«Che cazzo è successo?»

Jean avanzò nel corridoio dell'ospedale in evidente stato di agitazione, e nessuno se la sentì di dirgli di fare piano: Seth era per lui al pari di una sorella carnale, il suo mood era più che comprensibile.

«Non lo so», rispose Nereo, «un tipo ci ha tagliato la strada, ho inchiodato e... ha iniziato a delirare. Ero fermo all'incrocio, non è successo niente, ho anche accostato! Ma lei è svenuta, e l'ho portata qui.»

Ashley si avvicinò con cautela, «Jean... tu conosci Seth, meglio di noi.»

Il ragazzo batté un pugno sul muro. Seth era la sua migliore amica e non era mai accaduta una cosa del genere.

Se dovesse scoprire la verità...

«Jean, che sta succedendo?» Nereo iniziò a spazientirsi.

«Non posso dirvi niente, mi dispiace.»

Li lasciò tutti a bocca aperta, rifugiandosi nella stanza di lei senza dare tempo a nessuno di spiccicare parola. Ne avrebbe atteso il risveglio, poi le avrebbe raccontato tutto: l'incidente, il salvataggio, la corsa in ospedale, i sensi di colpa...

Non avrei mai potuto lasciarla sola dopo quello che avevo visto.

Non aveva causato direttamente l'incidente, ma ne era stato coinvolto. Ciò era stata una motivazione sufficiente a farlo smuovere per regalarle una vita nuova, che potesse essere migliore sotto ogni punto di vista.

Lo sguardo andò a lei, e il ragazzo sobbalzò: l'amica non solo era cosciente, ma lo stava fissando senza sosta. Lo sguardo stanco gridava disgusto.

«Allora sei sveglia.»

Seth dischiuse le labbra, «Non ho avuto un'incidente aereo come mi avevi detto tu, vero?»

Il ragazzo lasciò ciondolare il volto verso il basso, nascondendosi tra i ricci.

«Perdonami», disse, «non volevo dirti che c'ero anch'io. Mi sentivo in colpa.»

«Sei uno stronzo, Jean Michel.»

Lui annuì.

«Ora puoi farmi l'onore di raccontarmi cos'è successo?» domandò Seth.

«Vorrei sapere tu cos'hai visto.»

«Mia madre. E l'incidente.» sospirò la ragazza, «Lei mi chiamava per nome. Melissa, ha detto. Lo sapevi?»

Si chiama Melissa, quindi.

Jean fece cenno negativo, «Ero in un taxi, ero appena sbarcato a Roma e stavo andando a casa di papà. La macchina ha sbandato finendo sulla vostra carreggiata, i tuoi hanno sterzato ma... siete finiti fuori strada.»

La tensione riempì l'aria. Gli occhi della ragazza rimasero fissi nel vuoto, nemmeno sbatté le palpebre.

Inspirò forte. Sembrava voler digerire la notizia.

«Cos'è successo dopo?» chiese con un filo di voce.

«Io e il tassista abbiamo inchiodato, siamo scesi, ma la macchina è... saltata in aria. Ero nel panico totale. E poi ho visto te, buttata sul prato. Eri viva e chiamavi tua madre. Mentre ti portavamo in ospedale, sei svenuta. Perdevi un casino di sangue, io... io... non sapevo cosa fare. Sono rimasto qui vicino a te finché non sei uscita dal coma.»

«E tuo padre?»

«Mio padre», Jean sghignazzò isterico, «mio padre ha detto che non c'entravo nulla. Che non guidavo io. Mi ha detto che sono stato coraggioso, ha cercato di tirarmi su, ma... assistere a una cosa del genere...»

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