Please.

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Please.

(Dean POV)
Quel messaggio mi aveva ucciso l'anima, ma non mi son dato per vinto, per lo meno mi rivolgeva la parola in qualche modo e a me bastava.
Non ricordavo l'ultimo giorno in cui avevo mangiato qualcosa di mia volontà, Jody entrava in camera e mi trovava steso come la notte precedente, mi parlava, ma non la ascoltavo, come se le parole fossero ovattate da qualcos'altro, forse ricordi che mi vagavano in testa. Uno in particolare, che poi non era un ricordo, ma ci avevo pensato così tanto nei mesi in cui ero con lui che ormai lo era diventato: pensavo sempre a quando Jack sarebbe diventato grande e i ragazzi lo prendevano in giro per avere due papà, pensavo al fatto di volerlo crescere forte come a me e magari rispondere male a quei tipi, inculcargli la mia ironia tagliente e poi sentirmi dire da Castiel che tutta quella maleducazione l'aveva presa da me e che non era giusto che si fosse preso questo pensiero di bulletto, che doveva prendere provvedimenti e...
E mentre pensavo a quella roba mi ritrovavo a parlare meccanicamente a una fila di professori dall'aria severa, alcuni li conoscevo, mentre altri non sapevo neanche dell'esistenza. Questi mi chiedevano cose specifiche sulle macchine, poi mi interrompevano e passavamo alla fisica o alla chimica: un inferno.
"Winchester, ho notato che nel percorso scolastico lei ha studiato Romeo e Giulietta." disse in tono pratico e io annuì sorridendo. "Mi parli della loro storia e del suo pensiero riguardo a questa tragedia Shakespeariana"
La guardai come si guarda qualcosa di sconvolgente e per un attimo mi chiesi se su quella sedia fosse seduto il mio professore, se quella domanda fosse uscita dalle sue labbra. Noi eravamo Romeo e Giulietta. Lui era e sarà sempre la mia Giulietta.
Iniziai a parlare e cercai quella parte di me sbruffona e insensibile che avevo abbandonato mesi fa, con fare incurante spiegai tutto e alla fine elencai i miei pensieri su quel romanzo, tralasciando il più possibile quello che era successo a me e quanto fossi depresso per tutto quello che mi stava succedendo: Castiel mi ha lasciato, viene licenziato, non vedo Jack e non mi va di mangiare o persino di ubriacarmi. Esco di casa solo per correre e quando torno metto tutto l'incasso nello scatolo in cui avevo i soldi del viaggio, come se servissero ancora a qualcosa.
Mi mancava dannatamente.
Io avevo bisogno di lui.
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Il ritiro della laurea era un evento che metteva buon umore a tutti e quasi riuscì a sorridere quando quel cretino di Kevin, appena il preside Crowley gli diede la pergamena con il nastro rosso, lo abbracciò di getto e lui rimase con le braccia aperte come se non sapesse come si abbracciasse una persona.
Molto più lontano alle mie spalle, nella zona genitori, c'era Jody con un vestito lilla e una borsa piccola di cui ancora non ne capivo l'utilità siccome non ci entrava assolutamente niente, teneva per mano zio Bobby e piangeva neanche fosse il mio funerale! Al fianco c'era anche Sammy in smoking, un figurino di fratello che avevo cercato di tenere sempre al sicuro, anche se ora come ora non sapevo che combinasse con Gabriel.
Quando tutto finì, mi accorsi che si erano creati tanti piccoli gruppi di famiglie che parlavano con i propri figli e parenti, così mi apprestai ad andare dai miei. La prima che mi abbracciò fu Jody, mi strinse forte e io cercavo di consolarla come meglio potevo, anche se ero il primo a crollare in quel momento, poi fu il turno dello zio, quello suo fu molto più difficile da gestire, mi strinse forte per un po' e quando si staccò mi diede uno schiaffetto sul volto e mi sorrise dolcemente.
"I tuoi genitori sarebbero fieri di te, Dean" sussurrò.
Mi venne una fitta al cuore e abbassai lo sguardo.
"Grazie zio..." Riuscì a dire e di colpo sentì le braccia di mio fratello stringersi intorno a me e la sua voce dirmi che andava tutto bene.
Gli abbracci di Sam erano la cosa più rassicurante che abbia mai avuto, forse perché era sangue del mio sangue o forse perché nonostante fosse più piccolo, lui era più forte e grande e quindi riusciva ad avvolgerti perfettamente, e in questi rari momenti mi riattaccava i pezzi rotti. Almeno per un po'.
Tuttavia non andava per nulla bene, mi veniva da vomitare tanto lo sforzo di trattenere il pianto e la gola mi faceva male, non riuscivo a non pensare al sogno fatto questa notte: Mi stava vicino, nel letto e mi coccolava, poi mi sussurrava di amarmi e quando stavo per baciarlo, per fare l'amore, Jack scoppiò a piangere e noi a ridere come idioti.
"Ora... Vado a togliermi questa roba... Io..." Dissi piano.
Aspettai che tutti mi fecero cenno di aver capito e mi avviai verso la macchina, mi tolsi velocemente la toga e presi una sigaretta dal cruscotto. Appena l'accesi scoppiai finalmente a piangere in quello squallido parcheggio: Era un pianto disperato e non riuscivo a smettere neanche se me lo fossi imposto.
Avevo sempre sognato che lui venisse alla mia laurea e invece...
Singhiozzavo, mi chiedevo quando mi avesse perdonato e se lo avesse fatto soprattutto, mi chiedevo cosa dovessi fare ancora in questi giorni: Gli avevo mandato pagine intere di scuse, provato a chiamarlo, i buon giorno e la buona notte ogni giorno e tentato di ricordare i bei momenti passati con lui. Intanto io mi sentivo sempre più cadere nell'oblio, volevo che tutto questo non fosse mai esistito. Perché mi sono innamorato di lui? Perché non ho smesso come ho fatto con tutti gli altri? Una scopata e poi basta! E invece no, lui era diverso persino nel sesso, era diverso in tutto!
"Castiel..." Singhiozzai scivolando contro la Piccola e finendo la sigaretta. Cercai di asciugarmi le lacrime, ma era tutto inutile.
"Ba ba ba"
Sentì quella vocina stridula e sobbalzai nel riconoscerla: Jack era in piedi e si teneva alla macchina, poi goffamente mise un piedino davanti all'altro e provò a venirmi in contro, ma cadendo con il sedere a terra dopo un passo. Al suo fianco, vidi Castiel fissarlo stupito, a quanto pare erano i suoi primi passi e fortuna che li stavo guardando anche io.
Mi asciugai le lacrime e lo presi in braccio, non avevo il coraggio di guardare Castiel quindi preferì dedicare la mia attenzione al bambino che non vedevo da troppo tempo. Le sue manine erano diventate più cicciottelle e non faceva altro che urlare e dire "ba ba ba" stendendo la mano a destra e manca, poi quando l'ennesima lacrima mi cadde dagli occhi, lui posò la mano sulla guancia con poca delicatezza e la tolse via.
Era adorabile.
"Mi ha chiamato Sam e Jack voleva farti gli auguri." Fece Cas indifferente e si posò contro la macchina affianco alla mia.
"Grazie Jack" sussurrai e feci lo stesso sulla mia.
Alzai lo sguardo su Castiel e una fitta allo stomaco mi tolse quasi il respiro, facendomi inumidire gli occhi di nuovo, era in pessimo stato anche lui. Mi bruciavano per quanto stavo piangendo in quei giorni e faceva davvero male, non solo fisicamente.
Cercai un qualche contatto, parola, qualcosa, ma non ci riuscivo. Ero bloccato, finché il mio sguardo non si posò sulla fede di papà: Non lo aveva tolto, così non lo avevo tolto io.
"Mi manchi Cas... Io non ce la faccio davvero..." Sussurrai con lo sguardo basso e colpevole. Jack giocava con il mio orecchio, chissà perché gli sembrava strano.
"Professor Novak, prego" disse freddamente lui.
Distolse lo sguardo dai miei occhi e io ne approfitta per avvicinarmi, sfiorai la sua mano destra, con il pollice passai sulla fede e la strinsi. Sembrava non volesse spostarsi e quando alzai lo sguardo lui aveva gli occhi chiusi, le lacrime che scendevano sul volto e si mordeva le labbra.
"Eri il mio professore anche prima, ricordi?" Chiesi piano "Poi siamo andati avanti... Posso rifarlo, farò di tutto per te"
"Dean... Ti prego, spostati."
Jack urlò di nuovo e quasi come se fosse una sveglia mi avvicinai e posai le mie labbra su quelle di Castiel, piano. Per un attimo ricambiò e strinse la mia, mentre piangevamo, poi un secondo dopo mi spinse via contro la Piccola e la mia mano finì a tenere Jack per non farlo cadere.
"Io... Devo andare... Penso che tu voglia stare un po' con Jack, quindi... Poi quando vuoi lo porti a casa." Disse balbettando tra i singhiozzi e mi passò la borsa del piccolo. "A dopo Dean."
"Ok..." Risposi solamente, poi lo vidi andare via e io me ne tornai dagli altri. Sicuramente saranno in pensiero per me e avevano voglia di vedere Jack.
Cosa avrei potuto fare altro?
Riuscivo ancora a sentire il sapore delle sue labbra sulle mie e non sapevo se esserne sollevato o distrutto.  

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