Nereo e Seth entrarono nelle loro stanze, Jean accompagnò Ashley nella sua, lontana dagli altri.

«Non mi va di dormire qui», disse lei.

«Non sei tu a decidere.»

«Senti, sono rinchiusa da una settimana. Non tocco più un goccio d'alcol, e francamente ora vorrei solo andare da Cass.»

«A fare che? La svegli, e poi?»

Ashley abbassò lo sguardo, «Non voglio svegliarla. Vorrei... abbracciarla.»

Jean aggrottò la fronte, «Non ti sembra un po' tardi per starle vicina?»

Lo sguardo che la ragazza gli rivolse fu un concentrato d'odio, «Se tu non mi avessi rinchiusa qui dentro, magari...»

«Mi stai dando la colpa?» Il ragazzo sembrò divertito.

«Devi ammettere che non essendo lì, non me ne sono accorta. Mica ho la palla di vetro, eh!»

«Ma che cazzo dici, Ashley? La tua unica preoccupazione era bere per non pensare, e adesso mi stai dicendo che ci avresti pensato te a lei? Ma se nemmeno compravi più da mangiare per te stessa!»

«Io almeno una scusa ce l'ho, e tu?»

Jean la guardò. La rabbia iniziò a risalire il suo corpo.

«Che scusa dovrei avere, io?» chiese.

L'altra ridacchiò, «Sei stato il primo ad approfittarsi di lei.»

«Era d'accordo, non l'ho forzata.»

«Te ne sei approfittato quando era più vulnerabile, te la sei scopata che era debole! Sei come Eros, l'hai usata e basta!»

«L'ha voluto anche lei. Cosa pensi di ottenere accusandomi? Speri di sentirti meglio con la coscienza?» Jean le si avvicinò, «Ti svelo un gossip. Non starai meglio. In fondo sai che se non sei riuscita a starle vicina, la colpa è solo tua.»

Uno schiaffo colpì il giovane sul volto, tanto forte da farlo voltare di lato.

Il tempo si fermò. Il capo di Jean tornò lento al suo posto, gli occhi traboccavano di risentimento.

Afferrò le mani di Ashley portandole dietro di lei con una forza che di rado tirava fuori, Si avvicinò col viso a poca distanza dal suo. Sentì il suo respiro vicino. Non sapeva più di alcol.

Strinse i ciuffi biondi tra le dita, le tirò la testa indietro e la baciò con una foga che non gli apparteneva.

Perse il controllo delle sue azioni. La rabbia, la tristezza e la frustrazione, tutto andò a finire in quel contatto tra i due. Quattro mani liberarono i corpi di abiti ormai superflui, e solo quando furono pelle a pelle, Jean iniziò a sentirsi a casa.

Entrare in lei fu liberatorio, qualcosa che aveva atteso per troppo tempo e che finalmente si stava concretizzando. Gli sembrò che tutto tornasse al suo posto, che la sua vita tornasse sui binari corretti.

Nient'altro aveva importanza.

Nient'altro aveva importanza

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