37) IL LUPO (prima parte)

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Al richiamo del Taiciuto, Saaràn si riebbe subito.

Temendo un pericolo inaspettato, si guardò attorno.

Si sarebbe aspettato di tutto, gli Un, i lupi, dei predoni, invece vide che il Nonun gli indicava una figura che usciva dalla valletta.

Appena la scorse, Saaràn la riconobbe immediatamente.

"Mia Signora!" esclamò tra sé e sé, mentre se la vedeva venire incontro.

Era un donna alta, slanciata, di carnagione e occhi chiarissimi, lenta nei movimenti e lunghissimi capelli chiari che portava avvolti alla vita. Indossava con un lungo vestito azzurro; sulle braccia portava senza sforzo un grosso lupo esanime.

Dal costato dell'animale spuntava un'asta di freccia che nel piumaggio portava i colori rossi e gialli degli Hanbakai.

Il pelo del lupo era inzuppato di sangue e gocce di quel liquido scuro e denso cadevano in terra ad ogni passo della donna, lasciando dietro di sé una sinistra traccia di morte.

I cavalli riuniti nella valletta la scostavano man mano che avanzava lasciandole il passaggio, però non erano spaventati da lei o da quello che trasportava.

Forse sentivano che né l'una e tanto meno l'altro, rappresentavano un pericolo per loro.

Veniva avanti piano, tenendosi per quanto possibile dalla parte del poggio più in ombra.

"Signora mia!" mormorò ancora una volta dalla sorpresa e di scatto scese dal cavallo.

Lo stesso fece Uleg.

Il Taiciuto prese per le briglie di entrambi i Tarpan e dopo aver mormorato tra sé e sé: "Bortecino!" attese in silenzio, sbigottito da quello che vedeva.

Saaràn invece le andò incontro e una volta raggiuntola, le si inginocchiò davanti.

Mai, mai l'avrebbe ringraziata abbastanza per quello che aveva fatto per lui e per la sua famiglia.

Rimase in attesa, finché lei non gli rivolse la parola per prima:

"Alzati mio fido Naaxia, ho ancora bisogno di te" gli disse.

La voce della donna era dolce e suadente, eppure il suo tono era perentorio; il suo era un ordine, non una richiesta gentile.

Saaràn non ci fece caso, non gli importava nulla di quello che poteva essere, perché per lei avrebbe fatto qualunque cosa, se glielo avesse chiesto all'occorrenza si sarebbe anche buttato nel fuoco o avrebbe camminato scalzo dalla mattina alla sera nella Steppa.

Fece come gli era stato detto, eppure non osò fissarla in volto.

"La mia Signora non ha che da ordinare" rispose a capo chino.

"Allora, mio caro, alzati e prendi questo" gli fece ancora lei, senza perdere tempo.

La donna fece un passo avanti e gli porse il corpo della bestia che teneva steso sulle braccia.

Benché sorpreso dalla richiesta, Saaràn prese sopra le sue il lupo esanime.

Appena lo fece, ne avvertì immediatamente il peso.

Era ancora caldo e l'asta della freccia si muoveva ad ogni battito del cuore. Era un maschio, giovane e forte, dal pelo folto, grigio, con le orecchie nere. La coda pelosa gli pendeva inerte lungo il fianco e sfiorava terra.

Le zampe lunghe e muscolose dell'animale portavano solidi artigli ad ogni dito e, come si accorse subito, pesava parecchio.

Dalla bocca mezza aperta spuntavano la lingua che cadeva penzoloni e lunghe zanne aguzze e bianche.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora