Jean posò lo sguardo su Ashley. I singhiozzi di Cass gli stavano aprendo il cuore in due, e gli sembrò che la sua ragazza la pensasse alla stessa maniera.

Avevano ascoltato tutta la storia raccontata tra un singulto e l'altro capendoci poco e niente, ma di una cosa era certo: Leon la amava, e qualsiasi cosa fosse successa, doveva esserci alla base un grosso malinteso.

Il trillo del telefono troncò qualsiasi discorso sul nascere.

«Vado io.» Ashley si alzò, con la faccia di una che la sapeva lunga. Jean intuì cosa le passava per la testa.

Solo io posso parlarci e capire. Anzi, forse solo a me potrebbe esporre il problema alla radice.

Si avvicinò all'amica e lo poggiò una mano sulla sua.

«Mi spieghi meglio? Ieri sera andava tutto bene, fra voi», utilizzò il tono più comprensivo possibile.

«Sì, perché eravamo ubriachi lerci!»

Fare due più due fu davvero facile, e tutto nella sua testa fu chiaro.

«Siete stati insieme, ed eravate ubriachi. Giusto?»

«Sì!» Un sospiro profondo bloccò Cass. Si strofinò un occhio già martoriato dalle lacrime, «Ero ciucca e lui se n'è approfittato, è... è... assurdo, lui sa tutto e non gliene è fregato niente! Mi fa schifo, Jean, non voglio più vederlo!»

Diamine, è in piena modalità drama queen: non vede e non capisce, ma non spiega il motivo.

«Hai pensato che potesse essere ubriaco anche lui?» chiese il giovane.

«Me l'ha detto, ma... non... non lo giustifica.»

«Non lo giustifica, dici?» Il ragazzo le prese il viso tra le mani per guardarla negli occhi, «E perché giustificherebbe te

«Io non ricordo niente!»

«E allora come fai a dire che si è approfittato di te?»

Gli occhi di lei si spostarono di lato, e a Jean bastò il movimento delle sopracciglia per ottenere una risposta. Una smorfia deformò le sue labbra.

«Ok, non ricordi niente. Senti, Cass... vi siete avvicinati molto, ultimamente. Cosa ti fa pensare che tu non ci sia stata?»

L'ira di lei si accese nello sguardo a cui Jean tenne testa. Non si sarebbe fatto spaventare, men che meno assoggettare dal suo trauma. In fondo erano simili.

«Inutile che mi guardi così. Ieri vi abbiamo visti al locale, vi stavate divorando e tu non avevi il solito atteggiamento evitante, né lo rifiutavi. Quindi?»

«Ma non esiste, non è da me!»

«Ascoltami bene, Cassandra», il tono del ragazzo si fece molto serio, «che cosa ti ha detto Leon, stamattina?»

«Che sono stata io, ma Jean... io non ho mai fatto una roba del genere!»

Il ragazzo la zittì con un cenno della mano, «Diciamo solo per mera ipotesi che invece è andata così.»

«Ma...»

«Non essere oppositiva, fingiamo!»

Le spalle di lei si alzarono in reazione al profondo respiro che trasse. Annuì, acconsentendo.

«Se fosse, cos'avresti fatto di male? Perché non lo accetteresti?»

La ragazza aprì la bocca, rimanendo muta.

«Vedi? Lo sai anche tu che non ci sarebbe nulla di male, anzi. Ti saresti pure sbloccata. Non stavi lavorando proprio su questo?»

«Rosicherei troppo sapendo che la prima volta con lui l'ho sprecata così.»

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