.»

«Ok.»

Non direbbe così, se sapesse.

Fatico davvero a non accarezzarle la gola, stringo il pugno, lo incollo al fianco.

Mi chiudo nel bagno, ho bisogno di stare solo e riprendermi, regolarmi. Non posso andare avanti così, ma che sta succedendo?

Ho la mano fra i capelli, sono... stupito da me stesso. Non ho mai avuto voglia di fare sesso dopo Nadia, e in realtà neanche prima.

Appoggio la testa al muro, cerco di riportare il battito alla norma, ma quel collo esile compare di nuovo nella mia testa, e tutto quello che le farei.

Immagino, ancora. Io che mordo la gola, le mani che vagano su di lei, i corpi fusi in uno, le spinte, gli ansimi, i gemiti.

La farei godere tantissimo.

No, così non va bene. Porto le mani ai pantaloni, slaccio la cintura.

Fanculo, non ce la faccio più.

«E quindi niente, quella stronza pensava che non mi sarei mai accorta dei chiodi nelle punte, capisci?»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«E quindi niente, quella stronza pensava che non mi sarei mai accorta dei chiodi nelle punte, capisci?»

Emerson sbotta a ridere, e con lei anche io. Ho fatto bene a sfogarmi in bagno, non ne potevo più, ora sono tranquillo, la mia testa è tornata sui binari giusti e posso godermi la serata con lei, come persona.

Fa strano. Non mi masturbavo da una vita, non ne ho mai sentito il bisogno da quando Nadia è morta, ma stasera sono confuso.

Beh, ci penserò più tardi. Questa ragazza mi piace, è ovvio, ma forse potrei anche conservare un rapporto amichevole con lei, e basta.

No?

Mi fa ridere, è buffa come poche, molto lontana da quel concentrato di traumi e depressione che sono le altre tre.

Perché dovrei permettere alla mia ansia di impedirmi di avere un'amica?

Anche se non la vedo proprio come amica, però...

Mi rendo conto ora che ho il suo sguardo addosso. Si sarà accorta di qualcosa?

«Che c'è?»

Lei sorride, «No, è che finalmente stai ridendo, e sono contenta. Mi dispiace vederti triste.»

Di colpo, mi sento tranquillo, un pic nic in primavera sotto l'ombra di un albero.

«Grazie», dico, «sei davvero carina.»

Arrossisce, «Figurati...»

Guardo l'orologio. Devo tornare a prendere Alexi, infilo una mano nella giacca, ma lei si sporge e mi prende il polso. Una scarica elettrica mi attraversa.

«Non ci provare», intima, «Voglio pagare io!»

La guardo come fosse una povera pazza, «Non esiste proprio.»

Pago io. Ci manca solo che faccia pagare una ragazza! Quando torno da lei, è tutta imbronciata. Le passerà.

«Dai, la prossima volta offri te», ridacchio.

Siamo fuori, l'aria è calma e pulita nonostante siamo vicini a Roma. Con l'estate, il traffico aumenta. Fa troppo caldo e tutti vogliono l'aria condizionata.

Ci avviamo all'auto, lei non demorde, «L'idea è stata mia, non capisco perché abbia dovuto pagare tu.»

Siamo quasi arrivati. Di colpo, mi azzanna. L'ansia, la nemica che m'accompagna da qualche anno, e devo inspirare più a fondo per tenerla a bada.

Non adesso, non rompere.

Ma quella vuole proprio rompere, adesso, a serata quasi finita. Perché?

Perché la trovo bella? Perché me la scoperei in ogni modo? Perché sto tradendo Nadia?

Perché?

Mi sto agitando, devo fare qualcosa. Scegliere dove andare e non pensarci più.

Le mani sulle spalle, una piroetta e un bacio, dato quasi al volo.

Lei rimane immobile, non risponde, non reagisce, la lascio andare e sento uno strano tumulto interiore.

Ho fatto una cazzata?

«Scusa», mormoro, «forse ho capito male

Lei porta una mano alla bocca. «No», scuote il capo, «hai capito benissimo, però, ehm... non pensavo di...»

Le tappo la bocca con un bacio, la lingua tocca la sua, finalmente le accarezzo il collo come avrei voluto fare dalla prima volta che l'ho notato. Cazzo se è appagante!

Mi blocco. Quando le ho infilato la mano sotto la maglietta? Mi sono accorto della stoffa del reggiseno appena in tempo, diamine.

Sto già riflettendo su come scusarmi, ma il suo viso... ora che ci penso, non mi ha rifiutato.

Un sospiro, «Puoi... andare avanti, se vuoi.»

Eh no, però... così potrei davvero scoparmela in macchina. Sto già pensando a quale posto poco illuminato possa fare al caso nostro, ma... no, devo darmi una calmata.

«No, anzi... perdonami. Ho esagerato.» La lascio andare, «Siamo anche per strada, che cazzo mi è preso...»

Eh, che mi è preso... lasciamo stare.

«Beh... non sei l'unico.»

...ma sì, continua pure, mi sono solo segato in un ristorante! Mettici pure il carico, tanto, ormai...

Inspiro molto a fondo, «Torniamo a casa, è meglio.»

Sì, è meglio.

Sì, è meglio

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
CreepDove le storie prendono vita. Scoprilo ora