30) SACRIFICIO

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Saaràn non era tranquillo.

Avrebbe preferito sapere la posizione di ognuno dei suoi avversari prima di muoversi, ma l'ultimo di essi pareva scomparso dal campo.

Un lieve movimento alla base della collina lo avvertì che Uleg e Omnod avevano raggiunto i loro Tarpan.

Dopo un rapido cenno di saluto, i due uomini presero per le redini i rispettivi cavalli e s'incamminarono senza fare il minimo rumore.

Omnod, oltre al suo ne portava con sé altri due, Uleg uno solo, quello su cui montava.

Avendo cura di tenere i cavalli lontani da Filli, l'Un e il Taiciuto avrebbero atteso di essere distanti abbastanza da non essere uditi dagli Hanbakai e poi sarebbero saliti in sella.

Vedendoli allontanare come avevano stabilito, Saaràn fece un cenno a Gerel per farle intendere di attendere ancora dove si trovava.

La bambina assentì, le gote arrossate per il vento e per la tensione.

Come padre avrebbe preferito saperla lontana da lì, invece si obbligò a sorriderle per tranquillizzarla.

Il vento seguitava a spirare nella direzione giusta.

Gli stalloni nel recinto scalpitavano e nitrivano, avvicinandosi sempre più alla striscia di cuoio che li separava dalla libertà.

L'odore della cavalla in calore li attirava da quella parte più del duro addestramento che avevano ricevuto e non c'era verso di farli stare fermi e zitti.

Nitrivano, sbuffavano, si scalciavano l'un l'altro, si mordevano, rischiando di ferirsi.

Infastidito da tutto quel trambusto, vide che Muu-Gol inviò al recinto uno dei due Scengun di guardia alla sua tenda perché li tranquillizzasse.

Non udì le parole che l'Un-han disse al graduato, ma i gesti che fece verso il malcapitato soldato furono sufficienti per fargli capire che era nervoso ed era meglio non contraddirlo.

Saaràn sapeva cosa agitava il nobile. Grugnì.

Muu-Gol attendeva dagli uomini in agguato più a valle notizie che non arrivavano e il tempo dell'attesa diventava troppo lungo per chi, come lui, rischiava la testa per aver disobbedito al Khan.

Saaràn sorrise soddisfatto.

La cicatrice nella schiena gli diede una fitta, ma non ci fece caso.

Vedere il suo antico nemico agitato in quel modo, gli dava una gioia immensamente maggiore.

Forse Muu-Gol cominciava a sentire la lama del boia del Khan appoggiata sul collo.

Forse si stava domandando se non avesse sbagliato a fare il passo più lungo del dovuto, ma non gli importava se pativa le pene dell'inferno, a lui interessava Saryn.

A quanto pareva erano arrivati appena in tempo, perché un'altra notte senza notizie della sua cattura sarebbe stata eccessiva per il nobile Un e avrebbe certamente portato cattivi consigli a un cuore agitato come il suo.

Il destino di un prigioniero divenuto improvvisamente scomodo, poteva essere segnato da una incertezza come quella.

Senza rendersene conto, in un moto di rabbia il Naaxia strinse i pugni: Saryn era laggiù, a poche Tese da lui e forse nemmeno si rendeva conto del pericolo che correva a restare in mano a quell'uomo.

Suo figlio, il suo unico figlio maschio, poteva essere ucciso per mano di Muu-Gol da un momento all'altro e lui non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo!

No, non poteva, non doveva accadere!

Il solo portare chiaramente alla mente quel pensiero lungamente represso, lo fece rabbrividire.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora