CASS

La luce della lampada sfarfalla, m'innervosisce, la tocco.

Senza questa non riesco a leggere. Ho trovato un libricino che sembra figo, in casa di Jean, che ne ha un botto e non ne legge mai mezzo.

Bella vita che ha fatto Ashley, stando qua. Ti alzi quando ti pare, non lavori, ti mantiene lui che c'ha i soldi... praticamente, Ash era la puttana di Pretty woman.

Mica scema.

Torno sul libro, una storia senza speranza, Le vergini suicide di un certo Eudin... Eugen... Egeun... 'nsomma, di uno. Ha delle vibes che, porca troia, mi torna la voglia di morire. Però figo, mi piace.

Per un attimo mi sono dispiaciuta per 'sti tipi, non ho pensato a Leon, a Jean, ai Bloodshed, alla mia vita di merda. Forse la lettura potrebbe aiutarmi a scappare dalla realtà.

Mi giro il volumetto tra le mani, non è molto grande. Chissà che altra roba ha qui, Jean...

La luce si spegne di nuovo. Che palle, pare infestata 'sta casa.

Sospiro. Magari è Leon. Nah, che cazzo dico.

Guardo fuori. Ci sono le sbarre alle finestre, ma zero persiane, niente tapparelle. Proprio un villone da ricchi.

Guardo nella notte, lei guarda in me. Eh. Bel cazzo di lavoro.

Ho un vuoto assoluto nella testa, non riesco a formulare un pensiero, un'immagine... ho fatto sesso con Jean, non avevo una volontà mia. A lui serviva, mi ha sempre trattata bene, ho solo ricambiato un favore.

Al massimo, sensi di colpa verso Leon. Quelli sì, sempre, ma... una parte di me sa che è morto. Potrei scoparmi il mondo, volendo.

Sorrido. Buffo.

Sono stata con Jean per impedirgli di buttarsi via, ma io sto facendo la stessa cosa.

Mani voluttuose mi prendono, lui si stringe a me. Non l'ho sentito arrivare.

Pure sorda, sono diventata.

Mi massaggia le spalle, è delicato, mi ricorda il sesso che abbiamo fatto.

Ho le sue labbra sul collo, di nuovo, le mani sono sotto la maglietta, sui miei seni, accarezza i capezzoli, tutti e due. Ha scoperto che gli piacciono anche le tette grosse, tipico.

L'abbiamo già fatto tre volte, la quarta non mi va. Anche basta.

Alzo gli occhi al cielo, «Jean, che stai facendo?»

Non stacca la bocca da me, «Voglio ancora fare l'amore con te.»

Cazzo... se non lo fermo, ci ricasco.

«Non è amore, lo sai bene.» Mi alzo, «Tu hai bisogno di conferme, e pensi di poterle trovare da me.»

Mi segue con gli occhi, ha voglia. Si vede lontano un miglio, «Sei la persona che può capirmi meglio di tutti gli altri.»

Che voce morbida... maledetto predatore!

Sospiro, devo darmi un contegno, «Eri distrutto e ci sono stata per impedirti di andare col primo che ti capitava. O peggio, con quel soggetto di Eros. Ma adesso basta.»

Gli pianto gli occhi nei suoi, «Io lo so che sei innamorato di Ashley, che è stato il suo rifiuto totale a mandarti in pappa il cervello. Tieni a bada l'istrionismo, ok?»

«E come? Come?» Inizia a fare avanti e indietro, le dita scorrono fra i ricci lunghi, «Lei non mi vuole, non mi fa avvicinare, mi ha... distrutto l'anima, e io non so, non so come ripararla, non so come riprendermi la mia sicurezza!»

«Non puoi rifugiarti nel sesso, cazzo Jean, sembri un eroinomane!»

«Non conosco altri modi.»

Ah, questo è un bel problema. Dove cazzo è finito il ragazzino maturo che mi ha mandata a calci verso Leon?

La sua saggezza mi ha sempre fatta riflettere, la sua calma, la sua sicurezza...

possibile che fingesse?

Sta lì, le mani fra i capelli spettinati, la camicia aperta che scende sulle cosce magre. I pantaloni li ha mollati in un angolo della stanza, un pugno di stoffa stropicciata.

Lui che è sempre così curato.

«E invece un altro modo c'è», dico di colpo, lui mi guarda, gli occhi scintillano.

E io ti aiuterò.

Lui mi guarda, curioso.

«Vai a riprendertela», dico.

Pare chissà che ho detto, glielo leggo in faccia. In realtà è solo quello che ha tentato di fare Leon con me.

«Sei pazza?» domanda, «Non hai sentito? Non mi vuole.»

«Oh, davvero?» Sollevo le sopracciglia, non gli stacco gli occhi di dosso. Voglio provocarlo, fargli uscire una reazione, pure un vaffanculo mi sta bene.

«E tu, Jean Michel Jaurès, quello che ha domato i suoi traumi, quello che ha regalato un futuro a Seth, ti fai mettere sotto da un semplice no?»

Jean è stupito. Di solito, è lui il provocatore.

«Che fine ha fatto Jean? Chi cazzo sei tu?»

Non mi fermo, devo smuoverlo. Questo deve tornare sui suoi passi, riprendersi quella cogliona ed essere felici, almeno loro.

Sono sicura che ad Ashley non sia passata. Questi due non possono stare divisi.

Studio i suoi occhi, la sua bocca, il suo sguardo. Fisso nel vuoto, perso, sembra tornare in sé, rendersi conto delle cazzate che ha fatto.

Una mano sulla bocca, sembra una diva anni trenta, «Dannazione.»

Eh, era ora. Bentornato.

Quasi evito di respirare, c'ho paura che questo ci ripensa. Ma la sua postura indica che si sta rilassando, può essere che...?

«Hai ragione tu. Non posso farmi atterrare da un rifiuto. Ash ha bisogno di me, checché ne dica.»

Si alza, sul suo viso vedo di nuovo Jean, quello che conosco. Si gira, guarda i pantaloni spiegazzati all'angolo. Fa una smorfia.

«Hai un ferro da stiro?»

«Hai un ferro da stiro?»

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