36) PER TROVARNE UN ALTRO

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Saaràn si riscosse dal ricordo di Monglik soltanto quando lui e i suoi compagni di viaggio raggiunsero i primi alberi e vi si fermarono nei pressi.

Benché fosse immerso nei suoi pensieri, vagamente si rese conto che lo Scengun gli era venuto accanto e gli aveva posto una domanda alla quale lui, comunque, non aveva molta voglia di ascoltare.

Come se già non bastassero la reminiscenza del figlio morto e il rimorso per il Tarpan abbandonato nella Steppa la notte passata, non aveva dormito per nulla e in quel momento ogni cosa gli ricordasse il passato gli dava incredibilmente fastidio.

"Dove preferisci che mi fermi?" stava chiedendo Omnod ed egli sbuffò annoiato, prima di soddisfare la sua curiosità.

Si vedeva chiaramente che il ragazzo era contrariato per il compito che gli era stato assegnato e lui, benché malvolentieri, dovette rispondergli.

Si era accorto che il soldato avrebbe preferito andare a cercare i cavalli assieme a loro piuttosto che restare a fare la guardia ai bambini, ma lui non lo voleva con sé. Non quella mattina e non in quel frangente.

Era troppo giovane, poi era un Un, e benché non fosse direttamente colpevole di quello che era successo al suo amico a quattro zampe, in quel momento gli ricordava troppo Monglik per aver voglia di averlo tra i piedi.

Si guardò rapidamente in giro, in seguito indicò un leggero avvallamento a breve distanza, circondato da due o tre piccoli alberi caduti nell'inverno. Quei tronchi avrebbero riparato Saryn e Gerel meglio dal vento, inoltre gli alberi ancora in piedi avrebbero camuffato un poco i Tarpan da sguardi indiscreti.

"Laggiù" ordinò brusco a Omnod "Niente fuoco, solo le coperte. Torneremo appena possibile a prendervi" gli fece ancora Saaràn, prima di allontanarsi seguito dal Taiciuto.

Fatti pochi passi, però il Naaxia si fermò e fece voltare il cavallo. Tornò indietro piano.

Si era dimenticato di dire una cosa al soldato.

"Te li affido, bada che non capiti nulla a nessuno dei due" gli precisò e qualcosa nel suo tono di voce fece deglutire il giovane Un.

Senza pronunciare una parola, Omnod si affrettò a manifestare le sue migliori intenzioni nei confronti dei figli del Naaxia con gesti incerti e mani sollevate in segno di pace.

A Uleg, nel vedere l'imbarazzo del militare davanti alla durezza della voce del padrone, sfuggì un sorriso per la soddisfazione che provava nel vedere un Un umiliato.

Benché facesse attenzione a non farsi notare dal giovane, in fondo in fondo gli dava un sottile piacere vederlo maltrattare dal Naaxia.

Era una salutare lezione di umiltà che gli sarebbe servita per tenere un po' a bada la fastidiosa arroganza che la sua gente fin troppo spesso usava verso gli altri.

Quando Saaràn poi partì al trotto senza aggiungere altro, il Nonun lo seguì da presso restandogli a due passi di distanza, fiero di essere agli ordini di un uomo del genere.

Lasciandosi alle spalle il resto della comitiva, i due non dovettero cavalcare per molto prima di incontrare la mandria.

Confermando quello che sia il Naaxia che il Taiciuto avevano entrambi pensato sul comportamento dei cavalli in fuga, dopo meno di un Zai dal boschetto di betulle, avvistarono i Tarpan.

Fermandosi soddisfatti a osservarli da sopra un piccolo poggio, videro che erano stati fortunati.

I piccoli cavalli della steppa pascolavano tranquilli, sparsi attorno a un piccolo rio che scorreva fuori da una valletta stretta, angusta, chiusa tra due basse alture ricoperte d'erba.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora