Jack.
(Dean POV)
Quella sera non chiusi occhio, tecnicamente ora Castiel mi stava chiedendo se scegliere tra lui o la mia vita e questo mi preoccupava parecchio: io non sapevo neanche come andava avanti una famiglia e ogni volta che pensavo a noi due con un piccolo tra le braccia mi veniva quello strano dolore al petto. Io lo amavo, come non avevo mai fatto con nessun altro, in realtà non ho mai amato nessuno seriamente, ma lui mi ha fatto sentire strano, debole forse.
Jody aveva cucinato perfettamente come a sempre e io mangiai un piatto intero dopo giorni di digiuno, mi faceva quasi male lo stomaco tanto lo sforzo, poi verso le 3 del mattino, ci siamo incontrati in salone di fronte alla TV: lei con la sua insonnia e io con i pensieri che mi torturavano la mente, poi ci preparammo della cioccolata calda e andammo a dormire. O per lo meno lei, io non riuscivo a stare neanche steso.
Ora come ora, ero in piedi contro il muro del cortile della scuola e Sam parlava con un suo nuovo amico, credo di averlo visto una mezza volta in una festa per i tipi del 5° anno, anche se poi c'era anche Connie, la mia amica. Kevin invece non era presente quel giorno, questa me la paga!
"C'è una festa tra noi oggi, sta sera al nostro dormitorio. Ci sono anche altri e, boh... Ci facciamo una pizza e una birra insieme?" chiese il ragazzo di fronte a lui. Mangiò una caramella e buttò la carta contro Sam, sembrava si conoscessero da un pò per il modo in cui scherzavano.
"Va bene Gabe!" sorrise e abbassò lo sguardo. Non lo avevo mai visto così strano. "Dean, ci vediamo dopo ok?" annuì. In realtà stavo pensando a quanto mi rilassasse fumare senza pensare al fatto di star attento di esser scoperto dagli altri. "Oggi mi fai guidare?" chiese mentre andava via con questo Gabe.
"Nei tuoi sogni!"
Entrai a scuola e percorsi i corridoi che portavano all'ufficio di Castiel, avevo una voglia di abbracciarlo che neanche io mi spiegavo, ma quando bussai alla porta nessuno rispose e quando misi la mano sulla maniglia, quella risultò chiusa a chiave. Dalle persiane non si vedeva nessuno e persino nell'aula a qualche passo da lì, non c'era nessuno. Presi il cellulare:
-Giulietta, dove sei?
Rispose dopo qualche minuto:
-Sto sistemando le faccende per il DNA. Ho preso dei giorni liberi, mio caro Romeo
-Ok. Stasera sono da te.
Andai verso l'aula di meccanica teorica e pratica e riposi il cellulare nella borsa, subito dopo presi dei libri dall'armadietto ed entrai in aula.
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Ormai quella strada la conoscevo meglio delle mie tasche, anzi meglio delle mie bimbe ed è tutto dire siccome alla mia adorabile Mustang avevo aggiunto alcune piccolezze che la facevano sfrecciare ancora di più, per non parlare del fatto che la mia Baby la guidavo da praticamente una vita! Ci ero nato lì dentro... In tutti i sensi!
Mi misi a ridere pensando a quella volta in cui zio mi raccontò che mamma mi stava partorendo in auto perchè si era creata una fila assurda sulla strada per l'ospedale.
Una volta arrivato scesi dalla macchina ed andai a bussare: ero nervoso, trepidante di abbracciarlo, avevo voglia di baciarlo, sentirlo mio come lo era prima di tutto questo scempio. Con quella litigata ci eravamo allontanati in modo inumano, dovevo rimediare per noi, per lui, e l'unico modo per farlo era accettare tutta la situazione, anche se faceva male.
Pensare che un anima, una nuova vita si sia intromessa tra noi era assurdo, struggente, ma purtroppo lui non ne aveva colpa e io non ero nessuno per impedirgli un giusto rapporto con suo figlio, proprio io poi che ero cresciuto senza genitori. Mi sentivo una merda solo a pensarlo.
Aprì la porta ed entrai, senza dir nulla la chiuse e io mi avvicinai a baciarlo: le sue labbra erano così morbide, dolci, perfette che non mi staccai subito. Volevo sentire ancora il suo profumo sulla mia pelle, le sue mani toccarmi dolcemente come in uno stupido film d'amore e i suoi occhi guardarmi.
Feci scivolare le mani sotto la maglietta, sui suoi fianchi, accarezzandogli la pelle e lui sorrise nel bacio, mi tirò a se e mi guardò con gli occhi socchiusi e stanchi.
"Vieni dentro, ti faccio conoscere Jack." il suo tono di voce era delicato, sapeva quanto fosse fragile questo argomento e anche se tutte le parole del mondo non sarebbero bastate a prepararmi, quello mi agitò e mi calmò contemporaneamente.
Jack, suo figlio... Si poteva fare un buona impressione a un neonato?
Non lasciai la sua mano neanche un minuto, mi faceva sentire più tranquillo, come quando un bambino attraversa la strada con la propria madre e pur di aver un contatto con qualcuno, stringe la gonna o le buste della spesa che la mamma ha in mano. Ecco, lui mi stava facendo attraversare la strada: alle mie spalle avevo la mia vita e avanti le responsabilità di cui neanche io ne conoscevo l'esistenza.
Il piccolo era nel passeggino e muoveva le braccia in modo eccitato, sembrava felice di vederci: aveva i capelli biondi, gli occhi marroni, le labbra sottili e un naso simile a quello di Meg. Non assomigliava per niente a Castiel, ma la cosa non mi calmava per niente. La genetica era una stronza, chissà, magari aveva preso delle similitudini dai nonni!
"Vuoi prenderlo in braccio?" chiese Cas, guardandomi. Sorrideva dolcemente e mi teneva ancora la mano.
"Io non ho mai preso un bambino in braccio..." sbottai. Lui socchiuse gli occhi, davvero pensava stessi mentendo? A stenti ho salvato mio fratello dall'incendio, se non fosse stato per i pompieri, saremmo morti insieme nella culla. "N-non voglio fargli male."
Mi fece sedere sul divano e mi passò il piccolo tra le mani. Era strano come quel gesto mi venisse naturale, ma gli sorreggevo la testa con il medio e l'anulare e il corpo con il palmo e le dita, fortuna che le mie mani erano belle grandi da proteggerlo interamente. Lui continuava a muovere le sue braccia e ogni tanto sbavava e cacciava qualche urletto strano. La sua pelle era vellutata e morbida.
"Ok, io vado a farmi la doccia." sbottò Cas, ci guardava come si guardava il ritratto della famiglia perfetta. Mi diede un bacio sulle labbra e il piccolo urlò e si agitò un pò.
"Ehy, lui è mio ok?!" dissi scherzosamente, poi lo dondolai sulle gambe. Era questo che faceva mamma con Sammy quando lo aveva sulle gambe. "Io cosa faccio ora? Non so che-"
"Parlargli!" disse tranquillamente.
Lo guardai stranito, mentre girava per andare al bagno e Jack diede un urlò con tanto di sorriso che fece sorridere anche me. Lo guardai per qualche secondo, poi mi alzai e iniziai a passeggiare in giro per casa.
"Tuo padre è un idiota, lo sai?" dissi e presi un peluche dal passeggino. Cercavo di ripetere tutti i gesti che faceva mia madre quando giocava con mio fratello. A proposito di lui...
"Tu conosci Gabe?" il bimbo mosse di scatto un braccio "Lo prendo per un si... Lo sai che mio fratello non me la racconta giusta? Una festa? Lui e quel tipo? Ma per favore!" Ridacchiai, ma dopo un pò Jack starnutì e scoppiò a piangere, senza un apparente motivo. Lo guardai per qualche secondo scioccato, poi chiamai Cas e lui mi disse di cullarlo. Non servì a nulla.
"Cas, puzza!" urlai allontanandolo da lui tanto le mie braccia lo consentivano.
"Allora cambiato!" sbottò lui, quando spense il phone.
"Cosa?" urlai "Dannazione! Non ci credo che mia madre, padre e zio Bobby sopportassero questa fetore!"
Stesi il piccolo sul divano e presi pannolini, salviette e borotalco. Ricordavo questi passaggi perchè mi piaceva aiutare sempre mamma quando cambiava Sammy, anche perchè poi mi dava una caramella per premio. Cacciai delle salviette dallo scatolo e spogliai Jack, sembrava più facile del normale, ma non aiutava di certo lui con quel pianto e quelle gambe che si muovevano in continuazione. Lo pulì più in fretta che potei e quando misi il borotalco e chiusi tutto si calmò di colpo ed io con lui, per il momento almeno, siccome ora mi ero accorto di aver un dito sporco di cacca.
"Se potessi, ti odierei!" sussurrai.
Mi pulì e posai tutto sul tavolo di fronte. Stesi Jack sulla mia pancia, con le mani sul panno e sulla schiena per proteggerlo e quello si rilassò subito, chiudendo gli occhi: i bambini son tutti un mistero!
"Jack..." sussurrai tristemente. Quello che avevo sul grembo era frutto dell'amore di Cas e Meg e faceva dannatamente male. "Mi ha detto Cas di parlarti... Non sei neanche venuto al mondo e già devo scusarmi con te. Spero davvero che lui non senta tutto questo, ma voglio che tu sappia che io faccio tutto questo perchè sono inn... Ci tengo a lui. Lascerei tutto per tuo padre e non odiarmi per Meg... Io non centro nulla." singhiozzai di colpo e mi asciugai le lacrime subito dopo. Non volevo che Cas vedesse. Jack strinse la mia maglia nella manina e sentì la sua saliva bagnarla, ma non importava. "So solo che tua madre è sbucata di colpo e non è colpa mia se nel mentre io e Cas ci siamo messi insieme... Jack spero davvero che capirai, un giorno... Vorrei poter farti capire cosa provo con lui con la stessa facilità in cui lo fa lui con me, ma non ci riesco. Non riesco a dirlo... È più forte di me!"
Lentamente fermai le lacrime e presi la copertina che era sulla spalliera, lui si era addormentato subito dopo le mie parole e io feci lo stesso, tenendolo stretto per non farlo cadere.
Io non centravo nulla per la separazione tra Castiel e Meg, allora perchè mi sentivo così in colpa?
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Teach me.
FanfictionCastiel dopo la fine della sua relazione con Meg si trasferisce alla Texas Tech University ad insegnare lettere, li incontra Dean Winchester, studente intelligente ma ribelle. Tra di loro nasce subito uno strano rapporto, a Dean interessa solo il se...