Baby.

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Baby.

 (Dean POV)

Ancora nella mente avevo il viso sorridente di Jack che rideva quando lo tenevo in alto con braccia e Castiel che mi urlava di smetterla quando lo facevo volare di poco. Non mi importava se poi lui si dimenava e rideva come un pazzo. Nonostante questo, i miei presagi si erano avverati: Castiel e Sammy quella sera avevano iniziato a parlare di libri ed io gli ero vicino con la faccia di uno che stava per mettersi Jack sulla pancia e andare a dormire insieme nella mia stanza da letto.
Rientrare a scuola era stato abbastanza traumatico, non per i pettegolezzi, anzi tutti avevano imparato la lezione dopo quello che avevo fatto a David e al mio passaggio se ne stavano zitti, al massimo mi guardavano male, ma per la mensa. Avevo gli occhi di tutti addosso e a parte vantarmi di quanto sia bello da ammirare e irritare chiunque, non potevo far altro.
Una delle volte sentì trattenere la risata di Cas a stenti e dovetti impormi di non guardarlo, anche se amavo i suoi occhi chiusi bene stretti che mostravano le rughe sugli occhi e quel sorriso enorme.
"Come mai oggi in mensa?" Chiesi a Connie che sedeva di fronte a me con il sesto volume di Death Note posato sulla bottiglia, forse la 20° volta che lo leggeva.
"Non voglio che tu mangi da solo!" Disse sorridendo e fissando i suoi occhi a mandorla su di me. Diede un morso al succo di frutta che aveva nel vassoio. "Oggi esci?"
Persino Kevin non mi parlava per non avergli detto tutto subito, Jessica aveva mollato Sam e lui non lo vedevo quasi mai a scuola, cioè ero sicuro andasse a lezione, ma nei cambi, nelle pause e alla mensa?
"Mi stai chiedendo di uscire?" Gli feci l'occhiolino e gli diedi una piccola spinta. I miei occhi passarono di sfuggita al tavolo dei professori, mi sorpresi di così tanta falsità: Odiano me e Cas ed ora si rivolgono a lui con così tanta gentilezza. "Comunque si, primo o poi te lo presento!"
"Tanto lo conosco, credo di far il percorso di tesi con lui... Se è ancora vivo quando arriverò in quinto!" Rispose ridendo. Non era la prima volta che veniva rimandata al corso di studi.
"Idiota!" Sussurrai.
Dopo aver mangiato ci dividemmo le strade, perché lei aveva Charlie a quell'ora ed io avevo bisogno di una sigaretta: quel moccioso mi impediva di fumare a casa e per moccioso non intendo Jack, ma Castiel!
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Lo svezzamento del piccolo proseguiva bene, a cena si mangiava omogeneizzato di vitello o più comunemente chiamato "puzzo di pesce marcio.". Non so come faccia a mangiare quella roba con tanta voglia e entusiasmo, tanto che ¼ del cucchiaino finiva sul suo naso: Già ero impedito a cambiarlo, immagina a dargli da mangiare se continuava a muoversi così.
"Forza Jack, che zio vuole fare una doccia con papà!" Sorrisi e gli feci l'aeroplanino con il cucchiaino di plastica. Ricordo che zio Bobby lo faceva sempre a Sam, anche se io lo trovavo stupido. Ora si spiegano tante cose...
Jack aprì la bocca come se ci dovesse entrare un camion rimorchio e quando il cibo venne a contatto con la sua lingua, lo gustò come se fosse caviale della migliore qualità. Mi avvicinai per pulirli le labbra e quando presi il fazzoletto, lui fece una pernacchia dandomi una maschera color marrone chiaro e un tanfo d'oltre tomba.
"Ti giuro Jack che quando diventerai grande e porterai qualcuno a casa, mi apposterò dietro la porta della stanza da letto e appena sentirò quel silenzio, e fidati che lo conosco, aprirò e dirò: Questa è per quella volta che mi hai fatto i fanghi al vitello!" Recitai serio, anche se a stenti trattenevo le risate.
Lui batteva le mani tutte sporche di cibo e solo allora, tra un sorriso e l'altro notai delle piccole linee bianche sbucare dalle gengive: I piccoli dentini sembravano ridicoli in quella boccuccia così piccola.
Tra una risata e l'altra finì di mangiare e lo misi nel box giochi, solitamente a quest'ora lo addormentavo mentre Castiel finiva la doccia, ma da lì a poco sarebbe arrivato lo pterodattilo... Ops, volevo dire Meg, a prendersi il piccolo. Non mi piaceva molto il suo carattere verso di lui e avrei voluto parlare di Cas di questo argomento, anche se chiedere l'affidamento esclusivo ad una coppia gay e di cui nessuno dei due è il vero padre è come chiedere di vincere alla lotteria.
Non molti minuti dopo suonarono alla porta e io presi già il piccolo, allacciando la giacchetta e mettendo un cappellino leggero, ovviamente la visiera andava dietro o al lato. Il mio ometto doveva aver stile!
Aprì e trovai il rinoceronte, no, Meg, ad aspettarmi, aveva la sigaretta accesa e prima di passargli Jack la presi e spensi sotto il piede.
"Prova a fumare di nuovo con lui vicino e la sigaretta te la spengo sul culo" dissi serio, passando prima la borsa con pannolini e bisogni vari e poi il bimbo. Curioso come si sporgeva con le manine verso di me e non verso la madre.
"Uh, ciò significa che dovrai vedere il mio culo! Vediamo in che posizione possiamo farlo!" Disse sorridendo.
Diedi un bacio alla manina del piccolo, dopo gli sbattei la porta in faccia ed entrai nel bagno: Cas si stava facendo la barba, con solo l'asciugamano in vita e il resto tutto bagnato dall'acqua calda. Quella stanza trasudava testosterone e il mio sorriso malizioso la diceva lunga su quello che passava per la mia testa.
Lo cinsi con le braccia, dalla schiena, e poco importava se alcune gocce di acqua mi avrebbero bagnato la maglia, tanto stava iniziando a far caldo con l'arrivo dell'estate. Iniziai a baciargli il collo e le spalle lentamente, mentre le mie mani gli stringevano i fianchi. Dio, mi veniva una voglia pazzesca al sol pensiero...
"Dean, mi farai tagliare!" Fece lui sorridendo. "E poi sono troppo vecchio per te, tra 3 mesi faccio 31 anni!"
"Non mi importa!" Dissi scendendo i baci alle sue scapole e mordendo lembi di pelle. "Ti voglio far godere come l'altro volta!" Gli sussurrai all'orecchio.
"Tu quando hai fatto il compleanno?" Chiese sciacquando la lametta sotto il getto del lavandino.
"Il 24 gennaio!" Feci, posai il mento sulla sua spalla e mi limitai ad aspettare che finisca.
Mi guardò dallo specchio, poi prese un profondo respiro.
"E non mi hai detto nulla"
"Fidati che quella nottata me l'hai fatta passare proprio bene!" Sorrisi, ricordando di esser stato da lui e aver passato la serata con film random e popcorn.
"Oggi ti porto a cena e mi fai guidare a me." Rispose serio, poi prese l'asciugamano e si pulì bene il volto. Si girò a guardarmi. "Ti confisco le chiavi... Di nuovo!"
Mi avvicinai e gli diedi un dolce bacio senza che qualcuno di nostra conoscenza inizi a urlare e battere le mani in protesta. Avevo un fidanzato, un figlio e una figlia e la mia piccola... Cosa posso desiderare di più?
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Uscimmo pochi minuti dopo, il mio piano di chiuderlo in bagno e rifare la doccia non funzionò e quando diedi le chiavi della piccola a Castiel, quasi sentì il distacco di un padre quando capisce di dover lasciare libera la propria bambina, in modo che cresca.
Andammo in pizzeria e prese delle birre con due pizze, poi ci avviammo verso la periferia della città, fino ad un boschetto isolato e lontano dalle luci. Sugli alberi si potevano vedere gufi ed altri uccelli, mentre al terreno scoiattoli e altri animali più piccoli.
Accese la luce della macchina perché con quella oscurità non riuscivamo neanche a trovarci.
"Ecco la nostra serata soli soletti!" Sorrise, di quelli dolci e imbarazzati e io non potei che sciogliermi.
Prese gli scatoli della pizza e me li mise sulle gambe, in mia risposta mi girai, posando la schiena contro lo sportello e le gambe sulle sue, poi gli passai la sua e iniziammo a mangiare tranquillamente.
"Pensi che la smetteranno, di parlare?" Dissi guardando il buio fuori.
"Non so e comunque non voglio parlare di questo, non oggi!" Rispose, abbassando lo sguardo.
"Sai cosa ci vorrebbe? Una bella storia di fantasmi!"
Mi tirai su e lo guardai, poi spensi la luce e presi la torcia dal cruscotto, posandola sotto al mento ed accendendola. Lui scoppiò a ridere e continuò a mangiare, mentre io raccontavo la più assurda delle storie mai inventate.
Cosa non farei per vederlo sorridere...

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