Sweet home Alabama.

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Sweet home Alabama.


(Dean POV)
Il rumore di un ambulanza mi fece sobbalzare e mi ritrovati immobile su quello che sembrava un divano: non riuscivo ad aprire completamente gli occhi, le mani si muovevano a rilento, la testa mi scoppiava e avevo dolore su tutto il corpo, tanto da non riuscire a girarmi di lato. All'altezza dei fianchi avevo una fitta che pulsava, ma non cosi dolorante.
Con gran fatica riuscì a mettermi seduto e scostai la coperta bianca che avevo sopra, guardandomi intorno notai che quella non era casa mia e nonostante i vorticosi giri di testa notai il mio caro professore cucinare tranquillamente vicino ai fornelli, sembrava così preso che mi fece scappare un sorriso. Aveva tutti i capelli scompigliati e una felpa in cui c'è ne sarebbero stati due di lui dentro, si asciugava la fronte con il dorso della mano e subito dopo riprendeva a tagliare e friggere chissà che, all'odore di cibo il mio stomaco si chiuse dolorosamente.
Mi alzai e andai da lui abbracciandolo dalle spalle, stava friggendo delle patatine fritte e del bacon e dall'odorino sembravano squisite. Una sua mano si posò piano sulla mia e quasi sobbalzai a sentire le mie nocche bruciare.
"Buon giorno..." fece lui con una nota di tristezza "Come stai?"
"Benissimo adesso." sussurrai e posai la guancia sulla sua spalla. Anche lo zigomo faceva male ora. "Vado un attimo in bagno."
Annui con la testa e cercando di non pestare le zampette di Oscar, ci entrai. Quel gatto se ne stava sempre tra i piedi e io non smettevo di starnutire per colpa sua!
Non mi curai neanche di chiudere la porta, stonato che ero era già tanto che riuscissi ad andare in bagno decentemente, appena finito mi tolsi la maglia e cercai i danni sul mio corpo, ieri era stata davvero dura e bere non ha aiutato per niente: avevo delle occhiaie terribili e un livido accennato sullo zigomo destro, le mani erano graffiate e distrutte, mentre sul fianco avevo una macchia violacea che avrei dovuto curare con la pomata dell'altra volta. Dietro la schiena niente, solo un paio di cicatrici di vecchi pestaggi.
Mi lavai faccia e braccia dal fango, mi rivestì e quando arrivai in cucina, mi accomodati al tavolo dove pranzava Castiel, forse l'unica cosa positiva è di vederlo di primo mattino, con quella felpa goffa e i capelli scompigliati. Sembrava una visione di una coppia felice, peccato non sia così.
"Dean..." sussurrò lui, smettendo di mangiare e guardandomi con quegli occhi da cane bastonato. La mano si posò sulla mia e strinse il palmo quel poco per farmi sentire fortunato ad averlo avuto quella notte. "Mi spieghi cosa è successo ieri?"
"Te lo spiegò questa sera, ora non voglio proprio pensare a nulla." dissi e ricambiai la stretta per quanto questo possa far male. Lo vidi sorridere dolcemente, era preoccupato e mi faceva male che potesse star così per colpa mia, mi faceva sentire più inutile di quel che ero e non capivo perchè a guardarlo mi veniva sempre voglia di abbracciarlo e farlo sentire al sicuro, come se fossi il suo angelo custode. La realtà era che lui era il mio angelo, c'era sempre quando ne avevo bisogno.
"Credo che abbia chiamato tuo zio Bobby." disse riprendendo a mangiare e mi unì a lui azzannando una patatina fritta. "Era preoccupato siccome era mezzogiorno, dal suo tono sembrava parecchio impaurito... Gli ho detto che eri da me e che dormivi perché avevi preso una bella sbronza." spiegò ed io annuì.
Presi il cellulare e mi ritrovai 3 chiamate perse dello zio, questa volta mi punta il fucile dritto in faccia, un paio di messaggi di Lisa che ignorati senza neanche leggere e alcuni di Jody, cliccai:
-Tanto lo so che la scusa della sbronza è solo per stare con la tua amichetta <3
-Ti aspettiamo svegli. Dove sei?
Sospirai e passai una mano sul volto stanco, poi mi fiondo sul cibo e feci i complimenti al mio cuoco che alzò lo sguardo e mi spinse dicendo che tutte quelle smancerie erano solo per portarmelo a letto. E invece no, mio caro professore di letteratura, dopo sta notte ho capito fin troppe cose e avrei davvero bisogno di dirtele, se non fosse per il carattere che ho.
"Perchè mi stai fissando?" disse scompigliandomi i capelli e andando a portare il piatto vuoto il cucina.
"Non mi hai neanche dato un bacio di buon giorno. Sei crudele!" sbottai con un sorriso e portai anche il mio nel lavabo. Prima che potesse scappare, lo presi per i fianchi e lui posò le braccia sulle mie spalle.
"L'ultima volta che ti ho baciato in cucina è successo un gran casino, lo sai!" sussurrò sulle mie labbra che tentavano le sue, ma senza perdere quel minimo di orgoglio. Era lui a dover baciare me.
Con la punta delle dita alzai il pigiama e sorrisi a notare che quel gesto gli provocava la pelle d'oca, continuai a farlo sulla schiena e questa volta deglutì sfoggiando quel suo sorriso perfetto. Bingo!
Dolce vendetta, adesso sapevo il suo punto debole, siccome lui ogni volta che mi parlava nelle orecchie mi toglieva anni di vita!
"Appunto!"
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Finalmente ero a casa da solo, non sopportavo più la vista di tutti che mi fissavano per le ferite o mi chiedevano cosa avessi fatto la notte precedente, che poi neanche lo ricordavo: Castiel, litigata, lavoro e vuoto. So solo di essermi svegliato da lui.
Ora però ero sotto casa di Castiel, come da quando l'ho conosciuto d'altronde, gli avevo chiesto di vestirsi che l'avrei portato in un posto, ma a quanto pare era peggio di una donna! Stavo aspettando qui da 20 minuti ed ora mi ero messo a cantare Eye Of The Tiger con lo stereo al massimo, tanto per accentuare che ero qui!
Entrò in macchina imbacuccato neanche stesse andando in Polonia, alla mia risata lui mi guardò stranito, poi misi a moto e senza neanche accennare alla meta, 20 minuti dopo parcheggiai poco distante dall'officina. Appena fummo abbastanza lontani dalla strada e le macchine ci davano copertura, feci scivolare la mano a stringere le sue dita calde e dopo poco cacciai le chiavi di casa.
"Aspetta... Questa è casa tua?" disse nervoso facendo qualche passò indietro tra la neve.
"Si e l'officina lì in fondo è il mio futuro lavoro, il furgoncino di zio è quello blu al alto e la bici di Sammy sarà di nuovo in garage!" dissi come se nulla fosse. Inserì la chiave nella porta, ma appena aprì mi prese il polso.
"Sam. Lui viene a scuola con te Dean, se ci vedesse-"
"Sono solo a casa, idiota!"
Feci scivolare la mano sul suo polso e lo tirai dentro, il caldo di quella casa era il paradiso e una volta constatato che non ci fosse nessuno Castiel si rilassò. Mi tolsi il giubbotto e lo misi sull'appendi abiti affianco alla porta.
"Fai come se fossi a casa tua e sentiti onorata Giulietta, non ho portato mai nessuno nella mia reggia!" dissi con fare regale. Lo vidi togliersi la sciarpa e il cappellino e posarli su una sedia, sorrise guardandosi intorno e osservando in giro. "Vieni, ti mostro camera mia."
Lo guidai su per le scale e indicai prima camera di Sam, poi quella affianco, la mia. Entrai tranquillamente e tolsi le scarpe buttandolo sotto al letto.
"Qui è dove ti penso..." sussurrai e portai le sue braccia a fasciarmi la vita, sentivo il suo respiro rilassato contro la mia schiena e la guancia sfiorarmi il collo. Forse sorrideva. "Cioè occasionalmente ti pensò anche quando sono in bagno, ma quello è un discorso che abbiamo già affrontato questa mattina!" ridacchiai e lo fece anche lui.
"Anche io suono la chitarra" disse dondolandomi tra le sue braccia. Si spostò, la prese e tolse le scarpe nello stesso mio modo, poi mi spinse e io lo abbracciati dalle spalle. Le sue dita iniziarono a strimpellare qualcosa. "È un pò scordata" disse.
Lo strinsi più a me e mi godetti la scena di lui che suonava e canticchiava Sweet Home Alabama. Se fossi morto, questo sarebbe stato paradiso e inferno: paradiso perchè il mio uomo stava cantando la mia canzone preferita e inferno perchè da morto non posso certo sentirlo vicino come ora.
Mi arrivò un messaggio da Benny: "23.30, vecchia fabbrica in periferia"
Posai di nuovo il viso sulla sua spalla e un attimo dopo mi venne un colpo a sentire la porta aprirsi. Io e Cas ci girammo di colpo impietriti al pensiero che fosse Sammy.
"Dean, ho dimenticato una-Oh... Ehm... Ciao?" fece imbarazzata con la mano. "Ecco, ho dimenticato il telefono e siamo tornati a prenderlo... Ehm... Ci vediamo domani. Buona serata"
Chiuse la porta e la sentimmo urlare "lo sapevo" saltellando, ci mettemmo a ridere, ma Cas tornò serio un minuto dopo.
"Non è che..." provò a dire.
"No, Jody è un brava persona..." dissi sorridendo e stampando un bacio alla sua spalla "Sta sera ti va di conoscere mia figlia?"  

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