37) TORMENTO

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Quando Saaràn, ancora scosso da quello che aveva appreso ritornò sui propri passi seguito dappresso da Khar e Zurvas, vide che tutti i componenti della sua piccola banda erano rimasti ad attenderlo dove li aveva lasciati.

Pazienti e seduti contro la parete della stalla, l'aspettavano in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri in attesa del suo ritorno.

Gerel e Saryn giocavano a lanciare piccoli sassi contro un palo, mentre Omnod, Uleg e Helun li guardavano senza dire nemmeno una parola.

Solo Nuuts il fabbro e Monglik non si vedevano più.

Immobili e con i volti inespressivi tipici di tutte le genti della Steppa, quei cinque erano la cosa che più gli assomigliava in quel mondo così diverso dal suo e nel rivederli ringraziò Ten-gri per averglieli fatti incontrare.

Scorgerli anche solo da distante, fu per lui come ritrovarsi in un'oasi di pace, un sollievo per l'agitazione in cui si trovava il suo animo confuso e che nemmeno avrebbe saputo spiegare.

La prima a scorgerlo fare ritorno, fu Helun.

Appena lo individuò attraverso lo spiazzo dall'andatura claudicante, sospirò di sollievo e senza dire nulla agli altri, si alzò sostenendosi alla stampella.

Zoppicando gli andò incontro.

Le pareva un'eternità da quando il suo uomo se n'era andato per incontrare la Yaonai e non vedeva l'ora che tornasse da lei.

La donna era turbata.

Fin da quando l'aveva sentito partire in piena notte per andare sui monti assieme a Uleg e ai due Togril, per quanto facesse il possibile per controllarsi, non riusciva a calmarsi.

L'opprimente sensazione che dalla sera prima le tormentava l'animo, le faceva mancare il fiato e le toglieva l'appetito.

Dal momento che Frassinella aveva detto a entrambi la verità sulla figlia, la tremenda sensazione che gli eventi stessero seguendo logiche che non era più possibile comprendere, la rendeva inquieta.

Le piaceva quella strana donna, era affascinante, la rispettava, le doveva la vita ed era certa che le avesse detto la verità a proposito di Gerel, eppure Helun ancora faticava ad accettare di dover perdere la sua bimba forse per sempre.

Sapeva che ciò che la Yaonai offriva alla figlia rappresentava un'occasione unica, tuttavia in qualche modo le pareva che tutto fosse giunto troppo presto.

Avrebbe voluto avere ancora un poco di tempo da passare assieme a lei, vederla crescere ancora un po', prima di vederla andare.

Eppure sapeva che un giorno tutto questo sarebbe successo. Era normale e nell'ordine naturale delle cose.

I figli appartengono a Ten-gri e alla Steppa, non alla madre, recita un detto Un.

Per quanto fosse ancora una bambina, Gerel sarebbe presto cresciuta, sarebbe diventata donna e prima o dopo sarebbe andata incontro alla vita come tutte le donne che l'avevano preceduta.

Non si faceva illusioni, non se ne era mai fatte per sé e nemmeno poteva sperare di meglio per lei.

Sapeva perfettamente che come figlia del Naaxia, Gerel avrebbe avuto molto poco dagli Un con cui avrebbe vissuto.

Quando fosse giunto il momento di lasciare la Yurta paterna, nell'Urdu l'avrebbero accettata mal volentieri.

Avrebbe fatto lavori umili, sporchi, faticosi, forse sarebbe andata a fare la serva a qualche Raccoglitore di Sterco e se avesse avuto fortuna avrebbe avuto un marito non troppo grasso e non troppo violento.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora