6) MACABRI RITROVAMENTI (seconda parte)

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Spalancò gli occhi e le budella gli si contorsero in una morsa dolorosa. Mai come in quel momento sentì che le loro vite erano appese a un sottile filo che si poteva spezzare in qualunque momento e provò paura per la sua famiglia.

Continuò a cercare in terra e vide che altre orme uscivano dalla zona calpestata.

Qualcuno si era allontanato da quella parte.

Degli uomini appiedati si dirigevano verso i Monti.

Non erano molti, però correvano veloci.

Pesanti e massicci, quegli sconosciuti lasciavano profonde orme impresse nel terreno e dopo il violento scontro se ne andavano via.

Saaràn non comprese perché l'avessero fatto.

Quegli sconosciuti avevano rinunciato a inseguire uno, no, due Tarpan che erano riusciti a fuggire all'agguato che avevano teso agli Hanbakai.

Seguendone le tracce, vide che almeno uno dei due cavalli sfuggiti era ferito, perdeva sangue e feci.

Senza perdere tempo in spiegazioni, corse verso il suo cavallo.

Strappò le redini di mano a Uleg e gli lanciò la lamina di metallo che il servo prese al volo.

"Non perderla. Restate qui, tornerò presto!" esclamò lanciando un veloce sguardo verso Helun, dopodiché si allontanò al galoppo.

Seguì la scia lasciata nell'erba dai due cavalli in fuga, temendo quello che avrebbe incontrato e dopo appena una manciata di minuti trovò quello che cercava.

Un Tarpan marciava lento e rigido, tirandosi a traino nell'erba le proprie budella stese dietro di lui.

Un taglio netto nell'addome, lungo quanto un braccio, gli squarciava il ventre.

Le zampe posteriori dall'animale si muovevano ancora testardamente, trascinate da quelle anteriori che non volevano saperne di cedere al terrore. Il Tarpan incespicava nelle proprie viscere scoppiate, che ad ogni passo gli rimbalzavano molli e viscide sulle ginocchia.

In groppa ancora portava un giovane Baltai morto, chino in avanti e riverso sul suo collo. L'Un portava le medesime ferite profonde alle gambe e alla schiena degli altri tre soldati.

Dalla una mano tranciata all'altezza del polso, ancora scolavano via gocce di sangue appiccicoso che scivolavano prima sul cavallo e poi a terra.

Sul volto del ragazzo vi era impresso l'orrore per quello che aveva visto negli ultimi istanti di vita.

La mano rimastagli intatta era ancora stretta attorno alla lancia che non era riuscito a estrarre in tempo.

Lo riconobbe, era l'Hanbakai di sentinella al campo di Muu-Gol.

Quello più giovane.

Era colui che aveva puntato la lancia al petto di Monglik e nel momento in cui lo fece Saaràn l'avrebbe ucciso senza pietà, ma ora che lo vedeva ridotto in quello stato, ne provava soltanto compassione.

La bocca piena di bava del cavallo che se lo portava in groppa, si apriva e si chiudeva alla ricerca di aria che faticava a trovare.

Gli occhi smarriti e pieni di dolore dell'animale erano troppo intenti a tentare di comprendere quello che gli era successo, per rendersi conto che un altro cavallo lo aveva affiancato.

Saaràn ebbe pietà anche di lui e fece in modo che non soffrisse oltre.

Con delicatezza tolse la mano del soldato dalla lancia, la sfilò dalla custodia, estrasse la spada e con un colpo secco piantò la lama all'altezza del cuore del Tarpan finché l'impugnatura non si fermò contro il costato.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora