I love you.
(Dean POV)
Si dice che ci si aggrappa alle persone nella speranza che quelle stesse ti salvino, ma io non l'ho mai fatto, ho sempre viaggiato da solo per la mia strada, soprattutto dopo che mamma e papà sono morti. Il resto della mia famiglia mi è sempre stata vicino cercando di farmi capire bene e male, nonostante questo io mi imponevo di sbattere la testa contro quell'errore e poi capire da solo come funzionasse la vita.
Al college mi sentivo il dio dell'universo: avevo donne, soldi, popolarità, schioccavo le dita e avevo quel che volevo e quando finalmente mi decisi a darmi una calmata e seguire meglio le lezioni, più di quanto non lo facessi, arriva lui. Ricordavo di non essermi mai stupito così tanto da due occhi così celesti, per non parlar del suo carattere testardo a ribattere le mie battute o le mie provocazioni. Era una sfida per me, dovevo averlo, e quando stavo iniziando a perder le speranze e accettare la perdita, lui mi bacia e non un semplice bacio. Lui mi provocava, sentivo che voleva scoparmi dalle sue mani sul corpo, al modo in cui cercava di baciarmi o come ansimava quando posavo le mie labbra sul collo.
Iniziammo ad avere una relazione, prima era pura soddisfazione sessuale, poi iniziò a piacermi sotto altri punti di vista, quelli che non avevo mai tenuto conto con nessuno e prima che me ne rendessi conto ero steso sul letto a mandargli foto, messaggi, chiamarlo o pensarlo come una fottuta adolescente.
Ora invece era tutto finito, me ne stavo nel mio letto a guardare il soffitto e ricordare quella rossa che mi ha rovinato la vita, piangendo e singhiozzando come se questo bastasse a sistemare tutto.
Suonò il cellulare e risposi alla chiamata senza neanche degnarmi di schiarirmi la voce, ormai non mi importava nulla di quel che mi succedeva e la prova era di come fossi debole in questi giorni che stavo attraversando, non riuscivo più a sopportare la compagnia, tanto che anche l'idea di cenare insieme mi urtava. Non volevo mi vedessero così, avevo paura che mi capissero e che riuscissero a comprendere quanto fossi depresso.
-Ehy Dean, ho novità sul tuo fratellino e poi devo chiederti una cosa!
"Connie, dimmi tutto." feci con la voce tremante e le lacrime che scendevano veloci sul volto. Tentavo per lo meno di sembrare quanto meno in uno stato decente, ma fallivo miseramente.
-Tutto apposto?
"Non voglio parlarne, sfigata! Dimmi quello che devi dirmi che dopo devo uscire."
-Ok... Ehm, ricordi Gabe? Ecco, li ho visti... baciarsi!
"Cosa?" dissi di scatto e mi misi a sedere, poi guardai la porta nel vano tentativo di vedere Sam e capire dai suoi occhi se la cosa fosse vera o no.
-Ehm si, bellezza! Comunque non ti lascio riprendere dallo shock perchè lo so che è inusuale, ma dopo tutto quello che è successo tra te e il professore, mi chiedo se andrai al prom.
"Non lo so Connie, vorresti venirci con me?"
-S-si, da amici però. Lo sai che tra noi c'è solo una forte amicizia, non farti illusioni!
"Peccato" scherzai "comunque va bene, ti vengo a prendere alle 8, ok? E voglio vedere la ragazzina che non ho mai visto!"
Accennai un sorriso quando lei balbettò qualcosa sul fatto che si sentisse meglio quando era vestita da maschiaccio e quando salutò mi sussurrò di volermi bene e che lei ci sarà sempre per me. Non osai dire altro, non ne avevo il coraggio e l'unica cosa che feci era salutare, scendere dal letto e prendere le chiavi della macchina.
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Arrivai a casa di Cas poco dopo e ci misi qualche minuto prima di scendere dalla macchina, lì ricordai la prima volta che ci eravamo lasciati, era per "colpa" di Jack ed io che non mi ritenevo un giusto padre per lui. Ancora oggi non mi ritengo un giusto padre per lui, ma per lo meno me la cavavo, cercavo di motivarlo quando gattonava da qualche parte o si appendeva alle mie gambe, cercavo di farlo ridere sempre e sentire le sue urla spacca orecchie era il mio sollievo che qualcosa di giusto la stavo facendo in questo schifo di vita.
Presi un grosso respiro e scesi, ogni passo che facevo erano pure coltellate alla pancia, come se qualcosa si stringesse fino a farmi quasi vomitare quel poco che ormai mangiavo. Fissai la porta blu, con un pugno affianco al mio volto, pronto a bussare, ma non ancora pronto a farlo, poi dopo qualche secondo presi coraggio e chiusi gli occhi, abbassai lo sguardo sentendo il suono sordo del legno contro le mie nocche.
Sentì i suoi passi avvicinarsi lentamente.
"Chi è?" sentì dall'altra parte.
"Ascolta Castiel..." dissi singhiozzando. In realtà non avevo ancora smesso di piangere da casa. "Lo so che sono stato uno stronzo in questi giorni, lo so che quello che ti ho fatto ti ha portato indietro ai tempi in cui eri con quella puttana della tua ex, ma io non ti ho lasciato andare via. Sono qui a combattere, rimarrò qui a combattere sempre. Perchè cazzo Castiel..." cercai di calmarmi, ma le lacrime erano così forti da spezzarmi la gola. Non riuscivo a parlare. Non respiravo. Avevo solo bisogno di un suo abbraccio e di lui. Questo non mi era mai successo, mi sentivo lacerare l'anima e volevo solo non pensare che tutto quello era finito perchè in quel caso tutto quello che avevo fatto per lui era stato vano e ogni cosa sarebbe crollata. Il mio appiglio sarebbe crollato. Non avrei mai conosciuto l'amore come lui me lo ha fatto conoscere. Non avrei più avuto nulla. "Sto lasciando tutto per te: le ragazze, le feste, l'alcool e persino l'orgoglio... Io sono sempre stato quello duro e forte della famiglia e credimi se ti dico che adesso ho paura, ho paura di perderti, ho paura di non..."
Sentì le sue lacrime dall'altra parte della porta e mi bloccai, questa volta mi stavano accoltellando il cuore.
"Castiel io ti amo."
Silenzio.
Non sentì nulla.
Poi la porta si aprì violentemente e lui mi prese il viso con le mani, baciandomi tra i nostri singhiozzi, tra le lacrime e tutto il resto. Non riuscivo a muovermi, sentivo solo le sue labbra contro le mie e le sue mani che non accennavano a lasciarmi andare, poi quando lo fecero, si spostarono sulla mia spalla e mi avvicinarono in un abbraccio che significava tutto e in quel momento non importava se la gente ci passava affianco e commentava qualcosa su di noi, non importava nulla perchè c'eravamo solo noi.
Mi prese la mano e mi trascinò a casa, non riuscì a non baciarlo di nuovo e ripetergli di perdonarmi, ma lui non rispondeva e forse questo era ancora più struggente di tutta la situazione. Restammo un attimo vicini, al buio dell'entrata di casa, e quando gli sorrisi e lo osservai, notai che anche i suoi occhi erano incavati dalle notti in bianco, che forse non mangiava da giorni e che probabilmente piangeva perchè le sue pupille erano rosse e stanche.
"Posso rimanere da te? Solo per oggi." sussurrai nell'incavo del suo collo.
Annuì.
Mangiammo qualcosa frettolosamente, non parlammo molto, ma gli accarezzai le mani con il pollice e cercavo di riavvicinarmi, nonostante la crepa tra noi fosse un burrone immenso e distante. Un ora dopo andammo a letto, lui si mise il suo pigiamino celeste e io rimasi in boxer, lo tirai a me e gli feci i grattini sul capo e sulle spalle fino a che non sentì il suo respiro lentamente appesantirsi.
"Anche io Dean" sussurrò piano, quasi dormendo.
"Cosa Cas?" ricambiai dolcemente e con voce bassa per non svegliare Jack che dormiva nella culla.
"Ti amo." rispose.
Lo strinsi più a me e lui si accoccolò sul mio petto. Dopo qualche minuto iniziai a dormire anche io.
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Teach me.
FanfictionCastiel dopo la fine della sua relazione con Meg si trasferisce alla Texas Tech University ad insegnare lettere, li incontra Dean Winchester, studente intelligente ma ribelle. Tra di loro nasce subito uno strano rapporto, a Dean interessa solo il se...