NEREO

...ma che è successo fra quei due?

Leon è sceso con le occhiaie e non mi ha detto una parola, Cass ha la faccia gonfia, pare che l'abbiano presa a schiaffi.

E non si parlano. Sono seduti ai lati opposti, guardano fuori, senza interagire con nessuno. E dire che ieri sera l'atmosfera era tutt'altra!

Che abbiano litigato? Impossibile, ieri ho quasi dovuto litigare con Leon perché sono troppo attaccati...

Però...

Ok, aspetterò che arriviamo alla fine del viaggio per parlargli, devo capire cosa sta succedendo. Tanto manca poco, il bus sta cercando parcheggio.

Come previsto, ci scarica dopo pochi minuti. Cass scende per prima, Leon è l'ultimo, li tengo d'occhio.

Prendiamo le valigie, le scarico di corsa in camera, lascio Alexi ad Alice e volo in stanza da Leon.

Mi apre la porta, è al telefono, «Tranquillo, è Nero.»

Sta al telefono con Fabio, sicuro.

Entro e chiudo la porta a chiave, lo sento parlare, «Sì, lo so. Dammi un po' di tempo, voglio prima sistemare delle cose...»

Sono l'unico a sapere chi è davvero Leon, e devo sempre fingere di cadere dal pero. Questo lo ha aiutato a proteggersi dagli attacchi di Seth alla sua privacy, ma nell'ultimo periodo non è servito a niente.

L'hanno trovato, lo sappiamo. Lo sa anche lui, questo lo agita.

Probabilmente, non lo rivedrò mai più.

Dovrà di nuovo cambiare identità. Gli taglieranno i capelli? Di che colore li tingerà, stavolta? E che ne farà di tutti quei piercing in faccia?

Riuscirà a sopportare di nuovo tutto quanto? Qua dentro ci sono io, con me può essere se stesso, togliere quelle lenti che tanto gli stanno sul cazzo, lasciarsi andare, raccontarmi dei giorni con la sua famiglia... con tutti gli altri, invece, finge.

Non è facile.

«Devi darmi un po' di tempo, questi giorni non posso sparire. Li lascerei tutti nella merda.»

Sta ancora al telefono.

«No, lei non è più un problema.»

Quindi hanno rotto?

Leon chiude la chiamata, sospira, si butta a braccia aperte sul letto, «Questa storia non finirà mai.»

«Si può sapere che sta succedendo?»

Si gira a guardarmi, ha già tolto le lenti. Quegli occhi verdi mi fanno sempre uno strano effetto, non sembra lui.

«Che vuoi che sia successo, mi hanno trovato», dice, «Fabio dice che per sicurezza dovrei mollarvi al massimo stanotte, dopo il concerto. Ma io non ce la faccio, non ancora.»

Quindi... queste sono le ultime ore che passiamo insieme?

No, aspetta, ha detto che non vuole andare via. Sento il sangue gelarmi nelle vene, un brivido freddo sulla schiena.

«Così rischiamo davvero tutti. Se rimani...»

M'interrompe, «Ho trovato la cimice di Seth, l'altra sera. Loro non sapranno niente. E poi quelli vogliono solo me, e mio fratello.»

«Hanno trovato anche lui?»

«Figurati», scrolla le spalle, «quello sta negli Stati Uniti, ma quando lo beccano?»

«Perché Cass non è più un problema?» Voglio sapere.

Lui si alza a sedere sul letto, si tira i capelli indietro con tutte e due le mani. Sembra combattuto.

«Ho fatto una cazzata. Le ho... diciamo che ho varcato certi confini

...eh?

«Non le hai messo le mani addosso, vero?»

«No, non gliela farei mai una bastardata del genere. Però ho... tentato un approccio, diciamo così.»

Tutto è silenzio, tra noi. Per qualche attimo, perdo la parola.

«Ma sei scemo? Così l'ammazzi.»

Lui sospira, «Si era svegliata e ha trovato la scatola delle lenti. Sarebbe andato tutto a puttane.»

Scuoto la testa, vorrei ammazzarlo.

«No, Leon, questa non te la passo.» Mi alzo, faccio avanti e indietro per la stanza, sbuffo, «Questo, da te, Cass non se lo merita.»

«L'unico lato positivo è che, almeno, non stando più insieme adesso lei non rischia niente. Rischio solo io.»

Un pugno. L'ho colpito, in faccia.

Non sono io, questo. Che mi hai fatto, Leon?

Ovviamente, lui non reagisce, sa di meritarlo. Buon per lui.

«Che cazzo dici?» Devo mantenere la voce bassa, «Ti rendi conto di cosa le hai fatto? Cass stava facendo i salti mortali per stare con te, ci stava impiegando tutta se stessa, e te non hai saputo fare di meglio che... che cos'è che le hai fatto, esattamente?»

«Nereo, per favore...» La sua voce è un soffio.

«No, per favore un cazzo! Non è giusto! Io non avrei mai ferito Nadia colpendola dove le avrebbe fatto più male. Tu hai ancora questa fortuna di averla vicino e...»

«Io sono un morto che cammina, Cristo!»

Le sue urla rimbombano nella stanza, mi blocco. Ho il fiato grosso.

Un morto che cammina.

Leon, un morto che cammina. Il mio migliore amico...

Non aveva mai detto la verità in modo così chiaro, il mondo mi crolla addosso. Devo sedermi, il senso d'impotenza mi prende da capo a piedi. Non... riesco a pensare.

A dire niente.

Lui si stende, io vicino a lui. Rimaniamo a fissare il soffitto, in silenzio.

 Rimaniamo a fissare il soffitto, in silenzio

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