Con gesti rapidi e precisi, Khűchtei diede un ordine agli uomini di ferro appiedati:
"Margaash, tedniig khűreel!" (Margaash, circondateli!).
Senza fiatare quelli obbedirono, disponendosi tutto attorno agli Un in modo che ne fossero completamente accerchiati.
Uleg disse a voce bassa:
"Quello a cavallo chiama quelli a piedi Margaash, padrone".
Saaràn annuì, preoccupandosi di tenere le mani bene in vista e a non fare gesti bruschi.
Ognuno dei fanti aveva accanto a sé un lupo che si muoveva docile attorno ai prigionieri, osservando in silenzio il rapido disporsi degli uomini, senza mai per questo perdere di vista il proprio umano.
Quando tutti i Margaash e i lupi furono piazzati, il Togril a cavallo fece cenno a Saaràn di smontare.
Dai fori dell'elmo si udì un ordine breve, secco:
"Buukh!"(Scendete!)
Il Naaxia non ebbe bisogno della traduzione del Taiciuto per comprendere quello che il Togril voleva che facesse.
Per prima cosa aiutò Helun a smontare da dietro, facendola scivolare e posandola delicatamente a terra, poi, dopo aver fatto cenno ai suoi di fare altrettanto, scese a sua volta.
I loro Tarpan vennero presi in consegna da giovani mozzi di stalla e vennero condotti dentro.
Gerel e Saryn raggiunsero immediatamente la madre, Omnod e il Taiciuto si avvicinarono a Saaràn.
Khűchtei attese che fossero tutti riuniti, poi:
"Bűgd ireerei!" (Venite!) disse, facendo un gesto perché lo seguissero.
Avvicinatosi, Uleg gli bisbigliò nell'orecchio:
"Vuole che lo seguiamo tutti quanti assieme, padrone".
Saaràn annuì ancora.
Aiutando a camminare la moglie rimasta senza bastone, la sostenne per tutto il tempo che seguirono il militare.
Si allontanarono dalla stalla e si diressero verso un'altra costruzione, più piccola della stalla, ma ugualmente molto semplice, lineare, costruita in blocchi di pietra e sormontata dal camminamento per soldati di ronda lungo le mura del castello.
Era troppo ridotta in dimensioni per essere un dormitorio e non aveva camini a fuoriuscire dal tetto.
Inoltre, sebbene i fabbricati che confinavano con essa avessero le imposte di legno aperte alle finestre, questa le aveva appena socchiuse.
Non ebbe tempo di chiedersi altro, perché vide Khűchtei entrare nella costruzione e a un suo cenno lo seguì, non prima di aver mormorato alla moglie e ai figli: "Tranquilli, andrà tutto bene".
Cercò di essere convincente, ma quando attraversò per primo la porta in legno e abbassò per un attimo la testa temendo di sbatterla contro il traverso in pietra, non ne fu più così sicuro.
Si sentiva a disagio a entrare in una casa che non fosse una Yurta.
In tutta la sua vita aveva viste ben poche abitazioni fatte in quel modo e comunque sempre da distante, spesso quando erano già state date alle fiamme, ridotte in macerie o in fumosi ruderi.
Mai aveva avuto occasione o desiderio di entrarci dentro e ora che gli toccava farlo, se ne sentiva intimorito.
Temeva, una volta all'interno, gli potesse mancare l'aria oppure gli potesse cadere addosso tutta quella pietra di cui era fatta.
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OCCHIO LIMPIDO
FantasyPuò un uomo solo cambiare il destino di un'Orda intera? È quello che proverà a fare Saaràn, il Naaxia, il Cercatore di Strade, il derelitto, l'escluso, l'ultimo degli ultimi tra gli Un. Ottavo discendente di Sangun il Traditore, guidato dalla Sua Si...