48)LA SIGNORA DEI MONTI D'ORO

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Quando Saaràn comprese cosa avesse inteso dirgli Helun, salì di corsa su Monglik.

Attraversò trafelato la piazza d'armi del Castello di Pietra con alle calcagna Khar e Zurvas e sollevando un polverone scese da cavallo davanti alla Casa dei Lupi.

Vi entrò come una furia spalancando la porta, poi sull'uscio si bloccò.

Dentro vi erano Helun e Frassinella sedute su di un tappeto, a parlare tranquillamente nella penombra della stanza.

Egli cercava la Yaonai per chiederle se quello che aveva appena intuito fosse vero, tuttavia, quando vide che la moglie già vi era e l'aveva preceduto, rimase fermo sulla soglia per qualche attimo, sorpreso.

Non si aspettava di vederla lì.

Quando arrivò, le due donne si voltarono a guardarlo.

Entrambe gli sorrisero.

Subito non comprese. Le osservò, perplesso.

Poi, scorgendo lo sguardo complice che le due donne si scambiarono, capì da chi Helun aveva saputo le cose che gli aveva detto poco prima.

Sotto i loro sguardi benevoli si sentì uno sciocco.

L'avevano manovrato, l'avevano condotto a comprendere quello che lui si rifiutava da tempo di accettare, infilando a forza nel cervello parole che poco alla volta avrebbero scardinato le sue paure e l'avrebbero condotto fino a lì.

Erano serene e per nulla preoccupate della sua agitazione.

Non erano sorprese nel vederlo comparire in quel modo, anzi, gli davano l'impressione di essere in attesa del suo arrivo, ormai da tempo aspettandolo con pazienza.

Dalle loro espressioni sospettò che forse non si aspettavano di vederlo così presto, tuttavia lungi dall'essere intimorite dal suo aspetto affannato, gli sorrisero appena.

Esse già sapevano.

Davanti alla loro calma Saaràn si sentì in imbarazzo come raramente gli era capitato in passato e soprattutto ingenuo, per essersi presentato in quella maniera.

Nel trambusto che fece entrando, anche i lupi del branco arrotolati attorno alla loro Signora si mossero agitati per qualche attimo, poi, riconoscendolo, tornarono quieti.

Il tanfo della tana, l'afrore del pelo umido degli animali, il forte sentore selvatico che emanava da quei corpi, come sempre gli aggredirono le narici, ma lui nemmeno ci badò.

Khar e Zurvas, sfilandogli accanto come ombre si infilarono nella porta aperta e andarono a sistemarsi tra i loro simili, acquattandosi in un angolo buio vicino al figlio Khar-Chikh.

"Perché lei!" sbottò Saaràn con malcelata impazienza, non sapendo se essere più deluso per essere stato ingannato dalle due donne o preoccupato per quello che aveva compreso.

La Yaonai non fece caso al suo tono di voce e gli fece cenno di sedersi accanto a loro.

Impaziente, con pochi, lunghi passi, le raggiunse e quasi si gettò a sedere sul tappeto: "Non è giusto!" esclamò disperato verso Helun.

"Non è..." aggiunse, ma davanti alla calma della donna, sentì venir meno la rabbia quando la moglie gli pose una mano sulla sua per calmarlo.

"È giusto, invece" gli disse lei senza incertezze.

Lui scosse la testa.

"Ma è... troppo piccola!"

"Presto non lo sarà più" gli rispose Helun, paziente.

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