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SETH

«Prova un dolore totalmente opposto al mio», dico a Nero, «non è proprio in grado di affrontare nemmeno la presenza di Leon.»

Ci siamo riuniti a bere un tè a casa di Jean, sembriamo usciti da un quadro. Jean con la sua camicia dalle maniche a sbuffo, io con indosso uno splendido abito gothic lolita, e Nereo, impeccabile in uno dei suoi completi scuri.

Quasi quasi, per Natale gli regalo un orologio da taschino.

«Diamine, questo è un problema grosso. Potremmo davvero scioglierci durante il tour, se continua così.»

Jean si sta preoccupando troppo. Secondo me, Cass non ci abbandonerà tanto facilmente.

Ma Nero sembra dargli man forte, «Bisognerà trovarsi un'altra tastierista.»

Non hanno ancora capito quanto è fragile, quella ragazza?

Sto per dirlo, ma Jean agita la mano a mezz'aria, «Neanche per sogno, noi rimarremo tutti uniti

Un rumore attira la mia attenzione, e mi giro. C'è Leon, sta uscendo ora in giardino, ha gli occhi fissi sul telefono, come sempre.

...Leon, eh?

E se venisse a saperlo? Cass non vuole, certo, ma Leon è un crocerossino nato, sempre in prima linea quando deve difenderci da qualche hater.

Come reagirebbe se lui sapesse? Secondo me, bene.

Potrebbe addirittura avvicinarsi a lei. Sì, sarebbe una cosa da lui, forse riuscirebbe a starle dietro più di tutti noi messi insieme. Ha l'aspetto di uno scappato di casa, ma in effetti è uno dei più sensibili tra di noi.

Sicuramente più di me. Non riesco a comprendere il problema di Cass, vorrei aiutarla ma non saprei da dove iniziare.

O meglio, non lo sapevo. Ora sì che lo so!

Mi alzo, «Leon!»

Lui si gira, ma non mi guarda. Sta sempre fisso sul cellulare, i capelli rossi gli coprono parte del viso come una cascata. Mi irrita, quando tu lo chiami e lui non ti calcola davvero.

«Dobbiamo parlarti, puoi sederti con noi?»

Gliel'ho detto con un tono duro, ma deve capire che non ammetto repliche. Lui non lo sa ancora, ma ciò che devo dirgli è molto urgente, importante.

Cass è importante, noi siamo importanti, certamente più di qualsiasi cosa abbia su quel telefono.

Mi guarda, ma è ancora un po' distratto. «Solo se è urgente.»

«Lo è.»

«Devo fare una telefonata importante», insiste con la guancia sul dispositivo. Non m'interessa, e gli faccio cenno con la mano. Ho sfoderato il mio sguardo peggiore, che abbia capito? Forse sì, perché mi segue.

Ci sediamo di fronte agli altri due, che ho l'impressione siano un po' imbarazzati. Non capisco, ma so di dover iniziare io. D'altro canto, sono la più brutale del gruppo, non mi pongo il problema quando devo dire qualcosa a qualcuno.

«Si tratta di Cass.»

«Cristo, che ha combinato stavolta?» Leon sembra scocciato, ma nessuno dice niente. I suoi occhi vanno a destra e a sinistra, guarda me, Jean, me, Nereo e me.

Così parlo io, «Potremmo perderla, se la situazione non cambia.»

Finalmente abbassa il telefono, ci guarda. Sapevo che teneva a Cass, Leon è fatto così. Ci vuole bene.

Si fa più attento, «Vi ascolto.»

Nero e Jean si guardano. Che fifoni.
Devo sempre dirle io le cose scomode. Non mi pongo il problema perché vanno dette e basta, fine.

«Va bene, lo farò io», dico, «Ti sei mai chiesto perché Cass si comporta così, con te?»

«Veramente l'ho anche chiesto a lei, più di una volta. Ma mi scappa sempre e non mi dice un cazzo, mi fa venire certe madonne che...»

Di colpo, Leon si ferma. Perché? Che ha visto?
Seguo la linea del suo sguardo, che mi porta su Nereo. Ha una faccia serissima, mai visto così. A tratti sembra... duro? Nero è un po' il papà del gruppo, mi fa strano vederlo così. Con Leon, poi. Praticamente, si adorano. Modalità coppietta, quasi.

«Ci credo che non vuole dirtelo», commenta.

«Dirmi cosa? Che intendi?» Leon inizia ad agitarsi, si tira indietro i capelli.

Alla fine, sono io a dirlo, «Noi crediamo... anzi, siamo certi che Cass tenti di nascondere un brutto, bruttissimo passato. Con gli uomini.»

Il volto di Leon si trasforma, come un fiore che si apre. Passa da semplice rabbia a una dolorosa consapevolezza. Le labbra restano socchiuse, gli occhi vanno a destra e a sinistra. Sta elaborando l'informazione, è chiaro, non se l'aspettava.

E chi di noi se l'aspettava?

Si lascia andare sulla spalliera del divano, mi sembra un palloncino che si sgonfia. Fa strano vedere Leon così, lui che è sempre combattivo, che non si fa buttare giù da niente. Apre la bocca, la richiude e resta in silenzio per un po'.

«Perché non me l'avete detto prima?» Lo chiede in un soffio, un filo di voce.

C'è rimasto male, mi sa.

«Ashley è riuscita a farsi raccontare qualcosa pochi giorni fa, ma neanche lei conosce i dettagli. Non sa quando è successo, per colpa di chi, in che occasione... non sappiamo niente.»

Stavolta è Nereo a rubarmi le parole di bocca. Beh, almeno non sono sola.

Leon annuisce, la sua testa ciondola pesante. Non pensavo che la notizia lo colpisse così tanto.

«Pochi giorni fa, hai detto», si porta una mano al mento, «Adesso capisco perché è così diversa.»

«Stamattina si è aperta un po' anche con me», rivelo, «Ora che lo sai, non farti scoprire.»

«No, scusa eh... ma io come faccio a comportarmi come prima?»

Non ha tutti i torti.

Jean fa spallucce, «Se ti fa incazzare, reagisci come sempre.»

Leon scuote il capo e si alza, infila le mani in tasca, «Non vi garantisco nulla. Ma farò attenzione.»

Il suo telefono inizia a squillare, tutto svanisce.

«Scusate, devo...» ci dà le spalle ed esce in giardino.

Noi siamo muti, la questione ci schiaccia come una valanga di sassi e tronchi d'albero.

Modalità traumatizzati.

Il nostro silenzio fa un rumore pazzesco, il muro che separa Cass da noi si sta sgretolando piano piano. Sono contenta di aver contribuito alla sua distruzione.

«Ma voi sapete se questo qui ha la ragazza?» chiedo.

Nereo annuisce, «Sì, si chiama Ibanez.»

Spiritoso.

Spiritoso

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