ASHLEY

«Sono più teso stasera che alla prima data!»

Sorrido.

La data di Bologna è sold out da un po' di tempo, ci credo che Nero è agitato! Ci sarà più gente del solito, stasera.

Le voci di Cass e Jean attirano la mia attenzione. Sembrano divertirsi un mondo, stanno chiacchierando fitto fitto da oggi pomeriggio. Lui dice qualcosa, le rivolge uno sguardo pieno di dolcezza, lei ride senza guardarlo. Tiene sempre gli occhi bassi, ultimamente, come se si vergognasse di esistere.

Mi fa piacere che almeno lui riesca a farla aprire, magari è un piccolo passo verso di noi.

Il sorriso svanisce dal mio volto, e penso.

Hanno un rapporto speciale, quei due, qualcosa che nessuno'altro tra noi potrà mai avere, e... cos'è questa sensazione che ho nel petto?

Mi porto una mano sullo sterno, lo sento, mi schiaccia appena il torace.

Sono invidiosa? Gelosa?

Li guardo di nuovo. Cass è fragile, si vede da lontano, e questo la rende più bella.

Più invitante per uno come Jean? Può davvero vederla come una preda?

...

...negli ultimi giorni mi ha dato meno attenzioni. Guardo in basso.

Sì, forse sono un po' invidiosa.

«Mezze seghe, quanto vi ci vuole a vestirvi?»

Il richiamo di Leon mette a tacere la gelosia che ho nello stomaco. Grazie al cielo.

Ha ragione, ho ancora solo la t-shirt addosso. Indosso la salopette in men che non si dica, infilo gli anfibi, mi siedo e mi rendo conto dopo una manciata di secondi che li sto stringendo troppo.

Uff...

«Io sono pronto da un pezzo», Jean alza la mano, «ci andiamo a divertire un po' io e te?»

Mi esce uno sbuffo di sorriso, ma Leon con raccoglie la provocazione. Poggia un piede sulla panca, sistema la chitarra sulla coscia e strimpella Even flow.

Di nascosto, guardo Cass. Ha lo sguardo puntato di soppiatto su di lui, che, come sempre, non si rende conto di nulla.

Se non altro non lo sta insultando per il rumore che fa!

Scuoto la testa e mi giro, sobbalzo. Seth mi sta aspettando con un'espressione sorniona, «L'hai vista? Sta sbavando come una lumaca.»

Anche lei è pronta, in uno dei suoi abitini goth con una velina che le copre le ferite sul viso. Mi alzo ed esco per andare a prendere la chitarra, supero la porta e non faccio in tempo a fare altri due passi che qualcosa mi afferra e mi trascina in un angolo isolato dietro al palco.

Che diamine succede? Cerco di fare resistenza, ma la presa è forte abbastanza da trattenermi senza farmi male. Solo quando passiamo sotto a un sottile fascio di luce sbucato dal tendone, riconosco il rapitore.

«Jean... che vuoi?»

«Non dire nulla.»

Mi fa girare, per un attimo perdo i riferimenti spaziali, poi sento il suo petto addosso alla mia schiena, le braccia mi circondano delicate, il suo profumo m'invade la testa.

Le sue labbra mi sfiorano la nuca, il respiro è calmo.

Chiudo gli occhi. Mia madre arriverà, è questione d'istanti, rovinerà tutto, come sempre. Mi stringo appena a lui per godermi questa sensazione di pace.

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