14) RISCHIO CALCOLATO

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Dopo l'invito di Nuuts il fabbro affinché si mettesse in marcia, Saaràn si diede una spinta sulla staffa e inforcò i fianchi ossuti del pezzato.

Appena appoggiato il fondo schiena sulla sella, li riconobbe subito.

Erano forse solo un poco più scarni del solito, ma erano sempre loro, quelli di Monglik.

Magri, sporgenti, spigolosi com'erano, si adattavano però in modo perfetto alla curvatura delle gambe che per decenni avevano contribuito a modellare, divenendo infine cavallo e cavaliere una cosa sola.

Si sentì al settimo cielo.

Era... casa, Steppa, Ten-gri, vita, tutto, era tutto.

Quello che provava in groppa a Monglik era tutto.

Erano le corse ritrovate, i dolori, gli affanni, le speranze, le delusioni, era ripercorrere la vita intera passata su quel dorso scarno e arcuato.

Nemmeno la ferita alla schiena gli doleva più, tanto era felice in quel momento.

Con un ultimo saluto ai due uomini che lo guardavano, diede un lievissimo colpo di tallone ai fianchi del cavallo e quello si mosse sbuffando, contento di portare ancora una volta sulla groppa quel peso che così bene conosceva.

Saaràn lo tenne a lungo al passo e non volendo forzarlo, lasciò che fosse lui a decidere quale percorso seguire.

Dopo aver percorso alcune Tese, il Naaxia udì nell'erba alle sue spalle un leggero fruscìo di passi avvicinarsi al Tarpan.

Nemmeno si voltò a guardare, tanto sapeva già a chi appartenevano.

La Sua Signora era con lui.

Arrancando al piccolo trotto per raggiungere senza fretta il pezzato, la Lupa Azzurra stringeva saldamente tra i denti i due aculei di Gioturna. Benché fossero ancora avvolti nel tessuto che Saaràn usò per non ferirsi nell'afferrarli, Frassinella li teneva nelle fauci con una certa cautela.

Non le piaceva farlo, anzi, detestava il contatto ruvido della stoffa contro il palato, però non si fidava a lasciarli a nessuno.

Erano troppo pericolosi.

Si affiancò a Monglik e lo costeggiò, mantenendosi a una certa distanza per non renderlo irrequieto con quello che trasportava.

Quando se la vide trotterellare al fianco, il vecchio Tarpan scartò appena.

Aveva avvertito subito la presenza malefica dei pungiglioni di Zűin, tuttavia al tocco rassicurante del suo cavaliere si tranquillizzò e si comportò come se per tutta la vita non avesse fatto altro che cavalcare per la Steppa con un lupo accanto.

La Yaonai aveva mutato il proprio aspetto sotto le più adatte spoglie di Bortecino per muoversi nella Steppa, ciononostante si guardava attorno con apprensione.

Confidava nei raffinati sensi dell'olfatto e dell'udito dell'animale per essere avvisata in tempo di qualsivoglia pericolo potesse sopraggiungere, perché con Gioturna libera, la prudenza non era mai troppa.

Le orecchie in costante movimento captavano ogni rumore sospetto giungesse dal sottosuolo.

Per quanto fosse abbastanza certa di non dover temere sorprese da Gioturna finché avesse lei i pungiglioni che la bestia aveva perduto, preferiva rimanere sul chi va là, per evitare attacchi improvvisi che avrebbero potuto avere conseguenze difficili da prevedere.

I due animali avanzarono assieme, la Lupa rallentando il passo per attendere l'altro e il cavallo passeggiando, lento e calmo, come fosse un giorno di festa.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora