La curva del ventre fu la prima parte del corpo a vedere la luce, e Leon dovette inspirare a fondo quando il maglione scivolò via dalla testa di Cass.

Cristo...

Lo sguardo della ragazza fece sì che il ragazzo partorisse un sospetto.

«Hai bevuto?» domandò.

«Dovevo distrarmi.»

«Ma perché? No, basta, e stai ferma!»

Pose le mani su quelle di lei, che erano andate sul bottone dei jeans con l'intenzione di aprirli. Cass inclinò la testa di lato. Sembrava confusa, «Mi stai rifiutando?»

Cristo, che tortura!

Rifletté bene sulle parole da utilizzare. Cass era una mina vagante, e quando perdeva il controllo era anche peggio.

Sospirò, «In realtà... ti prenderei anche ora, ma...»

«Allora prendimi!» lo interruppe lei.

La scrutò in viso cercando di leggerne una qualsiasi espressione, ma quell'invito fu troppo anche per la sua razionalità.

Le mani toccarono la vita di lei, risalendo lente il busto fino a sfiorare il bordo del reggiseno con le unghie. Le piantò gli occhi nei suoi, in attesa.

Cass deglutì e un tremito la scosse. Gli bastò.

«No», Leon si ritirò, «non si può fare.»

Le restituì il maglione, lei lo guardò a occhi sbarrati.

«Perché no? Perché non mi vuoi?»

Il ragazzo buttò fuori tutta l'aria che aveva in corpo per resisterle, mordendo il labbro quasi a sangue.

«Si può sapere che ti prende?» esclamò, «Piombi qui a quest'ora, con questo tempo, bevi...»

«Non mi vuoi per quello, vero? Perché sono lurida

«No, cristo santo, non voglio perché ti rispetto!»

Con lo sguardo perso nel vuoto del delirio alcolico, la ragazza gli diede le spalle e varcò la soglia tornando da dov'era venuta.

Leon richiuse la porta, girò due volte la chiave nella toppa e si avviò verso il divano. Afferrò il telefono: la chiamata era ancora attiva.

«Immagino tu abbia sentito tutto», disse accostandosi alla finestra. Oltre il vetro, Cass camminò sotto la pioggia battente e si chiuse in macchina, immettendosi nel traffico.

«Già. È lei?» chiese la voce dall'altra parte del telefono.

«Sì.»

Il sospiro dell'interlocutore arrivò disturbato a Leon, che strinse le palpebre.

«Te la sei proprio scelta difficile», disse.

«Certe cose capitano», rispose il ragazzo tornando verso il divano, «Ti scelgono loro.»

«Leon, sai che con la tua situazione non puoi portare avanti una relazione, vero?»

Il disegno di un sorriso mesto prese forma sul volto del ragazzo, che afferrò la chitarra elettrica come ogni volta che aveva bisogno di sfogare i nervi.

«Lo sai che la metti in pericolo», insisté la voce.

«Sì, ma tanto mi pare di capire che questa copertura non durerà ancora per molto, no?» Il silenzio diede conferma alla sua domanda. «Credevi non me ne fossi accorto?»

«Sei un moccioso perspicace.»

«Sono passati tanti anni, ormai conosco la solfa. Quando ti fai sentire, è ora di cambiare aria.»

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