CASS

«Zio Leon!»

Alexi squittisce e lascia la mano di Nereo. Leon si abbassa per prenderla in braccio.

Come al solito, se la spupazza come un peluche.

«Ciao, Lexi! Sei pronta per il valzer?»

Quella ragazzina ha una cotta per lui, e come darle torto?

Leon è buono come il pane.

Ok, fa ridere che lo dica io perché lo odio a morte, però... oh, cazzo! Ci siamo incrociati, porca puttana, ma perché mi sono messa a fissarlo?

Oh, no... ci risiamo. Mi fa sempre quest'effetto del cazzo, me ne devo andare, devo stare sola, gli altri non devono vedermi così!

Imbocco l'ingresso della sala prove e scendo le scale di corsa. La saletta numero due, nostra fissa da un anno ormai, ha già tutti gli strumenti all'interno.

Accendo la luce, la Korg scintilla come il mare sotto la luna. L'ho presa argentata, la preferivo al nero.

Di nero c'è già la mia cazzo di anima, direi che basta e avanza, no?

Mi giro, c'è un rumore. Gli altri stanno già scendendo le scale, i miei occhi sono ancora lucidi.

Non mi faccio beccare da loro come una stronza.

Stacco tutti i cavi della tastiera e li mescolo tra loro, così posso dare le spalle alla porta e fingermi impicciata. Non voglio dare spiegazioni, loro non devono sapere un cazzo della mia vita di merda.

I rapporti umani sono estenuanti.

Ashley s'inginocchia vicino a me. Vedo la sua treccia bionda, lunga, cicciuta. Pare Rapunzel, con 'sta matassa infinita di capelli.

Sono bellissimi, ma la sua è solo fortuna. Ha una DNA della madonna, sembra una principessina triste infilata negli abiti di un contadino degli Stati Uniti del sud.

Porta sempre 'ste cazzo di salopette, una canottiera bianca e gli anfibi ocra Timberland.

Ce l'ammazzano a mettese una gonna. Nemmeno a pagarla, non ha mai avuto la benché minima voglia di farsi bella.

Ma non le serve. Bella lo è, per davvero.

«Ti sta così antipatico, quello?»

Me lo chiede senza porsi il problema. So che si riferisce a Leon.

Mi stringo nelle spalle, «Tutti gli uomini mi stanno sulle palle.»

Magari se la beve. Le mezze verità sono sempre la cosa migliore, di certo non mi metto a dirle la verità. Tempo zero, e Leon saprebbe tutto.

«Tranne Jean e Nereo, però.»

«Jean ha una situazione particolare, Nereo è vedovo e cresce una ragazzina da solo. Non potrei mai odiarli.»

«Sì, certo. La tua... misandria non mi convincerà mai, sappilo.»

Devo davvero sforzarmi per non alzare gli occhi al cielo, ma dentro di me... perdio, quanto è insistente! Ma perché non si fa un pacchetto di cazzi suoi?

Il rumore di passi mi fa capire che sono arrivati anche gli altri. Dio c'è! Ogni tanto fa un favore anche a me.

E ti credo... con quello che mi ha combinato, è il minimo.

Gli occhi ormai sono asciutti, posso girarmi verso di loro.

Guarda che carino, Nereo che infila le cuffie anti rumore alla pupa. Se solo Nadia ci fosse ancora...

Mi avvicino alla tastiera, l'accendo. Premo un tasto, accenno due accordi e una melodia. Tutto ok, pare funzioni.

Proverei anche gli effetti, ma non voglio sovrappormi al basso di Seth. Me lo faccio bastare.

I miei occhi si posano sulla schiena di Leon. I suoi capelli lunghi scendono come rivoli di sangue. Sono bellissimi.

Lui è bellissimo.

Scuoto la testa, di colpo. Non devo perdermi in queste stronzate, non è roba per me, non lo è mai stata e non lo sarà mai.

Nereo accenna una battuta sul rullante, si gira verso sua figlia. Alexi non ha sentito niente.

«Con cosa iniziamo?» ci domanda

«Domination?» propone Leon. Cazzo, la sua voce è così... calda.

«C'è una bambina», glielo ricordo solo per distrarmi. Contraddirlo ogni volta è l'unica cosa che mi fa rimanere me stessa.

Devo allontanarlo, lo odio. Non ho altro modo per resistere a questa... cosa che ho dentro.

«Come se non l'avesse mai sentita prima.»

Quanto è stronzo, quando mi risponde!

«Eh, a casa ogni tanto la canticchia pure.» Nereo ce lo svela, mi sembra un po' abbacchiato.

In effetti, una bambina di tre anni che canta i Pantera... non è che sia proprio il massimo.

Una veloce rullata di Nero parte, e la riconosco subito. Nippon dei Lamb of God, una delle preferite di quei due.

E infatti, Leon gli va subito dietro. Non riesco a non guardarlo, anche se... cazzo, Cass, datti una regolata!

Gli altri non si accorgono di me. Vanno tutti dietro al pezzo, e posso tirare il fiato per un dannato minuto.

Gli occhi scuri di Leon sono tutti per la sua fidanzatina, la chitarra. Figurati, non si scolla mai! Già è tanto se non ci dorme insieme, a volte pare autistico.

Fammi fare un filmino col telefono, così faccio un reel per Instagram e penso ad altro. Devo pensare ad altro.

Che peccato aver perso l'intro di Nero, gli è venuta davvero bene!

Finiscono in breve tempo. Sono tutti soddisfatti, questo gruppo di stronzi, e mi viene voglia di farglielo pesare.

Incrocio le braccia, «Grazie per avermi fatta fuori dal riscaldamento, siete dei veri amici!»

«Dai, fatti un Beethoven e non rompere i coglioni, su.»

Se Leon mi parla ancora così, gli dò una testata e gli rovino quel bel visetto che si ritrova.

Mi sparo il terzo movimento della Sonata al chiaro di luna. Ma sì, tanto...

Mi perdo nel crescendo, è veloce, furioso, quasi come me. Posso buttarci sopra tutto l'odio che ho per la mia esistenza, il mio passato.

E poi mi torna in mente lui, quello stronzo che mi ha rovinato la vita.

E la sanità mentale.

...ciò che ho fatto è imperdonabile. Ma era necessario.

Lo penso mentre chiudo il pezzo, troncandolo a metà. Fisso la tastiera, spazi bianchi e neri, nemmeno un grigio.

Proprio come la mia mente.

Potrò mai perdonarmi?

No, perdio. Sono rovinata, ormai non c'è un cazzo da fare.

Jean si schiarisce la voce e mi riporta alla realtà. Meglio così.

«Ok, ci siamo scaldati tutti», dice il moccioso, «possiamo passare ai nostri pezzi, adesso?»

«Ok, ci siamo scaldati tutti», dice il moccioso, «possiamo passare ai nostri pezzi, adesso?»

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