CASS

Siamo già a dicembre.

Cazzo, sto battendo i denti. C'è 'sto vento che proprio non ci da tregua, oggi, a Ostia.

Poi, pure la sabbia che mi viene in faccia... puah.

Nemmeno il cappuccio della maglia mi sta salvando, sento già l'aria salmastra che mi secca i capelli. Ma porca puttana, proprio oggi ad Ashley doveva venir voglia di surfare?

Capirai che surf, poi... a Ostia beach. Bah.

«Cass?»

Mi giro verso di lei, mi ha appena chiamata. I suoi occhi azzurri mi fissano.

La sua espressione è fredda come sempre, la sua aria da verginella contrasta col maglione largo che porta. Un principessina infilata nei vestiti di Eminem.

«Che vuoi?»

Aspiro dalla sigaretta, il sapore aspro del filtro attraversa le mie narici. Bleah.

«Sei strana, ultimamente», dice.

Mh... se ne sarà accorta? Mi ha portata al mare per questo? Che romantica.

La guardo. I capelli biondi sulla fronte iniziano a sfuggirle dalla treccia.

Indico il mare mosso col mento, «Non vai a surfare?»

Lei punta il nasino perfetto verso il mare, la imito.

È incazzato quasi quanto me, 'sto mare.

Un rumore mi attira, la sabbia mi entra negli occhi. Cazzo, se brucia!

«Porca puttana, Ash!» esclamò, «C'hai la delicatezza de n'elefante, quando ti alzi!»

Non mi risponde. Figurati, questa non si spreca mai a dire due parole di troppo.

Si sfila il maglione e lo lascia cadere a terra insieme ai jeans. Quanto la invidio, guarda che cazzo di fisico esile c'ha. Pare una tavola da surf, pure io vorrei quel petto liscio.

«Ammira in silenzio.» Lo dice con gli occhi fissi all'acqua.

Mi scappa una risata, «Seh, come no.»

Con la tavola sottobraccio, corre verso il mare grosso. E sono contenta: prima va, prima torniamo a casa.

Mi sgrullo la sabbia di dosso e mi scappa una bestemmia, come ogni volta che mi sporco.

Smetterò mai di bestemmiare? Mah, ero così piccola quando ho iniziato... ormai ce l'ho nel sangue.

Mi riparo gli occhi con le mani dal vento, lancio uno sguardo verso Ashley. Viene dall'Australia, là dove stava lei si surfava tanto, ma qui... mi sa che s'attacca.

Non riesce proprio a trovare un'onda decente, il mare romano è davvero indegno per qualsiasi cosa, dal bagno d'estate a una passeggiatina invernale.

Poraccia, quasi quasi mi fa pena!

Sbuffo divertita: sta già rientrando, sembra un po' abbattuta.

Meno male che torna subito, almeno andiamo da Jean.

«Cazzo, Ash, ti sei bagnata i capelli!»

La sua faccia non cambia. Come se non avessi parlato.

Fa spallucce, «Si asciugheranno.»

«Così ti viene un febbrone e saltiamo le prove col gruppo. Toh, prendi», le lancio l'asciugamano.

«Grazie.»

Oh, no... sta tuonando.

«Muoviti», dico, «che se attacca a piovere, mi bagno anche io.»

«Tanto devi fare la doccia stasera, no?»

La guardo, «Sei una stronza, Ashley. Come ti è venuto in mente di surfare a dicembre

«Potevi dirlo prima.»

«Ah, perché da sola non c'arrivi?»

Carichiamo gli zaini in spalla e ci avviamo in macchina. Ci sediamo, sbattiamo fuori per liberarle dalla sabbia. M'incazzo se si sporca la macchina di sabbia.

«Ti porto al primo bar e ti asciughi i capelli in bagno», le dico. Lei annuisce, dà una pulita alla tavola.

Infilo le chiavi, la sento rabbrividire e accendo il riscaldamento.

«Cass», mi dice, «se arriviamo tardi, Leon si arrabbia, e a me non va di sentirlo.»

«Potevi pensarci prima. Dai, cambiati. Sta uscendo l'aria calda.»

Sposto la testa di lato, almeno non mi pesta mentre scavalca i sedili. Ha la grazia di King Kong, non voglio ricevere una sberla da lei!

«Non voglio vedere parti intime dallo specchietto retrovisore», la prendo in giro mentre sfila la tuta bagnata.

«Allora, guida!»

Quanto mi piace farla incazzare!

Il motore è già acceso, ma meglio aspettare un momento prima di uscire dal parcheggio. Mi guardo attorno, fuori dal finestrino. Non c'è nessuno.

«Hai messo le mutande?» chiedo.

«Anche il maglione», dice lei. La sento armeggiare con la zip dei jeans, e sono sicura di poter guidare.

Butto un occhio al cielo.

Cazzo, quelle nuvole promettono malissimo. Mi sa che dovrò portare a lavare la macchina.

E mi sa che dovremo pure sorbirci la paternale di Leon.

Che palle.

Che palle

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