Attenzione: in questo capitolo è presente un pestaggio.

EROS

E anche stanotte, è arrivata.

Finalmente chiudiamo il locale e ce ne andiamo a casa, non vedo l'ora di fare i soliti quattro passi notturni per prendere un po' d'aria. D'estate è sempre molto piacevole.

Fischietto uno dei pezzi che abbiamo provato negli ultimi tempi, anche se ormai saranno due settimane che non proviamo più.

Quei cinque sopravvissuti si sono chiusi nel loro microcosmo di merda. Senza Leon sono crollati.

Abbasso la serranda elettrica. Tutto è andato secondo i miei piani.

Bastava metterne fuori gioco, uno. Saperlo prima...

Una lieve brezza tira, mi piace. Me la godo tutta sul viso.

Sono davvero felice di aver raggiunto il mio obiettivo.

Se l'è meritato, quella stronza.

Non avrebbe dovuto ignorarmi quando ci siamo conosciuti. Nessuno può trattarmi con quella sufficienza.

In effetti non c'è stata, mi sono solo preso quello che volevo.

Non mi ha rifiutato quando me la sono fatta, ma se fosse stata in un'altra situazione, avrei dovuto usare la forza. Non mi sarei posto il problema, ma sarebbe stato più difficile.

E invece è stato facile. Ho solo dovuto aspettare che le sue difese calassero di nuovo.

Era finalmente sola.

Grazie, Leon, per essere morto. Se non ti fossi tolto dal cazzo, non ci sarei mai arrivato.

Il nuovo vizietto della bionda ha messo Jean fuori gioco. Nereo e Seth non ci stanno con la testa, e lei è rimasta sola.

Più facile di così, si muore.

Non riesco a fermare il ghigno sul mio viso, è più forte di me. Sono stato bravo, ho aspettato, ho studiato la situazione... e alla fine, ho vinto.

Attraverso la strada quasi deserta, torno sul marciapiede e imbocco la via di casa. Che ore sono? Voglio proprio fare una doccia e togliermi di dosso la giornata.

Mi leggo qualcosa su internet, magari il giornale di oggi, che non ho avuto il tempo.

Oppure...

Mi lecco le labbra. Magari domani posso fare un salto da Cass e gustarmela un po'. Tanto non si ribella mai, quando me la scopo.

Vedo la porta di casa mia, tiro fuori le chiavi e inizio a sgranarle.

C'è qualcuno appoggiato alla parete, sta fumando una sigaretta. Starà aspettando l'autobus?

E allora, perché si stacca dal muro quando mi fermo per aprire il portone? Lo guardo, non so chi sia. Che cosa vuole? Rapinarmi?

Faccio un passo per allontanarmi, ma una mano mi prende per la maglietta, mi stringe il collo, incespico, scivolo, il muro mi accoglie. Un dolore acuto si origina dietro la testa, vedo solo lucine colorate. Che caz...?

Un ginocchio affonda nel mio ventre, sbocco saliva, sputo anche gli occhi di fuori, non mi lascia andare, mi schiaccia verso il palazzo col ginocchio, tocca una costola.

Un rigurgito mi esce dalla bocca, fatico a respirare. Mi lascia, scivolo a terra, non capisco niente. Cos'è questa violenza? Perché?

Mi accascio, si avvicina, mi calcia il fianco. Cazzo, che male! Ma è pazzo? Che vuole da me?

Non so come difendermi, non ho mai avuto il bisogno di sporcarmi le mani con nessuno... sono un manipolatore, me la prendo con le donne e coi ragazzini, cristo!

Mi trascina... dove? Sono supino, un pugno cala su di me, sento il crack dello zigomo. Me l'ha rotto! Cazzo, mi ha rotto la faccia!

Non faccio in tempo a gridare dal dolore, mi solleva la gamba a mezz'aria, ho gli occhi appannati ma riesco a vedere che punta un piede sul mio ginocchio.

Ho un colpo al cuore. Non vorrà...?

«No, fer...»

Non so cosa arriva prima al mio cervello, se il suono dell'osso che si spezza o il dolore. Urlo al cielo, non quantifico il male che fa, non ho mai provato una cosa del genere! Respiro male, non ci vedo, ho lo stomaco a pezzi... che cosa vuole farmi, ancora?

L'altra gamba? No... no... no!

 no!

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