A new beginning.

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A new beginning.


(Castiel POV)
E' sempre così, quando pensi di sapere quale sia il tuo posto del mondo, quando pensi di sapere chi sei e cosa vuoi, la tua vita cambia di colpo, stravolgendo tutto quanto e lasciandoti col culo per terra pieno di domande senza risposte.
Fino a sei mesi fà sapevo chi ero: uno stimato professore di letteratura della Standford University, un fidanzato affettuoso, un figlio premuroso e un giovane pieno di sogni e di speranze.
Avevo la mia vita, era un po' noiosa e abitudinaria, ma ero felice e tutto andava come doveva andare, come avevo progettato in tutti quegli anni passati a studiare nella speranza di costruirmi una vita che fosse davvero mia.
Io e Meg avevamo il nostro appartamento, lei lo aveva arredato con uno stile molto rock, non mi faceva impazzire devo ammetterlo, ma del resto che altro potevo aspettarmi da una batterista come lei? Ma era nostro, il nostro rifugio dal mondo.
Avevamo le nostre abitudini, i nostri ritmi: la baciavo ogni mattina prima di andare al lavoro, prendevo la mia bici e attraversavo la città fino ad arrivare alla mia università.
Insegnavo a ragazzi svegli e pieni di curiosità i grandi romanzi che avevano cambiato il mondo, scambiavo due chiacchere con gli altri professori, e nelle pause tra una lezione e l'altra mi aggiornavo sui nuovi scrittori in circolazione nella grande bibilioteca del college.
Il mio momento preferito era quando trascorrevo la mia pausa pranzo nel parco del campus a leggere un libro e mangiare distrattamente i sandwich che Meg mi preparava la sera prima. Era rilassante, era come essere in un altro mondo pur restando seduto sotto il solito albero di cigliegio sotto il quale mi sedevo tutti i giorni.
Verso le sei prendevo la bici e mi avviavo verso casa, fermandomi nella mia pasteccieria preferita per prendere qualche dolcetto per me e Meg, lei adorava i cannoli alla crema.
Gli amavo anche io, come amavo lei. Ora non riesco a sopportare la vista di entrambi.
Quando arrivavo a casa lei mi accoglieva con un bacio ed una birra fresca, cenavamo insieme parlando della nostra giornata, lei mi raccontava delle prove con il gruppo, delle sue nuove canzoni, dei locali dove avrebbero suonato o della nuova gonna fuxia che aveva trovato in un mercatino in centro.
Era bello sentire la sua voce, così allegra e allo stesso tempo così sicura.
La sera di solito guardavamo un film, a volte io le leggevo qualche passo dai miei libri preferiti, e lei mi ascoltava seduta sulle mie ginocchia come una bambina, altre volte lei suonava per me, anche se i nostri vicini non ne erano molto entusiastisti.
I miei genitori e i miei fratelli adoravano Meg, non facevano che dirci che dovevamo affrettarci a mettere su famiglia, che eravamo una coppia perfetta, una di quelle che si vedono nei film.
Venivano a trovarci quasi tutti i weekend, oppure ci riunivamo tutti insieme nella grande casa di campagna dei miei, a fare picnic e a giocare a golf.
Era una vita semplice, io mettevo da parte quello che potevo per poter comprare un giorno una casa tutta nostra, con la staccionata bianca e tutto il resto, stavo costruendo un futuro per noi due.
Nessun avventura, nessuno scossone, non c'era quella passione travolgente di cui leggevo nei miei libri, quella che ti fà perdere la testa e ti fà fare follie, la mia relazione con Meg era piena di affetto e comprensione, e io ritenevo che fosse quello il vero amore, non la fiamma che arde ma la cenere calda che rimane dopo e che non si spegne mai.
Povero sciocco illuso che non ero altro.
Non dovrei pensare a queste cose, mi faccio solo male, ma oggi è il giorno in cui inizia la mia nuova vita, e credo sia doveroso dare uno sguardo al passato, al motivo che mi ha spinto a venire qui.
Dicono che per tutto ciò che accade c'è una ragione, che siamo tutti parte dello stesso destino e che ogni decisione che prendiamo ci spinge inconsapevolmente verso quel destino. Seguendo questa corrente di pensiero ci deve essere un motivo preciso per cui tutto questo è successo, un motivo per cui sono qui, il mio destino che mi attende forse?
Sciocchezze, il destino non esiste, siamo solo noi che prendiamo decisioni sbagliate e poi cerchiamo di dare un senso ai nostri errori cercando di convincerci che qualcosa più grande di noi ci stà guidando.
L'esperienza mi ha insegnato che nella maggior parte dei casi quello che ci guida a prendere decisioni è il cuore, il portafoglio o il cazzo.
Sospiro e accarezzo Oscar, continua a fare le fusa, chissà se avverte la mia tristezza?
Ad ogni modo non ho il tempo per pensare a queste cazzate, oggi inizio il mio nuovo lavoro e non voglio arrivare in ritardo.
Finisco di sistemarmi la cravatta, ho scelto un completo blu scuro e una camicia bianca, con la cravatta celeste che mi ha regalato mia madre.
Afferro il mio borsone in cuoio e lo infilo sulla spalla, cercando i biscotti che avevo comprato per la colazione sulla credenza. Se solo non ci fosse tanto disordine in questa casa, devo decidermi a svuotare gli scatoloni prima o poi, se non altro per non rischiare di perderci Oscar dentro.
Infilo i biscotti e le chiavi nel borsone ed esco di casa con passo svelto, il mio appartamento è al 5 piano, perciò prendo l'ascensore e arrivo al portone dove ho legato la mia bicicletta verde.
Mi sono fatto una mappa del percorso da casa al campus, giusto per non perdermi nelle vie della città, perciò dovrei arrivare a destinazione in circa 30 minuti.
45 minuti dopo arrivo al campus, sudato per la pedalata e in ansia perchè non so come saranno le mie nuove classi.
L'università se non altro è bellissima, non prestigiosa come Standford ma altrettando bella, e poi l'importante per me è insegnare ai ragazzi, trasmetterli la mia passione, dove questo avviene non ha importanza.
Purchè mi paghino ovviamente, anche i sognatori devono pagare l'affitto dopotutto.
Percorro i corridoi semi deserti frettolosamente, e finalmente ecco apparirmi l'aula di letteratura. Ok, ora devo solo aprire la porta.
E' la tua nuova vita Castiel, fà si che sia spettacolare.
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La lezione è andata bene, i ragazzi sono intelligenti e pieni di vita, un po' li invidio, così giovani e innocenti, la maggior parte di loro non ha mai vissuto fuori casa, non ha mai sofferto veramente, non ha mai amato veramente.
Credono ancora che il mondo sia bello e pieno di speranze, ma non importa, crescendo capiranno.
Volevo andare a mangiare nel parco, ma visto che è il mio primo giorno alcuni professori mi hanno invitato a sedermi con loro in mensa e mi sembrava maleducato rifiutare.
Abbiamo fatto qualche chiacchera sul campus e sulle matricole, sul pranzo e sul tempo.
Quando mi hanno domandato come mai ho chiesto il trasferimento ho mentito dando la colpa alla malattia di mia madre.
So che è brutto, ma non mi andava proprio di tirare fuori i panni sporchi e lavarli con i miei nuovi colleghi.
Voglio che il mio passato rimanga li dov'è.
Ad ogni modo sono tornati tutti a lezione o a fare le loro cose, e io sono rimasto da solo con la mia mela rossa e il mio pc, sto controllando il programma delle lezioni quando due ragazze carine mi passano vicino e ridacchiano.
Adoro come ridono le ragazzine, così innocenti e fresche, piene di vita.
Sussurrano qualcosa tra di loro e io rido, immaginando di cosa stessero parlando.
Sorrido con cortesia e poi mi giro per tornare al mio pc, quando incrocio degli occhi verdi smeraldo, i più bei occhi che io abbia mai visto.
Ribelli, irrequieti, profondi. Il ragazzo che mi guarda è circodato dai suoi amici e ha quell'aria tipica da furbetto, sembra sicuro di sè, determinato, sicuramente avrà mille ragazze che gli girano intorno e una macchina costosa.
Eppure dietro l'apparenza di sicurezza scorgo qualcosa di diverso, non so cosa mi spinga a dirlo, non lo conosco nemmeno, ma avverto sofferenza nel suo sguardo.
Ho una strana sensazione, non so come spiegarlo, ma è come se dovesse accadere qualcosa, qualcosa che stravolgerà per sempre la mia vita.
No, il destino non esiste. E' solo una sensazione, passerà.  

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