JEAN

Le urla di Ashley sono ormai un'abitudine, la tengo d'occhio ormai già da qualche giorno.

Mi siedo vicino alla porta della sua stanza e mi leggo un libro, in tutta tranquillità. Non voglio che si faccia male da sola, e se qualcosa mi preoccupa, posso entrare e dare un'occhiata.

«Jean?»

La mia tata mi chiama dal corridoio. Ha le mani giunte sul petto, quella posa misericordiosa che le donne di un certo tipo utilizzano quando devono parlare di questioni importanti. E immagino già di cosa si tratta.

«C'è Nereo.»

Mi spiazza, ero certo volesse parlare ancora della condizione di Ashley. A questo non avevo pensato.

Un tonfo proviene dall'interno della stanza. Ha di nuovo lanciato la sedia sulla porta, figurarsi. L'alcol è davvero una brutta dipendenza da cui uscire.

La mia tata sospira, «Jean... in effetti dovresti liberarla.»

«Sto studiando un metodo per farla uscire da quella merda», le sventolo sotto il naso il libro che sto leggendo, «Vedi? DSM. Qua dentro c'è tutto quello che fa al caso nostro.»

«Tu sei tutto scemo.»

La voce di Nereo mi sorprende. Viene verso di me, quindi congedo la signora e accolgo il mio amico a braccia aperte.

«Ciao anche a te», dico.

«Dov'è?» chiede, «Dove l'hai chiusa?»

«Sono qui! Nero, aiuto, fammi uscire!»

Alzo le mani a mezz'aria. Ashley continua a dimenarsi nella sua stanza, non ha proprio intenzione di arrendersi! Prima non era così, quella robaccia ha davvero sdoganato i suoi istinti peggiori.

«Dico, sei impazzito? Questo è un sequestro di persona!» Gli occhi di Nero sono iniettati di sangue.

Incrocio le mani al petto, «Meglio una denuncia a me che vederla morire senza aver fatto niente.»

«Ah sì? E come penseresti di curarla?»

«Intanto la tengo lontana dall'alcol, poi sto vedendo cosa posso fare.»

«Tu non puoi fare niente, Jean!» Sta gridando, «Non sei un terapeuta, a questa qui serve uno psicologo, e forse pure degli psicofarmaci!»

«Ehi, guarda che vi sento!» Ashley sembra indignata.

«Sta' zitta, ti ci sei messa tu in questa situazione!» la rimbecca Nero.

Gli batto le mani, «Finalmente ne hai detta una giusta.»

«Jean», il suo sguardo è serio, «Ashley ha bisogno di una terapia vera. Bisogna che contatti un professionista e la faccia seguire perché da sola non ce la fa.»

So che dice la verità, e la penso come lui, ma anche io ho dovuto avere un paio di giorni per recuperare la mia mente devastata. Ashley ha quasi ucciso tutti i risultati che ho conquistato negli anni, ho bisogno di capire cosa posso fare per lei, come posso aiutarla.

Chiamerò di certo un professionista per una terapia mirata, ma dopo quell'ora al giorno, lei sarà con me. Devo adeguare la mia casa ai suoi bisogni, altrimenti sarà tutto inutile.

Annuisco, «Sì, anche se... avrei voluto essere io a fare qualcosa per lei.»

«Jean, serve anche a te», continua Nero, «sei ricaduto nei meccanismi dell'istrionismo. Io una chiacchierata me la farei, fossi in te.»

Chiudo gli occhi e ricordo tutto.

La mancanza delle sue attenzioni, la paura di essere sbagliato, il terrore di non essere abbastanza per lei, la solitudine insopportabile, il bisogno di averla vicino in un momento di difficoltà come la morte di Leon.

E poi sono stato a letto con Cass. Come ho potuto?

Guardo Nero negli occhi. «Hai ragione.»

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