37) DUGUI NALUU

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Era ora di andare.

Kutula, gli Un fuggiaschi, Muu-Gol, Zűin, tutti questi eventi e altri ancora, li aspettavano.

Bortecino scambiò un ultimo affettuoso saluto con Cha-Cik e si affiancò a Chonyn, precedendolo di un passo.

Tomor biye aveva preferito inviarlo a comandare il drappello di guardia al passaggio a valle e il soldato li avrebbe accompagnati fino alla pietra.

Saaràn la osservò muoversi agile e invidiò l'apparente calma che la lupa sapeva dimostrare davanti agli altri, augurandosi di essere altrettanto bravo a nascondere l' agitazione, che invece avvertiva scuotergli il corpo fin dentro alle budella.

Sudava e sentiva i palmi delle mani bagnati.

Il sole era caldo.

Avesse potuto si sarebbe tolto il cappello di pelliccia e avrebbe slacciato sul davanti la giubba, ma voleva presentarsi agli Un vestito come uno di loro. Le apparenze contavano parecchio per i Clan dell'Urdu.

Prendendo per le briglie lo stallone che portava in groppa il Naaxia, il soldato fece voltare l'animale e s'incamminò lungo l'ampio piazzale assolato.

In quella, Saaràn udì un rumore di zoccoli al galoppo avvicinarsi rapidamente al suo piccolo gruppo.

Erano Tarpan, ne era sicuro.
Avrebbe riconosciuto ovunque quel suono.
Si voltò per vedere di chi si trattava e vide che erano i sui figli che si avvicinavano di gran carriera, Saryn in groppa a Bor, il suo pezzato nero e grigio e Gerel a Filli, la giovane puledrina bianca e marrone.

In confronto allo stallone su cui egli si trovava, i cavallini della Steppa che portavano i due ragazzi parevano dei pony.

Ambedue portavano arco e frecce a tracolla e un piccolo pugnale infilato nello stivale alla maniera Un.

Erano pronti per partire, lui vestito come un guerriero e lei con indosso il vestito azzurro che la madre le aveva confezionato pochi giorni prima dell'arrivo nella valle.

Con i capelli biondi raccolti in una coda e gli occhi chiari a fissarlo, la figlia assomigliava ogni giorno di più alla Yaonai che l'aveva generata per mezzo di Helun e provò una stretta di felicità al cuore nel ricambiarne lo sguardo.

Dovette trattenere un sorriso di contentezza nel vederli arrivare entrambi di corsa, però si rammentò all'istante che avevano disobbedito alla sua raccomandazione di non lasciare sola la madre e questo lo disturbava alquanto.

I due ragazzi avevano trasgredito ai suoi ordini e dovevano essere puniti. Facendo il possibile per restare cupo in volto e mantenere un aspetto truce, quando gli furono accanto disse soltanto:

"Dove pensate di andare voi due e perché avete lasciata da sola vostra madre!" asserì serio.

Benché intimorito dalla durezza del tono del padre, Saryn per primo replicò deciso: "Vogliamo venire con te, Aab!".

E Gerel, senza dare al padre la possibilità di rispondere, aggiunse: "Hai visto anche tu che nostra madre sta meglio, inoltre è lei che ci ha detto di non lasciarti andare da solo".

Era così, quindi, pensò lui con disappunto.

Anche lei era d'accordo con loro.

Saaràn fu sul punto di cedere alla collera per essere stato disubbidito da tutta quanta la sua famiglia, poi, considerando che era stata lei a inviarli, pensò anche a quanto egli avesse sofferto nei tre giorni appena trascorsi, temendo che la sua Helun avrebbe potuto morire da un momento all'altro. Stringendo i denti, fece il possibile per trattenersi.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora