I need you.

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I need you.


(Dean POV)
La classe era silenziosa, quasi si poteva sentire il fruscio del vento fuori dalla finestra e lo scorrere della penna sul foglio. Il compito di letteratura l'avevo finito 30 minuti fa, anche perchè conoscevo il libro ed era stato facile scrivere quelle parole. Da quando ho conosciuto Castiel mi ha messo la fissa per la lettura e di punto in bianco facevo sparire i libri di Bobby dalla libreria, dal comodino dove teneva le cose di mamma e papà o dalla stanza di Sammy. Amavo mandargli foto mentre avevo un libro in mano o pezzi di frasi che mi piacevano particolarmente: una sera gli avevo mandato una foto dove sorridevo con in mano un libro, per sfortuna sua la foto si tagliava sui fianchi, ero in boxer. Avrei voluto vedere la sua faccia alla vista di me mezzo nudo con un libro in mano e il mio solito sorriso sfacciato.
Alzai lo sguardo su di lui e i nostri occhi si incrociarono, gli sorrisi e feci scendere gli occhi sulle sue labbra. Non ho mai desiderato baciare qualcuno così come Castiel, anzi non ho mai desiderato conoscere qualcuno come lui. Dopo 5 anni in questa scuola nessun professore ha mai provato o è entrato nelle aule tenendo testa alle mie battute, ricambiando e permettendomi di avvicinarmi così a lui.
Presi il cellulare e lo nascosti sotto l'astuccio, poi misi silenzioso e composi il suo numero:
-Sta notte ti ho sognato.
Sentì il suo telefono vibrare sul tavolo della sua scrivania, quando prese il cellulare e schiacciò sullo schermo, lo vidi sorridere e portare una mano sulla fronte.
-Sul serio?
-Si Castiel e quello che ho visto mi è anche piaciuto.
Sorrise di nuovo e si morse le labbra, pensava non lo stessi guardando perchè impegnato a scrivere chimica, ma con la coda dell'occhio lo stavo osservando e avrei giurato che se gliel'avessi chiesto, lui avrebbe accettato un altro appuntamento con me. Magari un film a casa mia e... Ok, forse pensare queste cose al college durante la sua ora era un tantino inopportuno, eppure mi bastava guardare i suoi occhi che i peggior pensieri mi passavano per la mente.
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Oggi era l'anniversario della morte dei miei genitori, zio Bobby non riusciva a far nulla se non tenersi impegnato con l'officina e Sam come al solito si chiudeva in stanza e non usciva se non per mangiare quel poco a pranzo e cena o per andare in bagno. In questi giorni non si parlava o scherzava, nessuno aveva mai superato questa situazione ed era quasi illegale pensare di scambiarsi coccole come abbracci o consolazione: non eravamo quel genere di famiglia e di certo era anche una delle cose che non sapevo come affrontare, una delle tante che zio Bobby non ci ha mai insegnato a esternare. Tra le tante, io non avevo mai imparato ad amare e nessuno ha avuto il buon cuore di spiegare e insegnarmelo.
Si, amavo la mia famiglia, ma non intedevo quel gente di amore.
Uscì di casa che era già tardi, forse le 23 o 24, zio non mi disse niente riguardo l'orario perchè comprendeva il mio voler star solo. Percorsi le strade di Lubbock fino ad arrivare ad un negozio di liquori e quando ne uscì avevo una bottiglia di Jack Daniels tra le mani, feci qualche metro lontano dall'Impala e mi sedetti su un gradino di una casa in un vicolo.
Stappai la bottiglia e assaporai il gusto forte, il bruciore della gola che impediva quasi di respirare. Presi un altro sorso e cacciai una sigaretta dal pacchetto, la posai tra le labbra e con l'accendino tirai profondamente.
Mi chiesi cosa avrebbe detto mio padre di tutta questa faccenda: il mio lavoro, la scuola, zio Bobby che non faceva altro che bere quando pensava a loro e Castiel, non era certo una buona cosa avere una... Cotta? No, un attrazione profonda verso il tuo prof di letteratura, anche se era abbastanza eccitante da pensare.
Mi chiesi cosa penserebbe mia madre del mio carattere così irrispettoso verso il mondo femminile, penso che mi avrebbe dato più schiaffi che abbracci per ogni volta che uscivo con Lisa quando il giorno prima ero con qualche altra bionda super sexy.
Sorrisi e una lacrima iniziò a scivolare lungo la mia guancia fino a cadere sui miei jeans neri, iniziai a tracannare quella bottiglia fino a che la gola non chiese pietà e dopo poco iniziai a tremare e singhiozzare: mi sentì così solo ed abbandonato, sentivo di non avere una famiglia, un appoggio, qualcuno che possa dirmi che va tutto bene e che possa farmi la foto per il prom con qualche ragazza al mio fianco. Avevo solo bisogno che dopo 20 anni solo mi dicano che andrà tutto bene e che alla fine troverò anche io qualcuno che ami veramente.
Presi il cellulare e vidi un messaggio di Castiel inviato alle 14.30, cliccai per leggerlo:
-Come i libri, alcune persone, si leggono tutte ad un fiato. E si dimenticano altrettanto rapidamente. Di altre non si è neppure curiosi di sfogliare le prime pagine. Poi ci sono quelle che ormai si conoscono a memoria, ma che si rileggono sempre volentieri. Perchè sono così speciali che si teme, ci possa sfuggire qualche particolare.
Sorrisi tra le lacrime e lo chiamai. Squillò. Tentai di fermare le lacrime, ma era inutile, intanto diedi un altro sorso alla bottiglia.
-Dean?
"Castiel... Vieni al negozio di liquori in centro, sono... Sono nel vicolo di una casa affianco e..." singhiozzai e mi passai le dita sugli occhi per asciugarli. Tirai dalla sigaretta e dopo la gettai. "Castiel io... Ho bisogno di te."
-Dean, non capisco... Che sta succedendo?
Chiusi la chiamata e affondai il viso tra le braccia.
Aspettai che Castiel arrivasse da me come si aspetta il dolce ad un pranzo e quando sentì dei passi cauti avvicinarsi, alzai lo sguardo e scoprì la stoffa della maglia completamente bagnata di lacrime. Guardai il mio professore, aveva una tuta e una maglia stropicciata, probabilmente si era vestito con le prime cose trovate. Senza dire nulla posai il mento sulle ginocchia e fissai di fronte a me, mentre le lacrime scendevano veloci.
"Dean?" fece sedendosi al mio fianco.
"Oggi, 20 anni fa, sono morti i miei genitori." sussurrai piano.
Davvero stavo parlando di loro con lui, il mio professore?
Portai la bottiglia alla bocca, ma prima che toccassi il vetro liscio e duro lui la prese e ne diede un sorso senza badare al fatto che ci avessi bevuto io, come capitò con il frappe qualche mese fa.
Lo guardai per qualche secondo e gli sorrisi pensando fosse inusuale che un professore bevesse con un suo studente, posò la bottiglia terra al suo fianco e con mia grande sorpresa mi strinse in un abbracciò che ricambiai.
"Andrà tutto bene Dean, te lo prometto!" disse poi.  

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