REMI

Ormai non mi parla da una settimana, e non ne capisco il motivo.

Seth parla con Jean, ma non mi considera. Nemmeno mi ha salutato, stasera.

Ma che cosa le ho fatto?

Mi sento solo... potrei parlare con qualcun'altro, magari. Mi giro, e quello che vedo mi lascia un po' così.

Cass... ha lo sguardo spento. Ha lasciato tutta la pizza nel cartone, le gambe strette a sé, fissa il vuoto. Sembra una bambola rotta, è davvero inquietante!

Non me la racconta giusta, quella lì. Fino a qualche giorno fa interagiva con Jean, e ora?

Devo parlare con Seth. Mi alzo e la raggiungo, se ne farà una ragione!

Le tocco la spalla, si gira e sembra stupita di avermi davanti.

«Possiamo parlare?»

Lei alza le spalle, mi risponde con aria di sufficienza, «Puoi farlo anche davanti a Jean.»

«No, no, io me ne vado. Ho sete.»

Ci lascia da soli, il che mi frega relativamente. Qui c'è qualcosa di serio di cui discutere, e non attendo molto, «Non sono fatti miei, ma... Cass. L'hai vista?»

Lei si gira, «Mi sembra sempre uguale... in fondo, è come se fosse vedova.»

«No, non capisci.»

«Beh, tu non la conosci», fa per allontanarsi da me, «Cass è mia amica e ti assicuro che...»

«Ah sì? Allora vai a parlarle. Chiedile qualsiasi cosa e vediamo come va a finire.»

Mi guarda male, in un modo che non ho mai visto finora. Non mi faccio abbattere e ricambio. Non mi prendo un'occhiataccia senza motivo, e dai!

Mi ascolta, e va verso di lei. Razza di ottusa.

La osservo, le siede vicino, le dice qualcosa.

Attende.

Non si muove, non risponde. Seth mi guarda di colpo, ha gli occhi spiritati.

Hai visto? Ragazzina.

Corre verso Jean, vengo distratto da un contatto.

«Che succede?» Emerson mi ha messo le mani sulle spalle, ma io mi giro quasi infastidito, che è strano.

Fino a qualche giorno fa, sarei stato felicissimo, ma ora sono più concentrato sul fatto che Seth non mi parla più. Mi dispiace molto, e poi non so il motivo.

Emi merita una risposta, «Mi sembra che Cass non ci stia tutta con la testa.»

«Quella lì non c'è mai stata tutta, Remi.»

Mi ruba l'ultima fetta di pizza nel piatto. Non mi piace questa sua superficialità, come ho fatto a non notarla mai prima d'ora?

«Sì, ma così? Sembra una bambola rotta, guarda.»

Lei si lecca le dita, ha finito di mangiare, «Sì, è molto più inquietante del solito. Ma... come mai te ne interessi? Non è da te.»

Già, come mai inizio a interessarmi a loro?

In fondo, conosco solo Seth, quella che sembrava avere meno pare mentali nonostante il suo aspetto. Simpatica è simpatica, ci si chiacchiera bene del più e del meno...

Quella cicatrice piena di buchi, rimanenze dei punti di sutura, le trancia a metà la guancia fino allo zigomo. La parte sinistra del suo volto sembra fusa, come magma.

Mi disturba, è vero, ma con lei mi ci trovo bene. Ho sempre cercato di guardarla meno possibile, ma alla fine...

Mi giro di scatto, sento la sua voce. Sta discutendo... con Jean? Mi passa davanti, mi ignora, sembra tutta presa dal suo amico, è agitata.

C'è qualcosa che non va.

Voglio di saperne di più. Li seguo a distanza, fingo di essere attirato dalla bottiglia di cola sul tavolo. Ne bevo un sorso, tengo gli occhi fissi su quei due, li seguo ancora.

Guizzo dietro un muro appena sento le loro voci.

«Eppure è strano, ultimamente sembrava stare un pochino meglio.»

Jean sembra confuso. Seth scuote il capo, «Dai, non ti puoi riprendere da un lutto come quello.»

«Lo so... è difficile per noi, figurati per lei.»

«Che cosa facciamo?»

Cala il silenzio, mi sporgo appena per controllare che non mi abbiano beccato.

Jean le dà le spalle, batte piano il pugno chiuso sul muro, «Non lo so, Seth, davvero. Il nostro rapporto morboso si sta rivoltando contro di noi.»

«Non possiamo riportare Leon in vita, qualcosa tocca fare.»

«Sospendiamo le prove, intanto. Finiamo questa settimana e liberiamo Eros.»

Noto che Seth sorride, «Questo andrà benissimo a tutti.»

«Penso che Cass dovrà seguire una terapia. Mi sto informando molto, ultimamente. Sai, per Ashley...»

«Come sta?»

Jean scuote la testa, «Non sono ancora riuscito a parlarle. La sto evitando. L'ho forzata a iniziare la terapia, EMDR, però... cazzo. Prima la madre, ora Leon, poi l'alcolismo...»

«Per fortuna è una cosa recente. In teoria, non essendo radicato, potrebbe uscirne in poco tempo, no?»

«Non è così facile. Se è un'evoluzione del rapporto con la madre...»

Rifletto a fondo. Quei cinque affrontano cose che io nemmeno immagino nei miei peggiori incubi. E io vado in paranoia perché lei non mi parla più.

Devono avere due palle così a testa, per non diventare matti.

Seth prende per mano Jean, fissa gli occhi nei suoi. Chiudo il pugno, stringo.

«Fatti coraggio. Ce la faremo, ne usciremo tutti quanti insieme, come sempre.»

Lui sospira. «Come sempre, dici? Anche se siamo solo in cinque?»

«Anche se siamo solo in cinque.»

Si abbracciano, Jean lascia andare la testa sulla spalla della sua amica. Non chiude gli occhi, mi sembra esausto.

...e allora perché mi sento così? Il pugno stretto, una vampata di calore in faccia, provo un fastidio mai sentito prima. Non così, almeno.

Devo andare via, ho bisogno d'aria.

Raggiungo l'uscita a passi lunghi, veloci, devo respirare un po', questo posto mi soffoca!

Esco, la frescura della notte mi dà sollievo alla pelle.

Questa è... una sensazione molto simile a quella che avverto quando Emerson fa la civetta con Nereo. Ho sete. Devo bere.

Riempio un bicchiere d'acqua, lo porto alla bocca e d'improvviso nella mia testa si palesa la definizione a tutto ciò.

No.
Non può essere.

Non può essere

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
CreepDove le storie prendono vita. Scoprilo ora