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CASS

Mi fermo sul ciglio della strada. Le borse della spesa mi stanno segando le dita, le ho davvero riempite troppo, cazzarola.

Beh, ho deciso di provare a mangiare qualcosa, quindi ho preso troppa roba. Era un po' che non facevo la spesa... almeno avere tanta scelta mi aiuterà a non morire di fame, no?

Certo, ho mangiato la pizza di Remi ieri, ma se poi vomito tutto...

Guardo il cielo e mi torna in testa quello che c'era a Firenze, quando io e Leon ci siamo beccati a Ponte vecchio. Aveva le stesse sfumature di stasera.

Cazzo, le lacrime mi pizzicano gli occhi. Devo pensare ad altro... le buste, ah quanto pesano, fanno malissimo!

Prendo il sottopassaggio e arrivo vicino casa di Jean, per fortuna il supermercato è a due passi da qui e posso andare anche a piedi, almeno prendo un po' d'aria.

Strabuzzo gli occhi. Ma... quello è Jean?

Che ci fa seduto per terra, in giardino? E col cancello spalancato. Si è ammattito?

Mi velocizzo e lo raggiungo, «Ehi, che hai?»

Lui scatta in piedi, mi abbraccia così forte che mi stritola. Jean... è forte, non credevo lo fosse. Mi ricorda... oh cazzo, voglio tornare a casa...

No, è lui. Non sono loro. Devo stare calma.

«Scusa», mormora, come se mi leggesse il pensiero. Mi lascia andare, «Ho visto Ashley stamattina. Ubriaca fino al midollo, beve, fuma... ha passato tutta la notte fuori.»

Beh, non mi stupisce. Non ho detto nulla a Jean di com'era casa nostra, c'è un motivo se non ci sono tornata, però... adesso mi preoccupa il fatto che lui l'ha vista.

«Jean, vogliamo entrare a casa? Parliamone.»

Annuisce. Lo faccio andare avanti a me, e sospiro.

Sarà una lunga sessione di aiuto emotivo, questa.

Sarà una lunga sessione di aiuto emotivo, questa

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