Great expectations.

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Great expectations.


(Castiel POV)
I giorni trascorrono veloci tra le lezioni all'università e le serate passate a messaggiare con Dean.
Io cerco in tutti i modi di dirgli che sono occupato ma lui non sente ragioni e continua a scrivermi, così mi ritrovo col telefono in mano mentre ceno, mentro guardo la tv, mentre leggo e perfino mentre insegno.
Tuttavia anche se fingo insofferenza mi sento felice ogni volta che mi scrive, e ogni suo messaggio finisce sempre per strapparmi un sorriso.
Quel ragazzo è un mistero, è come se avesse due personalità, quella che mostra in pubblico, il ragazzo ribelle e sbruffone, e quella privata, che mostra a poche persone e che ogni tanto mi permette di vedere. Immagino che dovrei sentirmi onorato di essere tra i pochi eletti a poter entrare al di là del muro, e inefetti lo sono.
Finalmente sto tornando a casa dopo una lunga giornata al college e non vedo l'ora di sdraiarmi sul mio divano con Oscar e... Dean. Beh, con i messaggi di Dean ovviamente.
Improvvisamente mi sento afferrare per la giacca, qualcuno mi sbatte contro il muro e mi tappa la bocca con la mano, puntandomi un coltello alla gola.
Due uomini mai visti prima mi intimano di dargli il portafogli e tutto quello che ho di valore o mi ammazzeranno. Il panico mi assale, non riesco a respirare o a ragionare, riesco solo a pensare a quel coltello puntato alla mia gola.
Rimango immobile, paralizzato.
Sento un pugno colpirmi la guancia, poi un altro vicino all'occhio, il dolore si intensifica quando vengo colpito allo stomaco, tanto che cado in ginocchio, e uno dei due ne approfitta per darmi un calcio in testa.
Cerco di guardare in giro sperando che qualche passante mi aiuti, ma non c'è nessuno, è buio e il vicolo dietro casa è sempre deserto. Che devo fare? Come posso difendermi?
Un altro pugno, un'altra fitta lancinante.
"Allora bastardo vuoi proprio morire oggi?" Il tizio mi afferra per la cravatta stringendomi la gola fino a farmi quasi soffocare, mentre sento il sangue che scivola via dal mio viso.
"E' più probabile che sia tu a morire se non lo lasci, stronzo!" La sua voce. Quella voce che riconoscerei tra mille.
Il secondo tizio viene colpito da qualcosa che non vedo e si accascia a terra urlando, accompagnato dal rumore di vetri rotti. L'uomo che mi tiene per la cravatta invece mi lascia andare e si gira bruscamente per colpirlo, ma Dean lo blocca e gli tira un destro dritto in faccia, seguito da un'altro, e un altro ancora, sembra non doversi fermare mai.
Vedo l'uomo riverso a terra con il sangue che gli cola dalla testa che cerca di rialzarsi, Dean è occupato a pestare l'altro e non si accorge di nulla, finchè con la coda dell'occhio lo vede e lo atterra di nuovo con un calcio nei reni.
Il tizio con cui fa a botte lo colpisce, una, due, tre volte, non riesco più a contare, vorrei solo che la smettesse, perchè ogni pugno che dà a lui è come se lo desse a me, ma non riesco a muovermi, il mio corpo si rifiuta di alzarsi, nonostante ci stia provando in tutti i modi.
Quando Dean gli da una testata finalmente collassa a terra, incoscente.
"Castiel! Cas stai bene?" Dean corre verso di me, chinandosi a sorreggermi.
Il suo viso è sanguinante quanto il mio, forse peggio, i suoi occhi spaventati mi fissano aspettando una risposta.
"Tu sei pazzo! Potevano ucciderti! Dovevi chiamare la polizia e..."
"E aspettare che morissi? Ma che cazzo Cas sei tu il pazzo se pensi che potrei rimanere fermo mentre qualcuno ti picchia in questo modo!"
"Ma ti hanno ferito - Dico tastandolgi il viso - Ti fa male? Dobbiamo andare all'ospedale!"
"Io sto bene idiota! Tu come stai piuttosto? Che ti hanno fatto?" Chiede lui cercando di farmi alzare, tenendomi per la vita.
"Niente, insomma qualche pugno e qualche calcio, ma Dean la tua testa!" Dico osservando la ferita sulla sua fronte sanguinare.
"La mia testa sta bene! Pensa a te piuttosto! Andiamo ti porto a casa così ti medico!"
"Ma dobbiamo andare in ospedale Dean, potresti avere qualcosa di rotto!"
"Ti ho detto che sto bene! Mi hanno pestato molto peggio di così, ora andiamo!"
"Cosa?! - Urlo sconvolto, la sola idea che qualcuno gli abbia fatto del male mi distrugge - Chi? Dimmelo ci penso io a..."
"Lascia perdere ti dico! Ora andiamo a casa, smettila di protestare e appoggiati a me!"
"Ma Dean..."
"Dannazione, e poi sarei io quello testardo!"
Mi afferra mettendo un braccio intorno alla mia vita e con l'altro tira il mio dietro il suo collo, e iniziamo a barcollare insieme verso il mio portone.
Arrivati a casa mi lascio cadere sul divano, troppo esausto per andare oltre.
Sento che cerca tra i cassetti in cucina e in bagno imprecando, poi finalmente torna da me con la cassetta del pronto soccorso, e si siede al mio fianco sul divano.
Inizia a disinfettarmi e ad applicare creme, fasce e cerotti. Da come si muove sembra sia molto pratico in queste cose.
E' davvero premuroso e delicato quando mi tocca, quasi abbia paura di rompermi.
Quando finisce inizia a fare lo stesso con se stesso, ma io gli strappo tutto dalle mani e nonostante le sue proteste lo medico e faccio lo stesso che lui ha fatto a me.
Alla fine siamo tutti e due pieni di cerotti e fasce, ma tutto sommato stiamo bene.
"Grazie per quello che hai fatto per me Dean... Sei stato davvero coraggioso!" Dico sorridente e pieno di gratitudine.
"Vero, anzi in questi casi credo che ci vorrebbe un bel bacio di riconoscimento no?"
"Questo non è un cazzo di film d'amore Dean!" Rispondo lanciandoli un cuscino.
"Ahia - Sbotta lui - Che delicatezza prof! E' questo il ringraziamento per aver salvato il tuo bel culetto?" Aggiunge con quel suo tipico sorriso sfacciato.
"Smettila di dire certe cose santo cielo!"
Lui scoppia a ridere. "Certo che ti scandalizzi per poco Cas!"
"E piantala di chiamarmi così, il mio nome è Castiel!"
"Si ma Cas mi piace di più! E poi adesso ho un modo tutto mio di chiamarti no?"
Sbuffo. Anche se in realtà la trovo una cosa molto carina dopotutto.
Cas. Nessuno mi aveva mai dato un soprannome prima.
"Senti vuoi qualcosa da bere o da mangiare?" Dico cercando di cambiare discorso.
"Uhm... si una pizza andrebbe bene grazie!" Dice sedendosi comodamente sul divano e accendendo la tv.
"Ma io intendo un succo di frutta e delle patatine non..."
"Ma non ho mica otto anni Cas!"
"Ne sei proprio sicuro? Ad ogni modo niente pizza, se vuoi ho della cioccolata!"
"No, voglio la pizza. Scegli tu, o mi ringrazi con la pizza o con un bacio."
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Venti minuti più tardi arriva la pizza, prosciutto per me, salame piccante per lui.
Ci sediamo sul divano a mangiare guardando la tele, c'è un film divertente, una qualche commedia su dei tizi che vanno ad una festa e fanno un gran casino.
Oscar si avvicina a noi e lui starnutisce più volte.
"Ma Dean non sarai allergico ai gatti spero!"
"Un pochetto! Ma non importa, come si chiama questa palla di pelo?"
"Oscar." Appena pronunciato quel nome mi rendo conto del madornale errore.
"Oscar il tipo carino che ti aspettava a casa?"
"Beh - Dico arrosendo - Non mai detto che fosse un tipo!"
"Dunque è di questo cosetto che ero geloso!" Dice ridendo e lanciando un pezzo di salame al gatto che salta per acchiapparlo.
Accidenti, che imbarazzo. Non posso credere di essere stato così idiota.
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Non so come è arrivata mezzanotte, e io inizio a sbadigliare.
Com'è passato il tempo? Che diavolo abbiamo fatto oltre mangiare e chiaccherare?
E' un mistero, come lui.
"Bhe Dean, si è fatto tardi, dovrei andare a dormire adesso..."
"Ah bene, il momento che preferisco, vuoi metterti qualcosa di carino per me?"
Gli tiro un'altro cuscino. Fortunatamente lo tengo sempre a portata di mano.
"Non ti stanchi mai di dire idiozie?"
"Non ti stanchi mai di rifiutarmi?"
"No, e adesso su, vai a casa, che domani abbiamo lezione!"
"Ma posso dormire qua sul divano..."
"Certo, così poi ti intrufoli nel mio letto mentre dormo vero? Bel piano!"
Lui scoppia a ridere, ma non si muove, tanto che alla fine mi tocca spingerlo a forza verso la porta.
"Ma non vorrai buttare per strada un povero malato?" Protesta lui facendo la faccia triste.
"Hai detto tu stesso che stavi bene, perciò forza, vai a casa e cerca di non cacciarti nei guai!"
"Uhm, ma non mi dai neanche un bacino sulla bua prof?"
Mi prende per i fianchi avvicinandomi a lui, i nostri nasi si sfiorano, le labbra sono così vicine da poterle quasi toccare, le sue mani mi stringono forte.
Ho il cuore fermo, credo mi verrà un infarto da un momento all'altro.
"Non... Non dire stupidaggini idiota!" Urlo spingendolo via e chiudendo in fretta la porta prima che ci metta di nuovo il piede dentro.
"Sei una cenerentola davvero cattiva!" Mi urla attraverso la porta.
"E tu sei un principe davvero maleducato! E ora sciò!" Urlo di rimando, con il viso in fiamme. Santo cielo, ho quasi baciato Dean Winchester!  

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