SETH

Ha diluviato per due giorni, e ha smesso proprio stasera che dobbiamo andare a cena con quei due. Non è forse destino, questo? Modalità romantica.

L'aria è ancora un po' umida, sono pentita di non aver portato la giacca di pelle. Il coprispalle che ho messo è ancora troppo leggero, mannaggia a me.

Mi pizzica il naso. Oh, no, mi sporcherò gli zigomi di trucco!

Starnutisco.

«Salute!» Nero sta parcheggiando, ha lo sguardo puntato da un'altra parte. Abbasso lo specchietto del mio posto, controllo. No, il trucco è ok, meno male!

«Vuoi la mia giacca?» chiede. Nero è sempre così premuroso, forse avrei dovuto puntare su di lui.

Faccio una smorfia, «Che figura ci farei con una cosa che non c'entra niente?»

«Scusami tanto, Coco Chanel.» Sorride beffardo. Gne gne gne.

Scendiamo che ancora ci prendiamo in giro, andiamo verso l'entrata e vedo che sorride spontaneo, gli brillano gli occhi.

Guardo dove guarda lui, e c'è Emerson che agita una mano, tutta felice, tutta frizzantina.

Oh Dio, che smielume pure qua...

Remi, invece, sembra l'esatto contrario. Niente apprezzamenti, niente sorrisi. Il giorno e la notte, proprio. Lui è modalità notte, ovvio.

Vorrei chiedergli che cacchio ha, ma Emerson mi prende sottobraccio, senza neanche chiedere il permesso, «Allora, come vanno le tue ricerche?»

Che te ne frega? Razza di invadente.

Nessuno si è mai preso tutta questa confidenza sulla mia storia, chi diamine sei tu per farlo?

«Ho deciso di sospenderle», svelo.

Nessuno parla, Nero mi guarda come se avesse visto un fantasma. Cosa che in effetti sono e sarò sempre, il fantasma di me stessa, quella vera.

«Come mai? Non ne sapevo niente.» Il mio amico è stupito, come dargli torto? Non l'ho detto a nessuno, prima d'ora.

«Ho seguito un consiglio», rispondo. Osservo di sottecchi Remi, che non fa una piega.

Ci avviamo verso il tavolo, mi domando se quel consiglio per lui avesse una qualche valenza o se l'ha dato così, tanto perché non sapeva cosa dire e voleva pulirsi la coscienza. Mah... in fondo mi ha fatto bene, è ok anche così. Modalità zen.

Il nostro tavolo è abbastanza grande, il che mi fa molto piacere. Così quella cozza australiana mi si scollerà di dosso.

Remi siede davanti a me, il terrore mi assale all'improvviso. L'avrò di fronte tutta la sera, per tutto il tempo che questi altri due faranno la coppietta.

Santo Dio... dovrò mangiargli davanti. Vedrà la cicatrice. Vedrà tutto.
Vedrà il mio viso deformarsi ogni volta che metto qualcosa in bocca.

«Emerson», dico, «ti andrebbe di cambiare posto con me?»

Sono falsa come una banconota da tre euro, lo so, ma in questo momento lei mi serve. Devo cercare di salvare il salvabile, non voglio che lui mi guardi in queste condizioni.

Lei mi guarda interdetta, «Scusa, ma ne ho abbastanza di avere davanti Remi. Per una volta, preferisco cambiare panorama!»

Guardo Nero, spero capisca la richiesta di aiuto che gli lancio con lo sguardo.

Ma niente, quello è tutto preso dalla ballerina, non mi calcola proprio.

Porco cazzo.

«E così ti sei stancata di avermi davanti, eh», Remi sorride, «me ne ricorderò.»

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