Attenzione! In questo capitolo è presente una scena di st*pro.
CASS
Anche oggi, niente prove.
Sono in saletta, sola, seduta sulla cassa che era di Leon. Mi manca.
Stare a casa, stasera era impensabile. Non so perché, però... boh. Così.
Credevo di gestire meglio la solitudine, invece no, col cazzo. Jean si sta occupando di quella scema di Ashley, il mio appartamento è un incubo.
Non faccio altro che guardarmi da fuori, sono nel mio corpo sempre di meno e avrei voluto parlarne con qualcuno, speravo di trovarli, ma... sono tutti dietro ad Ashley.
Mi guardo le scarpe, i jeans sono diventati sempre più larghi, come i maglioni che indosso di solito. Sono sempre più magra, ormai ci navigo dentro.
Di chi sono questi passi?
Guardo tutto dall'alto, come se stessi guardando una soap opera in tv. Perché? Ho paura? Non lo so.
Eros si affaccia sulla porta, lo fa con cautela, si guarda le spalle.
«Ciao», dice.
Mi viene incontro, sembro più tranquilla, mi guardo le scarpe, ancora.
E adesso che vuole?
«Anche stasera non c'è nessuno?» domanda.
In realtà dovrei chiudere io il posto e andarmene via.
Sono di nuovo fuori. Il mio corpo scuote la testa. Non una parola esce dalla mia bocca.
Eros stringe le labbra, si gratta il capo, tra i ciuffi biondi. Si guarda attorno, fa un passo verso di me.
Oh, no.
«Senti», sta praticamente sussurrando, «io... volevo dirtelo da un po'.»
Cazzo, no.
Si avvicina ancora, «Non voglio ferirti... non voglio... insomma, non sono più come quella sera al pub. Lì ero ubriaco.»
Rimango in silenzio. Non muovo un muscolo, non spiccico parola.
Non posso controllarmi da fuori.
«So che stai passando un momento difficile, ma... vorrei fare qualcosa per te, davvero.» Mi prende la mano. Molle, debole, morta.
«Cassandra, io... ti amo. Da tanto. Ormai non riesco più a tenermelo dentro.»
Riesco solo a muovere gli occhi, inchiodo i suoi, ma sono senza espressione.
E poi non posso più muovere altro di quel corpo inerme, abbandonato come un manichino per guardare tutto dall'esterno.
Non mi troverà mai, lì dentro.
Non riesco a sentire il contatto tra le nostre labbra, ma lo vedo. Guardo quel bacio viscido che non avrei mai voluto ricevere, il mio corpo è un contenitore vuoto, non reagisce.
Non può essere vero. Non di nuovo.
Le mani sulle braccia, le dita sotto la stoffa della maglia. Non sento nulla, ho perso il tatto.
Posso solo vedere.
E lo vedo avvicinarsi ancora, continua a baciarmi, violarmi la bocca senza neanche chiedere o aspettare un cenno. Trascina il mio corpo a terra, se ne frega delle lacrime che ho sulla faccia.
No... non voglio guardare. Basta.
Chiudo gli occhi. Non riesco a vedere oltre.
Il fruscio degli abiti mi riporta in testa le notti infernali del mio passato di merda. I sospiri di Eros penetrano nel cervello come lumache.
Ringrazio la mia mente malata per avermi dato l'opportunità di dissociarsi dal mio corpo.
«Non vedevi l'ora, eh?»
Una spinta.
«Sei abituata, tanto. Una di più, non ti cambia niente.»
Un'altra spinta.
«Sei caldissima... puttana.»
Ancora che spinge, dove vuole farmelo arrivare?
Mi tappo le orecchie, non voglio nemmeno sentire. Geme, sospira sulla mia faccia, è umido, brutto, insopportabile. Ho gli occhi che bruciano per le lacrime, lui è solo uno dei tanti. Gli unici gentili sono loro, quelli che ho scelto.
E ora, nessuno dei due è qui.
Il rumore della cintura... ha finito?
Ha finito. Finalmente.
Sento i passi che si allontanano, apro gli occhi.
Inspiro a fondo. Sono ancora qui, stesa a terra, i jeans aggrappati a una sola gamba, la maglia accartocciata sul collo. Continuo a fissare il soffitto.
Vorrei strapparmi via la pelle.
Conoscevo la solfa. Non basteranno mille docce per scollarmi di dosso lo schifo, ormai è cucito sull'epidermide.
Strano. Non provo granché.
Solo un lieve dolore alla pancia, che mi stupisce. Del resto me l'ha spinto praticamente in gola...
Sto riprendendo il controllo del suo corpo, iniziano a comparire i dolori.
Ho ancora i muscoli intorpiditi, devo ricompormi. Mi siedo, fa male, mi alzo con difficoltà, inciampo. Mi rivesto piano, lenta.
Guardo la saletta numero due, il nostro posto sacro. Anche questo sono riuscita a insozzare, dovunque vado lascio merda.
Prendo le chiavi, zoppico verso l'uscita, ho il cuore gonfio di fango.
Non sono riuscita a difendermi.
Scusami, Leon.
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Creep
RomanceCassandra ha ventitré anni, suona le tastiere in una band, è innamorata di Leon, chitarrista principale, e nasconde un terribile segreto. E non sa che lui ha una doppia vita. Nessuno di loro lo sa, nemmeno Seth, diciottenne bassista del gruppo, il...