Snow.

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Snow.


(Dean POV)
Dicembre era appena iniziato e tutto era stato accolto dalla neve bianca e fresca e dai giubotti alti fino al collo che impedivano di muoversi, mentre i cappellini ti coprivano fronte e orecchie lasciandoti con solo gli occhi di fuori perché ovviamente avevi la sciarpa a fasciarti il collo e le labbra.
La gente di Lubbock era tranquilla e spensierata, molti sorridevano alla vista di giocattoli o regali vari da regalare ai propri cari, altri invece, ai quali le feste non piacevano, camminavano a testa bassa e sbuffavano quando vedevano coppiette felici di fronte alle vetrine ed impedivano di camminare senza fare slalom per i marciapiedi. D'altro canto se la città era tranquilla, il college era tutt'altro che calmo a causa di esami snervanti e lezioni da studiare che mettevano a dura prova gli alunni, di questo ne ero sicuro perché non smettevo di aver la testa chinata su chimica, ormai su quel letto ci stavo marcendo a furia di rimanerci incollato e girar pagina al libro, nonostante il capitolo prima fosse stato un mistero.
Mi alzai e iniziai a vestirmi, mi era appena balzata un idea per la testa ed era il giusto modo per distrarmi da quell'inferno di materia. Decisamente non era il massimo abbandonare il caldo della casa per fiondarmi nella neve, ma avevo estremo bisogno di qualcosa che non fossero formule o nomi strani da imparare. Misi i miei jeans blu, il giubbotto e un cappellino grigio, svuotai la tracolla dai libri e misi il libro che stavo leggendo, borsellino e cellulare.
Scesi velocemente le scale e andai in cucina farfugliando qualcosa a zio sul fatto di aver dimenticato di prendere un testo dalla biblioteca scolastica per il quale non potevo rinunciare, anche perchè sarebbe servito per una ricerca, ovviamente era una menzogna. Presi la macchina e dopo 10 minuti mi fermai ad un supermercato, la cassiera ci aveva provato con me, ma non mi interessava. Avevo altro da fare in quel momento e non potevo, anzi non volevo, in che era ancor più grave, andare a letto con lei.
Attraversai la strada con il sacchetto della spesa in una mano, mentre l'altra si riscaldava beata nella stasca del giubotto, dopo poco bussai alla porta di Castiel e mi posai al muro affianco con il sacchetto posato ai piedi. Presi il libro dalla mia tracolla e sorrisi quando uscì lui e mi fissò con gli occhi chiusi a fessura, cercando di capire le mie intenzioni.
Mi morsi le labbra, sorrisi con gli occhi sui suoi, scesi alle sue labbra, il suo petto, i fianchi e... Dannazione! Ripresi a leggere.
"Com'è possibile che per me sia diventato tanto importante in così poco tempo? Mi era entrato sotto pelle... Letteralmente. Sorride, e i suoi occhi si illuminano." recitai, tenendo conto dei tempi e della punteggiatura. Chiusi il libro e lo misi nella tracolla, il sacchetto era già nella mia mano quando mi avvicinai e con l'altra, ancora gelida, gli accarezzai la schiena sotto al maglione piano, con la punta delle dita: sentì la sua pelle d'oca spingersi contro le mie dita, quasi volesse avvolgere quel piacere. "Ho letto bene... professore?" accentuai.
Lo lasciai imbambolato lì ed entrai togliendo il giubbotto e posandolo sulla sedia. Come se fosse la mia di casa posai la spesa sul tavolo: latte, cioccolato in polvere dolce, panna e marshmallow bianchi.
Buttai il sacchetto marrone nella spazzatura e lo sentì prendermi dalle spalle con le sue mani che mi tenevamo stretti i fianchi e si intrufolavano sotto il maglione, stringendo ora la pelle chiara. Le sue labbra erano vicine al mio orecchio, ma scendevano veloci al collo baciandomelo.
"Giulietta, se continui così non te la preparo la cioccolata calda. Pensare che volevo essere romantico, essendo periodo natalizio." dissi, posando le mani sulle sue e guidandole sulle costole. Spostai il viso di lato e ne approfittò per farmi un succhiotto sul collo, ben visibile.
"È colpa tua Romeo. Non puoi pretendere di provocare e poi andartene così tranquillo, a casa mia tra l'altro!" Sussurrò.
Mi voltai e lo baciai, questa volta nessuno ci avrebbe fermato e se Oscar si sarebbe intromesso e mi avrebbe fatto starnutire, bè, lo avrei chiuso nel bagno. Spinsi Castiel contro il muro, le mie mani scivolarono lungo i suoi fianchi e lo strinsi forte, fino a lasciargli i segni rossi sulla pelle. Dio, se lo volevo!
Mi spinse via appena iniziai a toccarlo tra le gambe e mi trascinò sul divano, gettandomi di peso, lo accolsi volentieri a braccia aperte, mentre i nostri corpi iniziavano a muoversi di continuo l'uno contro l'altro, spingendosi e trattenendo respiri pensanti. Le sue labbra mi stavano uccidendo, prima mi mordevano e poi mi baciavano, con la lingua mi provocava sul collo, mentre all'orecchio mi sussurrava cose indecenti, cose che poi ovviamente immaginavo.
Le nostre magliette volarono via contro il televisore e Castiel continuò la sua ondata di baci, scendendo per il corpo, arrivando alla pancia e facendomi sobbalzare quando con la lingua disegnò una linea vicino al mio ombelico. Lo spinsi ancora più giù e con la mano iniziò a toccarmi l'erezione, non sapevo cosa mi prendeva, forse avevo sempre avuto ragione: noi ci saremmo rovinati la vita a vicenda, ma pazienza perchè ormai ci eravamo troppo, decisamente lui in me, spero, dentro.
Non riuscì ad evitare di ansimare ogni volta che la sua mano si muoveva sopra di me, sembrava sapesse esattamente cosa volessi e sempre. Era assurdo, non ho mai desiderato qualcuno così tanto, non ho mai provato tanto piacere come in questo momento con Castiel.
Lo spinsi via ed iniziai a spogliarmi, lui mi guardava voglioso, si mordeva le labbra e si iniziò a togliere anch'esso ciò che gli restava, dopo qualche minuto si chinò su di me e mi guardò a due centimetri dal viso, con gli occhi celesti luminosi che mi provocavano sempre quel dannato vuoto allo stomaco. Ancora non riuscivo a capire cosa fosse, sapevo solo che era colpa dei suoi occhi se il mio stomaco prendeva a contorcersi e le mie labbra si trasformavano in un sorriso.
"Scopami Giulietta" sussurrai, alzando le gambe sulla sua schiena, mentre le sue mani mi accarezzavano il viso con il pollice.
"Che termini volgari Romeo! Dovresti moderare il linguaggio!" Fece sarcastico, sistemandosi meglio tra le mie gambe.
Gli strinsi i capelli dietro la nuca e lo sentì trattenere il respiro per un attimo, lo avvicinai al mio orecchio e gli diedi un morso al lobo sorridendo.
"Sarei lieto se codesta persona mi entrasse dentro nel violento atto del sesso e mi faccia urlare come una donnina di quartiere." Sussurrai piano.
Passò un secondo e scoppiammo a ridere di getto, fino ad avere le lacrime agli occhi e quando ci guardammo di nuovo, l'unica cosa che uscì dalle labbra di Castiel era un semplice 'Sarà fatto dolcezza'. Mi entrò dentro con delicatezza e deglutì appena lo sentì. Era tutto come lo immaginavo: Passionale, eccitante, voglioso, caldo...
Iniziò a muoversi, non riuscivamo a staccarci gli occhi di dosso, a parte quando ci baciavamo o ci sussurravamo cose indecenti nelle orecchie, le sue mani erano chiuse in un pugno sui cuscini e le mie sopra la sua schiena a seguire i suoi movimenti contro i miei, i suoi muscoli muoversi all'unisono con i miei e sentirli contrarsi o irrigidirsi quando il piacere si faceva più intenso.
Alzai la mano sulle sue scapole e non resistetti alla voglia di graffiarle, mi stupì come il suo viso cambiò in un sorriso malizioso ed affondò le labbra nelle mie, come se ora fosse ancora più eccitato. In quel bacio ansimai, gli dissi di continuare e qualche volta, mio malgrado, cacciai degli urletti imbarazzanti che nessuno aveva mai sentito, neanche io se possibile.
Mi fece perdere il controllo già dalla prima volta che lo vidi, non sapevo il suo nome e lo odiavo per tenermi testa in tutto quello che facevo con la sua aria da professore perfetto, però aveva quel cazzo di fascino a cui non sapevo resistere e il fatto di aver rifiutato quella cassiera poco prima ne era la conferma!
Venni senza accorgermene, troppo in fretta per avvisare o contenere la mia voce, e qualche secondo dopo il professore mi baciò e sentì il suo liquido spingermi dentro, bollente come la lava. Si spostò da me, entrambi stretti su quel divano, con il fiatone e un sorriso da idiota stampato in faccia.
Lo avvicinai a me con il braccio e lui mise il viso nell'incavo del collo.
"Pensare che un ora fa stavo tutto preso da chimica." Feci appena i polmoni si calmarono da quel turbinio di respiri continui.
"Studiavi?" Chiese.
"Si, ma mi esplodeva la testa, avevo bisogno di distrarmi!" Dissi. Mi voltai verso la televisione, ma qualcosa mi catturò, scrutai meglio quel punto in fondo alla cucina e sbuffai una risata. "Oscar, ti sembra luogo e momento adatto per fissare due persone?"
Chissà da quanto tempo aveva gli occhi fissati su di noi...  

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