ASHLEY

Oggi Cassandra si è comportata bene con Leon.

Strano. Non è molto da lei.

La sto osservando da diversi giorni, ormai.

In realtà ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di rotto, in lei. La sua aggressività non mi ha mai convinta del tutto, nemmeno quando eravamo a scuola.

Sembra un animale in gabbia, e non ho mai capito perché abbia accettato la mia vicinanza. Odia Leon, ma non odia Jean e Nereo.

Rifugge i contatti fisici.

E poi i vestiti... tre taglie più grandi. Larghi, lunghi, niente trucco.

I capelli neri tenuti corti, trascura il suo aspetto. Non si ama, si odia.

Perché, Cass?

Perché ti tratti così male?

Abbiamo terminato le prove da qualche minuto e lei esce per ultima, spegne la luce. La lascio passare, sono la sua ombra. Due passi dietro di lei, per studiarla meglio.

L'aria fredda della sera mi accarezza il viso. Mi piace. Qui a dicembre fa freddo, da me fa caldo. Da me, a Melbourne. No, non mi manca affatto.

Qui ho trovato qualcosa di più importante. Adoro questi cinque esseri strambi.

«Lavorate, stanotte?» La voce di Jean invade i miei pensieri.

«Detto così suona brutto, lo sai?» chiede Cass.

«Non è colpa sua se lavoriamo di notte», le dico con un sorriso.

«Comunque sì, abbiamo la sveglia alle tre. Diamoci una mossa, scaricare casse è un lavoro di merda, ma dobbiamo pur mangiare.» La mia migliore amica non fa nulla per nascondere l'odio verso la sua vita, come sempre.

Prima o poi capirò il perché. Non mi scappi, Cassandra.

«Tanto domani ci sentiamo. Buonanotte.»

Jean ci lancia un bacio, come sempre, e salutiamo tutti gli altri con le mani per non urlare. Alexi si è addormentata e osservo Nereo che cerca di legarla al seggiolino. Entriamo in macchina di Cass e mi guardo attorno. Voglio essere certa che nessuno ci stia ascoltando.

Indosso la cintura di sicurezza, «Tu e Leon fareste una bella coppia.»

«Ti sei stancata di vivere, per caso?» Nemmeno mi guarda.

«Dico davvero», cerco il suo sguardo. Voglio capire, leggerle negli occhi, «Non fate altro che stuzzicarvi. E poi siete misteriosi e nevrotici allo stesso modo.»

«Potrebbe accusare il colpo e stare zitto, no?»

«Perché dovrebbe? Per fare contenta te? È l'unico che maltratti, secondo me ti piace, altro che misandria.»

Cass frena di colpo, quasi sbatto la testa sul portaoggetti. Il braccio di lei arriva al mio sportello, lo apre, lo spinge via con foga.

«Scendi.»

Aggrotto la fronte, «Scendi te, se vuoi.»

«La macchina è mia, scendi.»

Ah.

Ha ragione.

Meglio non dire nulla, sembra davvero arrabbiata. Raccolgo le mie cose ed esco dall'abitacolo, nella notte fredda.

Lei riparte quasi sgommando. Deve essere... come si dice, qui? Ah, sì.

Deve proprio essere nera.

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