Dream.
(Dean POV)
Giorno di scuola, ancora!
Avevo lavorato due sere di seguito ed ero tornato a casa alle 7 di mattina, giusto il tempo di mettere la divisa e andare al college, ma il lato positivo di quel giorno era che ero venuto a conoscenza, finalmente, del nome del professore di letteratura: Castiel. Era un nome assurdo, così come era assurdo il suo comportamento: un minuto prima era il professore autoritario e un minuto dopo un amico. Un minuto era serio e il secondo dopo sorrideva, odiavo il suo sorriso, gli risalvata tutto il volto e gli occhi grandi.
Entrava prepotentemente nei miei pensieri ogni qualvolta che avevo un libro in mano o leggevo chimica, l'unica cosa che studiassi seriamente, e non ne capivo il perchè. Ora ero sul mio letto a completare un test di meccanica, una specie di prova scritta per un compito imminente e mi chiedevo che significassero delle parole, cosa che mi obbligava a prendere altri libri e sembrare Samantha, ma con i capelli decisamente più corti, primo o poi glieli avrei tagliati di notte.
Un altro lato positivo di tutta questa faccenda e che avevo guadagnato abbastanza per il cambio di stagione di entrambi, poi avevamo comprato degli attrezzi nuovi per Bobby e un cappellino, infine dei guanti in gomma per Benny, un mio amico conosciuto a lavoro e che ora aiuta mio zio quando arrivano 2-3 auto da sistemare subito, magari per un cambio olio o per un quadro generale della situazione. Bobby ci teneva davvero a questi regali, anche se li considerava "sporchi", non me lo aveva mai detto, ma lo sapevo.
Scesi le scale velocemente, come di abitudine, e andai da zio Bobby.
"Zio... A te piace leggere, vero?" chiesi con fare non curante, come se mi servisse per la scuola. Lui annuì. "Ascolta, di che parla Guerra e Pace?"
"Leggilo e lo saprai, così giacchè farai il riassunto per la scuola." troncò il discorso.
"No, ero curioso. Un mio ami... Conoscente, ne è affezionato e boh, volevo saperne il perchè!" alzai le spalle e feci per andare via, poi vidi Bobby lasciare la sua cena ed alzarsi in piedi. Sbottò qualcosa sul seguirlo e quando fummo nella sua stanza da letto, aprì un cassetto chiuso a chiave.
Tutto il cassetto era pieno di polvere, come se fosse stato chiuso per anni e anni, ma una cosa saltò subito ai miei occhi, tanto da farmi fare un passo indietro e distogliere lo sguardo: Una pila di foto di mamma e papà troneggiava all'angolo a sinistra, ad incastro c'erano dei fogli, come lettere, poi dei libri. Lo sentì spostarne alcuni e dopo poco riguardò il cassetto.
Mamma... Papà... Dio, se mi mancano! Io... Sento ancora le sue braccia avvolgermi e la sua mano che accarezzava la testa cantando la nostra canzone per la ninna nanna:
Non immagini quanto sia dolce sfiorare da i tuoi incerti sorrisi la felicità o anche solo per pochi secondi capire che qualcosa di buono c'è in me. Dormi che è meglio così...
I miei occhi si velarono di una patina bagnata e Bobby chiuse il cassetto subito dopo avermi visto. Mi tese un libro e lo presi sussurrando un grazie, poi me ne corsi in camera e lo aprì, sulla prima pagina c'era una scritta:
"Ho affrontato la guerra con i marines, adesso sto tornando da te. Vuoi sposarmi?."
Sorrisi debolmente e non volevo, ma scoppiai a piangere a dirotto come un bambino. Non capivo come la mia forza nel mondo crolli così alla vista di qualcuno che tecnicamente non ho avuto neanche la possibilità di conoscere. Come può mancarti un estraneo? Eppure mi manca mia madre e quei ricordi sfocati che mi entravano in testa: Tutti i giorni nei miei 5 anni di vita con loro, mio padre mi portava qualcosa dopo esser tornato da lavoro, un cioccolatino o qualche giocattolo a sorpresa delle patatine, poi mi rincorreva fino alla cucina e pranzavamo insieme. Solitamente mamma tornava a prendersi cura di Sam e leggere qualche gossip sul divano di casa nel pomeriggio, mentre io e papà andavamo a riposare nel letto matrimoniale e una volta entrati nel sonno profondo, dormivamo inconsciamente nella stessa posizione.
Sobbalzai dai pianti e per la rabbia gettai il cuscino contro il muro, poi mi stesi affianco ai libri di scuola e fissai il soffitto.
"Perché?" Chiesi al vuoto. "Perché i miei genitori?"
Chiusi gli occhi e sentì le lacrime scendermi veloci, i flash negli occhi ancora chiari, le fiamme, le urla di Sam che mi cercavano, papà e mamma che non vedevo, i pompieri che salvarono me e Sammy mentre ci stringevamo nella stanzetta, il funerale, Bobby in lacrime...
Sentì qualcosa toccarmi il braccio sinistro, velato, leggero e quando riaprì gli occhi di colpo, nessuno era presente. Mi guardai intorno e caddi di nuovo con la schiena sul letto.
Avevo sempre creduto all'esistenza degli spiriti.
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Avevo le braccia posate sul banco e gli occhi chiusi, la terza notte che tornavo alle 7 e nonostante tutto avevo preso pieni voti ai compiti scritti e orali, un colpo di fortuna. Strinsi lo zaino che stavo usando come cuscino e ripresi il sonno che già continuavo... Da quanto? Due ore? Non so, so solo che sicuramente era cambiata classe da un pezzo.
"... Tuttavia, magari alcuni di voi sono venuti a Hogwarts in possesso di abilità così formidabili da sentirsi completi abbastanza!" fece una voce che mi fece sorridere. Sentì un libro sbattermi in testa.
"Harry Potter e la Pietra filosfale!" fece un alunna del primo anno che non conoscevo.
"Winchester si è fatto due ore con me, non le sembra il caso di andare dalla professoressa Bradbury?" chiese con fare serio e accennò un sorriso appena aprì gli occhi e lo guardai con un sorriso ammiccante.
"No, mi piace troppo... Come insegna." dissi maliziosamente. "E poi è bello vederla appena sveglio."
Sul serio?
Le sue labbra appena aperte... Maledizione.
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Teach me.
FanfictionCastiel dopo la fine della sua relazione con Meg si trasferisce alla Texas Tech University ad insegnare lettere, li incontra Dean Winchester, studente intelligente ma ribelle. Tra di loro nasce subito uno strano rapporto, a Dean interessa solo il se...