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LEON

«Davvero non ne sapevate nulla?»

Ashley e Jean sono andati via da un pezzo, Nero non mi fa problemi se lo mando a fanculo, Seth magari mi ci rimanda ma finisce lì. Sono più libero di parlare con loro.

«Qualcosa ho sentito anch'io, ma lo ricordo vagamente», ammette Nero.

«No, io no», dice Seth, sempre con gli occhi incollati su quel cazzo di coso.

Ora glielo lancio da qualche parte, mi fa incazzare che quando le parli, non ti guarda.

Non so mai se mi ascolta o no.

...vabbè, facciamo finta che è tutto ok, andiamo avanti.

Appoggio i gomiti sulle ginocchia, il mento sulle mani, «L'ha accoltellato una cinquantina di volte. Dicevano fosse irriconoscibile.»

«Beh... obiettivamente, possiamo darle torto?»

«Ma ha tolto la vita a una persona...» finalmente Seth si stacca dal tablet e guarda Nereo. Se non parli di cose atroci, quella non ti calcola proprio, oh.

«A un mostro.» La corregge Nero, «io non farei mai una cosa del genere ad Alexi, non ci posso pensare. Tu dai in pasto tua figlia a dei... clienti? Amici tuoi? E lo rifai. E lo fai ancora. Per soldi. Tua figlia, maledizione!»

...che di storia atroce.

La conoscevo già, ma non avrei mai pensato di ritrovarmi quella vittima al fianco. Era pure minorenne, nessuno ha mai visto la sua faccia.

Non ci posso pensare. Ne ho abbastanza, vado a fumarmi una sigaretta che almeno penso ad altro.

Il giardino è pacioso come sempre, gli uccellini cinguettano, il sole splende, e il mondo se ne sbatte il cazzo di come va la nostra vita.

Mi pare giusto.

Il rumore metallico del cancello mi raggiunge, ma non mi giro subito. Tanto lo so che sono quei due, con Cass al seguito, ovviamente.

Non la possono lasciare sola. Poi Jean, con tutti gli stupri che s'è subito...

Non ce la facciamo proprio a stringere rapporti con la gente normale, noi. Devono essere tutti sfigati alla stessa maniera, se no... nada.

Sento i passi e mi giro. Cass è dietro di loro, tiene le braccia incrociate sulla pancia, guarda per terra, ha i capelli spettinati.

Come sempre, eh, non è che si curi più di tanto. Può pure permetterselo, però oggi si vede che non s'è neanche guardata allo specchio, palese.

Mi passano vicino, entrano in casa e io dietro di loro.

«Leon», Cass mi chiama e faccio davvero fatica a riconoscerla, anche se si è avvicinata tanto, «mi dispiace per averti maltrattato in questi anni.»

Rimango di sale. Non mi è mai stata così vicino, non ci siamo mai parlati con questa calma. Mi pare tutto surreale, lei che si scusa con me, con quella voce, poi.

Cosa vuole che le dica? Con un passato del genere...

«Cass, ascolta», Ashley le prende la mano e mi tira fuori d'impaccio, «quello che hai fatto è terribile, ma pensiamo tutti che tu non abbia avuto scelta. Per arrivare a un gesto così... insomma...»

«Tuo padre se l'è meritato.»

Mi stupisce il tono di Nero, sputa rabbia fin qui. Non è da lui.

«Lo so», lei lo dice in un soffio, «ma non volevo perdervi. Voi non sapevate nulla, ho fatto finta all'inizio di essere normale, di non...»

«Il passato ci tormenta tutti e sei», dice Jean, «abbiamo tutti i nostri scheletri nell'armadio, ci siamo uniti proprio per questo.»

«Nessuno di voi è un carnefice, però.»

...mi sta facendo pena.

«Cass, ti stavi difendendo. Non puoi farti sensi di colpa per aver reagito.»

Seth annuisce, «Ashley ha ragione.»

Alza la testa a fatica e ci guarda tutti. Ha gli occhi gonfi, sembra che glieli abbiano grattati con la carta vetrata per quanto la pelle è rossa. Poveraccia.

«Come... farò? Questa cosa è già uscita sui social, lo so.»

Guardo da un'altra parte. Non riesco a sopportare tutto questo, davvero.

«Qui la pensiamo tutti allo stesso modo.»

So cosa intende dire Ashley, lo sappiamo tutti.

Non la lasceremo sola.

Non la lasceremo sola

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