LEON

Cass se ne sta da sola, accucciata in un angolo, e sta zitta. Il che è un mezzo miracolo, ma mi fa anche preoccupare.

Forse ha paura del pubblico? Del giudizio? Eppure ieri sera è andato tutto bene.

Quasi, quasi era meglio quando era misandrica, almeno stava bene.

No, ho detto una cazzata. Era così proprio perché si teneva tutto dentro, sopportava tutto da sola e stava una merda.

Jean l'ha capito, è stato molto gentile. L'ha consolata, le ha fatto una carezza, c'ha parlato... un'altra volta avrei pensato ci stesse provando, ma non in questo caso, non con lei.

Spero.

Sarà anche una puttana, ma Jean non è così testa di cazzo.

Ma adesso è sola, e ci sta pensando, figurati. Mica smetti di pensarci perché gli amici tuoi ti accettano. Mi avvicino, vorrei dirle qualcosa, ma non so cosa.

Devo dirle qualcosa, devo fare qualcosa.

«Ehi.»

...salutarla con 'sta voce roca non è il massimo, ma almeno rompo il ghiaccio, no?

Lei alza lo sguardo su di me, ha gli occhi lucidi.

Mh, butta male.

«Ehi», risponde con un soffietto di voce.

...bene, e ora?

Non sono abituato a lei in questa versione, tutta orecchie basse come un cagnolino. Mi ha sempre preso a parolacce, era aggressiva, le davo un paio di risposte e poi la mollavo nel suo brodo d'acido, ma così... mi spiazza.

Questa non è la Cass che conosco. Come mi comporto?

Mi siedo vicino a lei, che si allontana appena. Ha i pugni chiusi uno dentro l'altro, le nocche sono bianche. Stringe forte.

Non sono sensibile e ruffiano come Jean, però forse qualcosa posso fare anche io.

«L'altra volta ti sei scusata per come mi hai maltrattato», lo dico senza guardarla, «Non c'è problema. Non ti posso capire, ma posso provare a comprendere. Teniamo tutti a te, anch'io... nonostante tutti i morti che mi hai tirato.»

Quello è un sorriso? Sembra. Non lo so.

Le metto una mano sulle sue, vorrei che capisse che non ce l'ho con lei per quello che mi ha potuto dire in passato, che le sono vicino come tutti gli altri, ma lei si sposta. In fretta, all'improvviso, e poi inspira. Ha il respiro rotto, me ne accorgo solo ora.

«Scusa», mormora veloce.

«No, scusa tu. Non... non ci ho pensato.»

Sospira di nuovo, abbassa la testa, quasi s'incassa nelle spalle. Maledizione...

Mi guarda, accenna un sorriso stanco, «Grazie. Per me è importante. Ho temuto di perdervi tutti quanti. Non l'avrei sopportato.»

«Non accadrà.»

Stavolta è lei a prendermi la mano, e mi stupisce. La sua è fresca, morbida, e mi fa piacere che abbia cercato un contatto. Mi fa stare più tranquillo.

Si alza e se ne va per affari suoi. Forse le ho dato fastidio?

Nereo mi viene vicino, si siede, «Pronti?»

Ora devo pensare al concerto, non devo distrarmi.

«Sì!»

Sono più tranquillo, ora. Infilo l'Ibanez a tracolla e vado verso la porta.

 Infilo l'Ibanez a tracolla e vado verso la porta

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E anche questo concerto, è andato bene.

Ne stanno parlando tutti, il pubblico di Milano è stato molto accogliente, ed è buono per noi. Non mi va di partecipare, sto ancora pensando a Cass, a come possa sentirsi.

Stanno tutti chiacchierando, sono tutti belli allegri, li osservo e osservo anche lei.

Mi viene mal di testa, porca puttana. Questa qui è diventata un'altra persona, non parla, non interviene, sorride ma ha una faccia stanchissima... che fine ha fatto la sua aggressività?

In quale cazzo di buco nero è caduta?

«Martinelli... sei proprio tu?»

...eh?

Qualcuno mi tocca la spalla, e mi giro di botto, anche un po' incazzato. Chi cazzo sei, che ti tocchi?

Davanti a me c'è un tizio giovane, forse ha la mia stessa età ma non so proprio chi possa es...

Oh, Cristo...!

«Oh... mi sa che ho preso un granchio», lui si scusa.

Meno male.

«Già», dico.

Ma non se ne va, 'sto stronzo. Mi scruta in faccia, come se fossi la mappa per un tesoro, e non mi molla mica.

«No, è che... sei uguale a un mio compagno di classe. Un ragazzino del conservatorio che è scomparso nel nulla. Scusate ancora se...»

«Come hai detto che si chiamava?»

Ashley, fatti i cazzi tuoi!

«Martinelli», rispose quello, «Benjamin Martinelli. Ma non importa, scusate il disturbo!»

Si vede che è in imbarazzo, ma se ne va prima che io possa dire qualcosa.

Mah.

Sento l'inconfondibile picchiettio delle dita di Seth sul tablet, e allungo il collo per impicciarmi.

«Oh, ma è una storia terribile», si liscia il ciuffo sulla guancia.

Ashley allunga le braccia e le ruba quel coso, la vedo muovere gli occhi, quindi sta leggendo. Già, ma cosa? Se si degnasse di dircelo...

«Beh, sembra che questo ragazzino e il fratello siano spariti eoni fa da Milano. Il padre era tipo uno spacciatore ed è stato ucciso in un agguato con tutta la famiglia. Anche i bambini sono morti», legge.

«E quanti anni avevano?» chiede Nereo.

«Tipo otto, dieci. Giudico dalla foto, qua non c'è scritto.»

«Mai che mi scambiassero per uno coi soldi», sbuffo.

Ed è vero. Potrebbero farmelo 'sto favore, ogni tanto.

Scoppiano tutti a ridere e allungo lo sguardo verso Cass. Anche lei sta ridendo.

Mi lascio andare sullo schienale. Ora sono più tranquillo.

 Ora sono più tranquillo

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