EMERSON

Rientriamo, saluto Remi e mi ritiro veloce nella mia stanza. Mi strucco e non penso a niente, poi mi butto tra i cuscini, ci sprofondo dentro.

Questa stanza ha ancora bisogno di arredi, ci andrò presto, e mi fa piacere avere qualcosa a cui pensare.

Stare dietro a uno come Paparino è impegnativo. Bello, è bello, per carità, però... ha sempre quel muso.

Sembra che fa tre passi avanti e cinque indietro. Un giorno è amichevole, quello dopo è ritroso.

Non lo capisco.

Beh, certo, io non ho visto il mio compagno e il mio migliore amico morire. E poi ha una bambina piccola. La sua vita è davvero difficile.
Ma non potevo farmene piacere uno normale?

Mi giro nel letto e chiudo gli occhi. Immagino quei capelli neri come la pece, fantastico di passarci le dita e saggiarne la morbidezza, guardare nell'abisso oscuro dei suoi occhi. Chissà quante cose nascondono, quegli occhi.

La tristezza, la sofferenza, la solitudine.

Eppure affronta tutto con una serenità disarmante.

Sorrido. Mi piace davvero molto, lo voglio.

Lo desidero. Voglio arrivare a un contatto fisico con lui, voglio averlo, abbracciarlo, baciarlo... ah, cosa sto pensando? Non sono mai stata così disponibile verso gli uomini!

Vado solo con quelli più meritevoli, ogni tanto. Se la devono guadagnare, la pagnotta, e io non sono certo tipo che la cede a tutti.

Però, lui ha già affrontato molta sofferenza, sa soffrire, sa prendersi le proprie responsabilità, si prende cura di una bambina e di tutti gli altri.

Lui è speciale, non è come tutti gli altri, è una mosca bianca.

E lo voglio per questo. Sarà mio, promesso.

 Sarà mio, promesso

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